L'impresa dell'alpinista giussanese

Conquistato di nuovo il «muro della morte»

Il giussanese Giorgio Confalonieri è tornato sulla leggendaria parete nord dell’Eiger.

Conquistato di nuovo il «muro della morte»
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Ancora una volta la parete nord dell'Eiger. Ancora una volta Giorgio Confalonieri firma la ripetizione della via «Il Canto del Cigno» sulla leggendaria parete delle Alpi Bernesi. Mille metri verticali, estremi, che raggiungono il 7b/8+ grado di difficoltà su roccia.

Conquistato di nuovo il «muro della morte»

Splendida prestazione dell'alpinista giussanese, accompagnato dal compagno di cordata Alberto Marazzi, di Rovellasca.
«Una parete imponente, repulsiva, estremamente difficile, ma che esercita un fascino che attrae inesorabilmente ogni alpinista rimanendo un sogno proibito per molti», racconta il 58enne giussanese.

Eiger Nordwand, un nome una leggenda, con una storia di tragedie intrise di eroismo, dove uomini hanno cercato la gloria, alcuni alla ricerca di se stessi, altri cercando il tempo perduto perdendo il poco tempo rimasto. Non possono bastare capacità atletiche e presenza fisica per affrontare questa parete, la disciplina mentale, la determinazione sono il collante necessario per un passaggio sicuro su questa parete.

Le difficoltà sono obbligate, proteggersi da una caduta che potrebbe avere gravi conseguenze sono limitate dalla compattezza della roccia. Un mondo di 1.800 metri di roccia in frantumi ritmato da placche di calcare compatto e verticale. Ai suoi piedi la dimensione di un uomo si fa piccola.

La scalata

Partiti da Como nella serata di lunedì 1 agosto per raggiungere Grindenwald il paese alle pendici dell'Eiger, il giorno successivo la funivia li ha portati alla stazione Eigergletscher a quota di 2.320 di altitudine. Da qui sono discesi costeggiando la parete fino a raggiungere il punto di attacco del «Canto del Cigno». «Qui è iniziato il nostro lungo viaggio di scalata che dopo 7 ore ci ha fatto raggiungere il bivacco, piccola rientranza nella parete riparata dalle possibili intemperie che ci ha permesso di recuperare la fatica e preparare la cena», ha detto Confalonieri. Il giorno dopo i due alpinisti erano pronti per il tratto più impegnativo della parete. «Siamo partiti intorno alle 8. La temperatura era perfetta, umidità molto bassa, un mix perfetto per le difficoltà da affrontare – ha ribadito Confalonieri - Grande tensione emotiva, diverse lunghezze estremamente difficili e pericolose, la caduta non priva di conseguenze gravi ha messo entrambi sotto pressione».

Intorno alle 18 i due alpinisti sono usciti dall'immenso muro che hanno affrontato.
«La gioia di aver raggiunto un buon risultato, di aver condiviso con Alberto, amico, solido e splendido compagno di scalata, tutte le difficoltà incontrate, le tensioni, le infinite sfumature di una natura indomita, a volte ostile. Ogni volta che incontro questa natura, non posso fare a meno di associarla ad un riferimento legato al mondo dell'arte, unico strumento che riesce a delineare la "vastità" del mio incontro - racconta - "Il viandante sul mare di nebbia" di Friedrich, accompagnato dalle sue parole: “devo arrendermi a ciò che non ricordo, devo fondermi con le mie nuvole con le mie rocce per essere solo me stesso”».

Il tempo per riprendersi dall'emozione della salita e i due alpinisti hanno incominciato la discesa verso la stazione della funivia.
Non è la prima volta che il giussanese affronta questa parete e, ogni volta, è sempre una emozione diversa. Per Confalonieri ora è tempo di riposo: «Gli obbiettivi sono sempre presenti nella vita di ogni alpinista, ma in questo momento non possono prendere forma perché devo ancora riavvolgere la pellicola di questo il film, rivederlo con la memoria, assaporarlo, digerirlo e poi forse il prossimo obiettivo prenderà forma e sostanza...».

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