Meda

Caro bollette, fruttivendolo costretto a chiudere: «Stiamo morendo tutti»

L’amaro sfogo di Alessio Micieli, che gestiva un’attività in piazza Cavour: "Lo Stato ci ha abbandonato".

Caro bollette, fruttivendolo costretto a chiudere: «Stiamo morendo tutti»
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«Tra caro bollette e aumento dei costi delle materie prime, a malincuore ho deciso di chiudere. La situazione è diventata davvero insostenibile e non posso andare avanti così. Ringrazio i clienti che in questi anni hanno manifestato la loro vicinanza a un piccolo negozio mangiato dallo Stato italiano».

Caro bollette, fruttivendolo costretto a chiudere: «Stiamo morendo tutti»

E’ un misto di rabbia, delusione e amarezza lo sfogo di Alessio Micieli, 51enne residente a Meda che dall’aprile 2019 gestiva il negozio di frutta e verdura «Gli orti di Cavour» nell’omonima piazza. A distanza di tre anni esatti, soffocato da bollette, F24, affitto, costi esorbitanti delle materie prime, dal primo aprile ha cessato per sempre l’attività che aveva intrapreso con tanto entusiasmo.

In questi anni il suo negozio nella storica piazza Cavour ha rappresentato un punto di riferimento specialmente per gli anziani e per coloro che non avevano la possibilità di spostarsi. Ma anche per chi voleva essere certo di acquistare prodotti di primissima qualità, preferendoli a quelli in vendita al supermercato. «Offrivo anche il servizio di consegna a domicilio, molto apprezzato soprattutto durante il periodo del Covid - precisa Micieli - Mi spiace immensamente abbandonare la mia clientela affezionata, ma non ho potuto fare altrimenti. Oggi (giovedì scorso, ndr) sono andato alla Confcommercio di Seveso a chiudere la partita Iva. Non c’erano alternative».

Difficoltà insormontabili

Se durante il periodo del lockdown e nel pieno dell’emergenza sanitaria qualche problema c’era stato, è a partire da quest’anno che le difficoltà sono diventate insormontabili. «A gennaio ho cominciato ad avvertire aria di crisi, speravo fosse solo un momento e invece purtroppo c’è stato un peggioramento. Mi sono ritrovato in un tunnel senza via d’uscita», spiega Micieli, che fornisce dati concreti per inquadrare la situazione: «Se per le bollette prima pagavo 320 euro ogni due mesi, ora ne devo pagare 600. Un vero e proprio salasso. E il costo di frutta e verdura, che provengono dal Sud, è aumentato notevolmente: ad esempio per le fragole e i fagiolini sono arrivato a pagare 5,5 euro al chilo, per le melanzane 4,4. Se avessi voluto salvare la mia attività avrei dovuto aumentare il prezzo di vendita almeno del 40 per cento, ma non mi sembrava corretto nei confronti dei clienti, perché sono consapevole che anche le famiglie sono in difficoltà economica e alle prese coi rincari e comprendo benissimo che con dieci euro preferiscono acquistare carne, pane o pasta piuttosto che le mele».

Bollette e affitto

A ciò si aggiunge il rincaro delle bollette e il costo dell’affitto: «Se per tirare avanti devo arrivare a metterci soldi di tasca mia preferisco rinunciare». A convincerlo a prendere la decisione definitiva è stata una frase del figlio: «Mi ha detto che avevo perso il sorriso. E ho pensato che se devo ammalarmi per il lavoro è meglio chiudere. Mi rimboccherò le maniche e troverò un altro impiego. Alcuni dei miei clienti si sono già attivati per aiutarmi».

Profonda la delusione nei confronti dello Stato: «Non ha fatto nulla per sostenerci, nonostante la situazione di difficoltà i modelli F24 sono continuati ad arrivare e i piccoli negozi come il mio stanno morendo. Ho saputo che nel giro di una settimana tra Meda, Lentate e Barlassina sono state una dozzina le attività che hanno abbassato le saracinesche perché strozzate da questi aumenti. E alcune vorrebbero chiudere ma sono in difficoltà perché magari hanno investito dei soldi nella ristrutturazione del negozio, hanno acceso un mutuo, hanno un debito con la banca».

"Ho sperato fino all'ultimo"

La voce si rattrista quando spiega che «in questi giorni ho venduto tutto, il registratore di cassa, la bilancia, la cella frigorifera che avevo da poco acquistato. Ho sperato fino all’ultimo di poter tirare avanti perché ero innamorato del mio lavoro, ma queste condizioni non sono sostenibili».

Conclude ribadendo il suo risentimento nei confronti dello Stato: «Ci ha abbandonato a noi stessi, mi vergogno di essere un cittadino italiano. Ora il Governo è preoccupato di gestire l’emergenza guerra in Ucraina e l’accoglienza dei profughi. Non dico che non debba farlo, ma non si rende conto che c’è un’altra guerra in atto, che forse fa meno clamore perché è silenziosa, ma le cui conseguenze saranno comunque disastrose: a morire sono i piccoli commercianti».

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