Nuovo capitolo

Contenzioso di Villa Bagatti, non è ancora finita: l’ex proprietario fa ricorso in Cassazione

Il vicesindaco Figini: «Resta ferma l'esecutività della sentenza di secondo grado»

Contenzioso di Villa Bagatti, non è ancora finita: l’ex proprietario fa ricorso in Cassazione
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Secondo la Corte d’Appello Villa Bagatti a Varedo deve tornare al precedente proprietario, la società Arbo, che però non è d’accordo e ha fatto ricorso in Cassazione.

Contenzioso di Villa Bagatti, non è ancora finita: l’ex proprietario fa ricorso in Cassazione

Com’era prevedibile si sta scrivendo un nuovo capitolo nella lunga e complessa vicenda giudiziaria che coinvolge la dimora storica di via Vittorio Emanuele II.
I giudici di Milano avevano annullato la compravendita del compendio settecentesco decretando che la Fondazione La Versiera 1718, di cui il Comune è socio unico, debba riconsegnarlo al precedente proprietario (che deve però sborsare sei milioni).

La sentenza della Corte d’appello ritiene che il Comune, con questa complessa operazione, abbia costituito la fondazione appositamente per acquistare nel 2011 la villa eludendo le norme vigenti di finanza pubblica. Inoltre, pur non potendo, si sarebbe posto come garante con la banca per l’apertura del credito. Quindi l’accoglimento della richiesta di nullità degli atti di compravendita presentata nel 2020 dall’esecutivo Vergani. Ora il nuovo atto con il ricorso in Cassazione la cui sentenza metterà definitivamente la parola fine alla vicenda.

«È giusto che ognuno tuteli i propri interessi che ovviamente sono contrastanti rispetto all’interesse dell’Amministrazione che ha ottenuto in secondo grado giustizia - ha commentato il vicesindaco e assessore agli Affari Legali Matteo Figini - Il futuro ci darà certezze e la mia speranza è ovviamente quella che non ci sia un ribaltamento. Resta ferma l'esecutività della sentenza di secondo grado che non deve né può arrestare i passaggi per metterla "pancia a terra"».

I giudici della Corte d’Appello avevano stabilito che contestualmente alla nullità degli atti, all’Ente locale venga corrisposto circa un milione di euro di cui 793mila euro dalla fondazione per gli interessi versati in forza del contratto di apertura del credito fino al 30 marzo 2017. A questi si aggiungono circa 95mila euro per le spese legali relative al primo e al secondo grado.

La Fondazione deve poi ridare alla banca 6,5 milioni per il credito ricevuto, mentre la banca deve rimborsare alla fondazione la quota relativa agli interessi percepiti. Infine la Arbo, per tornare in possesso della villa, deve restituire sei milioni alla fondazione, appunto il costo per l’acquisto della dimora storica. A meno che la sentenza di Cassazione, ultimo grado di giudizio, stabilirà diversamente.

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