Mobilitazione

Centro sociale a tutto gas, la proprietà sollecita lo sgombero

Il recupero dell'area di via Timavo rallentato dall'occupazione abusiva

Centro sociale a tutto gas, la proprietà sollecita lo sgombero
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Mentre il Boccaccio è in piena attività nello stabile occupato di via Timavo a Monza, i legittimi proprietari dell'area dismessa sono impossibilitati a proseguire le opere propedeutiche alla definizione del piano attuativo per riqualificare l’ex deposito dei bus.

Il paradosso

«In altre parole non ci fanno entrare perché l’area è sorvegliata dal Foa».
Per questo l’architetto Michela Locati che segue la proprietà non ha fatto mistero di essere pronta a fare avere un nuovo sollecito alla Prefettura perché «si arrivi presto alla sgombero».
Questione di settimane o di mesi perché le Forze dell’ordine mandino via il Centro sociale come prima dell’estate accadde per l’area di via Rosmini occupata in precedenza?
Al momento nessuno sa quanto ci potrà volere.

Rumore e attività

Intanto proseguono le chiamate dei residenti disperati alle Forze dell’ordine che anche l’altro sabato e domenica hanno lamentato il propagarsi di musica molto alta fino a tardi per via dei concerti organizzati al civico 12. Del resto il Foa Boccaccio non fa mistero delle sue attività. In un volantino distribuito nei giorni scorsi, gli occupanti hanno addirittura rilanciato dichiarandosi pronti a «immaginare come ridisegnare gli spazi e la destinazione d’uso di un’area dismessa da tantissimo tempo». «Tutti i giorni lo spazio è stato vissuto e sono state organizzate le prime piccole iniziative pubbliche», scrivono ancora quelli del Foa in un volantino e avvertono di come «via Timavo 12 si riempirà di contenuti e linguaggi diversi».

Sollecitato lo sgombero

E mentre loro si organizzano, anche la proprietà cerca di far valere il suo diritto a rientrare in possesso dell’area. «Abbiamo continuato a sollecitare attraverso la Questura l’intervento. Lo sgombero va fatto con tramite della Prefettura e adesso li interesseremo - ha spiegato Locati - Non vorremmo dover chiamare la Polizia per poter entrare nell’area per le necessarie operazioni sui terreni che ci consentano di non restare fermi con il progetto, ma penso ci toccherà». Ma ora l’azienda proprietaria, che ha già presentato denuncia per l’occupazione abusiva, non può accedere coi sopralluoghi necessari. «La luce la avevamo fatta togliere, ma ora la hanno di nuovo quindi devono aver risolto attaccandosi da qualche parte, l’acqua è a spese nostre ma l’abbiamo lasciata perché ci sembrava doveroso per la situazione igienico sanitaria, ma speriamo che la situazione non si protragga troppo», ha chiosato Locati.

Il progetto di recupero

C’è, infatti, un progetto già presentato all’assessore Martina Sassoli sull’area ex Scam di via Timavo ora occupata. Spazi residenziali, un asilo nido e una vasca ipogeo per contenere l’esondazione del Lambro in una zona soggetta agli allagamenti. Sorgerà questo dove fino a poco meno di una decina di anni c'era un deposito di autobus, un deposito di carta e, ancor prima, un deposito di legname.

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