Caso Vefer-Comune, l'azienda replica al sindaco
L'azienda, dopo il ribaltamento della sentenza del Consiglio di Stato, non ci sta

Sul Caso Vefer-Comune a Lissone ora è la storica azienda a rispondere per le rime al sindaco.
Caso Vefer-Comune, le parole della società
«Stiamo valutando eventuali ulteriori azioni legali. C’è ben poco da esultare». Questo il commento dei vertici della società Vefer (di proprietà della famiglia dell’assessore Carolina Minotti) dopo la decisione del Consiglio di Stato di ribaltare la sentenza del Tar Lombardia che - condannando in primo grado il Comune - prevedeva per l’azienda un risarcimento da oltre 21 milioni di euro.
La società Sofim Spa, la cui proprietà è la medesima dell’azienda Vefer, è proprietaria dal 1999 del terreno posto all’angolo tra le vie Santa Margherita e Toti, acquistato per consentire la costruzione di un capannone per lo sviluppo del sito produttivo principale. Nel 2004 l’Amministrazione ha richiesto alla società di non procedere alla realizzazione del fabbricato di oltre 16mila metri quadri in quanto intenzionata a trasformare l’area in residenziale.
Ha evidenziato l'azienda con una nota diffusa dopo una conferenza stampa indetta dal primo cittadino la scorsa settimana.
La ricostruzione dell'accaduto
Successivamente sull’area, sempre nel 2004, era stata stipulata una convenzione tra azienda e Municipio che avrebbe previsto la realizzazione di una serie di palazzi e residenze.
“Solo” dopo nove anni, a causa di lungaggini burocratiche, è stato possibile addivenire all’adozione del piano attuativo residenziale che è stato prontamente bloccato dal Comune che ha inserito tutte le aree in ambiti agricoli strategici. Nel 2014 le due aziende proponevano ricorso avanti al Tar Lombardia ottenendo la condanna del Comune al risarcimento derivante dall’inadempimento della convenzione del 2004.
In primo grado la società aveva vinto e pretendeva un risarcimento di circa 21 milioni di euro. Il Consiglio di Stato, rispondendo all’Appello promosso dall’Amministrazione, aveva ribaltato la decisione dei giudici amministrativi.
Sentenza ribaltata dal Consiglio di Stato
Una decisione che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo al sindaco Laura Borella nella cui Giunta, tra l’altro, siede proprio l’assessore Minotti la cui famiglia è proprietaria della storica azienda.
Non condividendo le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato, precisiamo che il giudizio risarcitorio proposto era tutt’altro che infondato e che quindi, del tutto legittimamente, era stato avviato un giudizio avanti al giudice amministrativo per la condanna del Comune. Tutte le iniziative assunte sono state proposte senza voler creare alcun pregiudizio alla cittadinanza lissonese, ma solo nel rispetto delle prerogative di difesa dei diritti ed interessi previsto dalla Costituzione. In attesa di consultarsi con i propri legali per valutare eventuali ulteriori azioni giudiziarie resta ancora aperta la partita relativa alla restituzione di 27.500 euro versati dalla società quale valore delle aree a standard, di circa 11mila metri quadri, cedute gratuitamente al Comune in attuazione della convenzione e mai restituita. Pensiamo che vicende come queste rappresentino una sconfitta per il territorio sia a livello economico che occupazionale; c’è ben poco da esultare. Siamo comunque felici di apprendere che dopo questa sentenza l’Amministrazione inizierà a lavorare più serenamente nell’interesse dei propri cittadini e, speriamo, anche delle sue aziende del territorio
Hanno proseguito i vertici della società. Insomma, una vicenda che sembra non aver fine.
La controreplica del sindaco Borella
Il primo cittadino, però, ha prontamente replicato, ritenendosi soddisfatta dell'esito della vicenda giudiziaria.
Ci tengo a precisare che nessuno ha mai tacciato Vefer di speculazione edilizia. La scelta di trasformare un terreno da edificabile ad agricolo è una decisione ereditata da questa Amministrazione e risale alla precedente Giunta Monguzzi. Ci siamo trovati a gestire un contenzioso già in atto: a fronte di una richiesta risarcitoria milionaria abbiamo deciso di tutelare l’interesse dell’Ente, coltivando l’azione giudiziaria affinché la sentenza di condanna del 2021 fosse ribaltata in appello. E così è stato. Nessuno nega che Vefer potesse far valere legittimamente i propri interessi avviando una vertenza, ma doveroso (e altrettanto legittimo) era per il Comune resistere in giudizio, di fronte a una richiesta risarcitoria pari a 21 milioni di euro, una cifra che avrebbe potuto condurre l’ente al dissesto finanziario.
Ora bisognerà attendere e vedere se ci saranno ulteriori colpi di scena.
LEGGI L'EDIZIONE DIGITALE DEL GIORNALE DI MONZA