Il caso

Case sfitte ai richiedenti asilo, il caso brianzolo fa discutere

L'iniziativa della Prefettura è volta al potenziamento della rete di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti asilo. Sembrava ci fosse un'apertura da parte dell'assessore regionale alla Casa che poi ha chiarito "Con Il Prefetto deve esserci stato un fraintendimento"

Case sfitte ai richiedenti asilo, il caso brianzolo fa discutere
Pubblicato:

Ha suscitato una fitta polemica il caso degli alloggi popolari e della possibilità che possano essere destinati ai richiedenti asilo sul territorio di Monza e Brianza. Alla base, come emerso nelle ultime ore, sembra esserci stato un fraintendimento tra Prefettura e Regione Lombardia.

Case sfitte ai richiedenti asilo, il caso brianzolo fa discutere

In sostanza i sindaci brianzoli hanno ricevuto nelle ultime ore una richiesta da parte della Prefettura di Monza a segnalare a Regione Lombardia la disponibilità a svincolare gli alloggi SAP (servizio abitativo pubblico), ovvero le case popolari, per ospitare cittadini stranieri richiedenti asilo. Lo conferma in queste ore anche il sindaco di Lazzate Andrea Monti:

Case sfitte ai richiedenti asilo, il caso brianzolo fa discutere

Una comunicazione che ha scatenato un polverone di polemiche politiche, sia a livello locale che a livello regionale.

Già perché sulla lettera del Prefetto, che fa seguito ad una prima richiesta inviata sempre dalla Prefettura in data 26 giugno dove si chiede ai sindaci l'eventuale disponibilità di alloggi SAP, si legge che:

"Regione Lombardia, appositamente interessata da questa Prefettura, nel confermare l'esistenza su questo territorio provinciale di numerosi alloggi SAP non occupati - e non bisognosi di interventi manutentivi - ha dato la propria disponibilità ad attivare una procedura di svincolo generalizzata a condizione che i singoli comuni interessati ufficializzino al predetto Ente la propria volontà di procedere in tal senso".

La nota della Regione

Sulla questione è intervenuta questa mattina, giovedì 6 luglio, la stessa Regione Lombardia attraverso una nota ufficiale:

“La posizione della Regione Lombardia riguardo la possibilità di assegnare, seppur temporaneamente, alloggi Aler per l’accoglienza di richiedenti asilo, è stata illustrata con chiarezza dal presidente Attilio Fontana il 12 maggio scorso in Prefettura a Milano, nel corso dell’incontro sul tema con il Commissario delegato per la gestione dell'accoglienza dei migranti, Valerio Valenti, e i 12 Prefetti lombardi”.

“Tale posizione, negativa, non offre alcuno spazio di negoziare con singole Prefetture la disponibilità di case popolari che devono rapidamente essere messe a disposizione degli aventi diritto nelle graduatorie Aler”.

L'Assessore alla Casa, Paolo Franco "Con il Prefetto deve esserci stato un fraintendimento"

Oltre alla nota della Presidenza regionale in queste ore si è aggiunta anche quella dell'assessore regionale alla Casa e Housing sociale, Paolo Franco. L'assessorato ai primi di luglio ha confermato "la disponibilità a verificare le possibili soluzioni per valutare un ipotetico ampliamento della rete di accoglienza".

Franco spiega che deve esserci stato un fraintendimento:

"Con il Prefetto di Monza deve esserci stato un fraintendimento, nonostante la lettera di spiegazioni che le avevo inviato proprio sul tema delle case Aler ai migranti. Può capitare, ma ho comunque provveduto a mandare stamani una nuova comunicazione ai Prefetti lombardi sulla chiara posizione di Regione Lombardia in merito a questo tema" - ha spiegato Paolo Franco che ha aggiunto:

Alla dottoressa Palmisani l'Assessorato aveva scritto che (cit.) avrebbe dato "la disponibilità di questo Assessorato di verificare le possibili soluzioni per valutare un ipotetico ampliamento della rete di accoglienza, in coerenza con le finalità della legge regionale n. 16/2016, come da Lei richiesto".

"Questo chiaramente non comporta nessun esperimento pilota, come è stato detto, e nessuna accettazione del progetto. Mi sembra una indicazione molto chiara, in forma di cortesia istituzionale, che non può essere fraintesa. Oltretutto arriva dopo una serie di incontri con i Prefetti, durante i quali siamo stati molto decisi", spiega Franco. "Visto però che qualcuno non ha capito il senso di quanto detto - continua -, mi sono premurato stamani di inviare a tutti i Prefetti una nota in proposito".

