Caso mazzette: confermata la chiamata in causa del Comune
Nell'udienza di questa mattina, lunedì, è stata respinta la richiesta degli avvocati dell'ente pubblico; si torna in aula a marzo

Rinvio al 10 marzo per gli imputati che hanno scelto di avvalersi del rito abbreviato o di patteggiare per lo scandalo corruzione al Comune di Usmate Velate, la cui chiamata in causa è stata confermata dal gup.
Caso mazzette: confermata la chiamata in causa del Comune
All’udienza di oggi, lunedì 24 febbraio, hanno invece discusso l’udienza preliminare Francesco Magnano, nei cui confronti il Riesame ha dissequestrato lo studio dopo il rinvio della Cassazione, Alberto Riva, il costruttore coinvolto nel blocco del cantiere "Verde Manara", e gli altri imprenditori Luigi Roncalli e Roberto Crestale (quest’ultimo non era stato raggiunto da alcuna misura cautelare). Una vicenda giudiziaria che vede il comune di Usmate Velate, coinvolto ora nella doppia veste: da una parte sarà parte civile contro Antonio Colombo, l’ex funzionario dell’Urbanistica al centro del processo; dall’altra è stata confermata la chiamata in causa come responsabile civile da parte dei promissari acquirenti del cantiere avviato dal costruttore di Imbersago Riva, e finito sotto sequestro. L’avvocato dell’ente pubblico ha posto un’eccezione per chiedere l' esclusione dalla responsabilità civile, ma l'istanza è stata respinta dal gup Silvia Pansini.
Decisive le "idi di marzo"
Il procedimento si appresta ad entrare nel vivo: a calendario ci sono infatti altre tre udienze, previste il 10, il 14 e il 24 marzo, quando il gup potrebbe pronunciare le sentenze e gli eventuali rinvii a giudizio. Le "idi di marzo", dunque, potrebbero rivelarsi decisive per l’esito del processo e di tutte le parti chiamate in causa a vario titolo. In carcere a fine aprile scorso per l’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip monzese Angela Colella erano finiti il funzionario comunale Colombo e gli imprenditori Galdino Magni e Alberto Riva, mentre agli arresti domiciliari erano andati Magnano, gli altri imprenditori Antonella Cantù, Donato Magni e Roncalli e pure Annabella e Giovanni Beretta, rispettivamente compagna e cognato di Colombo. I due fratelli Beretta hanno chiesto il patteggiamento, che potrà perfezionarsi solo se effettivamente verseranno il risarcimento stabilito. Colombo, Magni e Cantù invece verranno giudicati con l’abbreviato, che concede lo sconto di un terzo della pena. Oggi sono tutti a piede libero.
Funzione amministrativa "svenduta"
Colombo, dopo gli arresti, aveva cercato di giustificarsi dicendo che faceva il doppio lavoro, e che operava come mediatore fra privati. Secondo le indagini coordinate dal pm Carlo Cinque, invece, Colombo "svendeva" la propria funzione amministrativa in un «rapporto di do ut des coi privati corruttori», modificando la destinazione d’uso di terreni da agricoli a edificabili, per esempio, e intascando 200mila euro in un paio d’anni. Una di queste vicende riguarda un progetto di costruzione di un centro commerciale al quale era interessato anche il geometra Magnano, ex uomo di fiducia di Berlusconi, e per il quale c’era bisogno di una modifica a una delibera di Giunta. I 40mila euro di "provvigione" (la cifra "forfettaria", come dichiarato dallo stesso Magnano) sarebbero stati in parte versati dallo Studio Magnano & partners srl a favore di Colombo. Si torna davanti al gup a marzo.