Cinquanta immigrati in via Moneta, il sindaco: «Residenti disperati...»
E' stato il sindaco Emanuele Pozzoli a offrire una fotografia cruda di quanto succede

Che la situazione in via Moneta a Besana in Brianza fosse complessa è noto da tempo. Sin dal 2015, anno in cui è stato allestito un Cas (Centro di accoglienza straordinaria) nel complesso condominiale prospiciente lo scalo ferroviario del capoluogo: sette appartamenti nei quali trovano casa stranieri richiedenti protezione internazionale. Ma il quadro dipinto dal sindaco Emanuele Pozzoli giovedì sera in Aula è drammatico perché racconta, anche con toni a tratti crudi, di rapporti ormai irrimediabilmente compromessi tra residenti - «quelli che resistono e non sono già “scappati”» - e ospiti. Questi ultimi arrivati oggi a quota cinquantadue. Tutti uomini, tutti giovani (nei prossimi giorni è attesa invece una famiglia) che cambiano ciclicamente.
Residenti dal Prefetto
«Al nostro insediamento il numero era calato da cinquantuno a ventisette. Con la ripresa degli sbarchi, è tornato ad aumentare», ha riferito Pozzoli, chiamato giovedì dalla minoranza a rispondere sulla conferma, per il terzo anno consecutivo, della tariffa Tari maggiorata alle attività che si occupano in città di ospitalità e assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo politico; in particolare è previsto il raddoppio della parte variabile della tassa sui rifiuti. Uno scotto per le ripetute violazioni delle regole sul conferimento della spazzatura, «unico caso tra la quindicina di Comuni a noi vicini», ha denunciato la dem Giovanna Tettamanzi, figlio di «posizioni politiche e pregiudizi ideologici».
Leva necessaria invece per il sindaco.
«Non più tardi di un mese fa ho accompagnato alcune delle persone che abitano in via Moneta in Prefettura - ha detto accaldandosi - Davanti al dirigente dell’Area Quinta e al vice prefetto si sono messi a piangere raccontando di una vita divenuta per loro impossibile. Invece di puntare il dito additandoci come razzisti, chiedetevi quali diritti hanno per voi questi besanesi».
Un’immagine per capire, quella delle scale condominiali «coperte di sangue dopo un accoltellamento tra giovani immigrati».
"Parole e realtà troppo lontane..."
«Riconosco la disponibilità della Prefettura - ha sottolineato il primo cittadino - e altrettanto l’opposto atteggiamento della cooperativa che gestisce gli appartamenti».
Senza fare di tutta l’erba un fascio e ammettendo quindi l’operosità di chi non ha passaporto italiano, non di rado sfruttato come «schiavo», Pozzoli è andato dritto.
«Educazione, confronto, accoglienza sono concetti stupendi ma ricordano gli insegnamenti impartiti a mia figlia all’asilo. Quando crescerà si renderà conto che la vita è anche fatica. Purtroppo c’è troppa distorsione tra parole e realtà...».
Uno sfogo che non ha convinto l’opposizione. Sebbene partecipe delle difficoltà dei residenti di via Moneta, «non si possono punire comportamenti con una tariffa - ha ribattuto Tettamanzi, mettendo in dubbio anche la liceità del “sovrapprezzo” - Bisogna controllare, procedere con un confronto di tipo educativo e poi eventualmente comminare una multa». Il tema dell’immigrazione, ha concluso, «è complesso, richiede quindi lo studio di modalità di accoglienza».