La nota ai Prefetti

Nella nota si legge che:

'A tal riguardo, con la ferma volontà sia di prevenire ogni tipo di fraintendimento sia di evitare qualsiasi possibile strumentalizzazione, tengo a ribadire - con fermezza - la posizione di Regione Lombardia e dell'Assessorato che mi onoro di rappresentare. [...] Come ho avuto modo di ben specificare in Vostra presenza, ribadisco che, per entrambi i casi, occorre sempre tenere conto non solo della sostenibilità economica, ma anche, e soprattutto, della sostenibilità sociale degli interventi, valutato altresì il contesto abitativo spesso problematico in cui si inseriscono. Da ciò, in particolare, derivano le difficoltà manifestate da Regione ad attuare progetti di accoglienza, seppur diffusa. Infatti, nonostante si sia ben consapevoli della straordinarietà della situazione attuale, l'utilizzo di alloggi sfitti per il potenziamento della rete CAS di prima accoglienza non risulta essere compatibile con i citati processi di valorizzazione previsti dalla normativa regionale vigente e non ne permette la realizzazione'.

L'incontro del 12 maggio scorso

"Insieme al presidente Fontana e al collega Paolo Franco - ha aggiunto Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza - il 12 maggio abbiamo incontrato i Prefetti di tutte le province lombarde discutendo, alla presenza del Commissario all'emergenza migranti, Valerio Valenti, anche della situazione che riguarda i profughi e ribadendo che, nella legge regionale n.16/2016, non c'è spazio per un'accoglienza emergenziale dei richiedenti asilo nelle case Aler. Come Regione la nostra priorità è dare riscontro alle famiglie lombarde in attesa di un alloggio popolare".

Le polemiche e i commenti

Dunque mentre in mattinata sono arrivati i primi chiarimenti da parte della Regione, nelle ore precedenti le polemiche si sono fatte sentire anche a livello locale:

Per il sindaco di Lazzate Andrea Monti la possibilità di dare gli alloggi popolari sfitti ai richiedenti asilo è una

"Scelta assolutamente sbagliata, iniqua, ingiusta e socialmente pericolosa. Gli alloggi popolari vanno occupati rispettando le graduatorie e dai cittadini che da anni aspettano una soluzione abitativa. Ci sforziamo da tempo nel convincere tutti che solo il rispetto scrupoloso delle procedure, evitando occupazioni sommarie, sia la strada per avere diritto alla casa. Comprendo le difficoltà della situazione, l'emergenza e la necessità di trovare soluzioni a un problema mal governato da anni, ma questa non è una soluzione. Io non dirò mai a un mio concittadino in graduatoria da anni che il suo alloggio è stato requisito per altri fini, da persone giunte qui ieri con presunti diritti di asilo ancora tutti da dimostrare. Quindi, la mia risposta è NO!"

“I dati sono chiari e purtroppo fanno riflettere - il commento invece di Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Consiglio regionale in Lombardia - ci sono migliaia di richieste di alloggio popolare. Anche per questo non è giusto dare priorità a chi ha appena messo piede nel nostro Paese, a discapito oltretutto di chi, in modo corretto e legittimo, è in graduatoria e da anni attende di poter entrare in una casa. Il nostro dovere come Regione Lombardia è di trovare una soluzione rapida per queste persone, non per altri”.

Cecchetti "Ci sono cittadini che attendono un alloggio popolare da anni"

Anche l'onorevole Fabrizio Cecchetti, segretario d’Aula alla Camera dei Deputati e coordinatore regionale lombardo della Lega Salvini Premier, ha espresso la sua contrarietà in merito:

Nessuna casa sfitta agli immigrati richiedenti asilo, cittadini stranieri appena arrivati in Italia, attraverso percorsi illegali, che non hanno alcun requisito per avere un alloggio popolare.

Nelle grandi città della Lombardia c’è un’emergenza abitativa datata  (emergenza peraltro mai affrontata dai sindaci del PD), per cui se ci sono alloggi disponibili quelli devono andare ai cittadini italiani bisognosi in base alle apposite graduatorie, punto.

Ci sono cittadini italiani, famiglie italiane, che attendono un alloggio popolare da anni, a volte anche da decenni e non possono essere scavalcati dagli ultimi arrivati qui, peraltro stranieri al momento irregolari".

Seguici sui nostri canali
Necrologie