Il racconto della mamma

Contrassegno auto dimenticato, multa da 382 euro: la protesta di una mamma con un figlio disabile

La famiglia di Ernesto Massaro, disabile al cento per cento a causa di un incidente, chiede un atto di clemenza

Contrassegno auto dimenticato, multa da 382 euro: la protesta di una mamma con un figlio disabile

«Per una volta che ci siamo dimenticati di esporre il contrassegno per gli invalidi ci hanno multati». A protestare «per l’ingiustizia» è Silvia Arosio, mamma di Ernesto Massaro, 58enne di Biassono, disabile al cento per cento da 31 anni, da quando ha avuto un gravissimo incidente in moto.

Contrassegno auto dimenticato, multa da 382 euro: la protesta di una mamma con un figlio disabile

«Aveva 27 anni quando è successo – racconta la mamma – Da allora mi occupo costantemente di lui insieme agli altri miei tre figli. Tutti in paese ci conoscono e conoscono la sua storia. Di giorno Ernesto frequenta i centri diurni della zona, di cui il Comune concorre alle spese, e per agevolarlo negli spostamenti, anni fa, abbiamo chiesto in Comune la possibilità di avere un parcheggio adibito alla sosta dei disabili vicino all’ingresso della nostra abitazione in via Cavour e ci è stato concesso perché Ernesto non deambula».

La riforma del Codice della Strada, in vigore dal 14 dicembre 2024, ha introdotto pene più severe nei confronti di chi occupa abusivamente i parcheggi riservati ai disabili, nell’ottica di tutelare i diritti delle persone con disabilità:

«Abbiamo sempre esposto il contrassegno per i disabili – sottolinea la mamma – Purtroppo a marzo, una sera, ci siamo dimenticati perché abbiamo lasciato il contrassegno per gli invalidi su un’altra auto che trasportava mio figlio e abbiamo preso una multa di 382 euro. Sono andata subito al comando della Polizia locale per spiegare quanto accaduto, che comunque l’auto parcheggiata era quella di mio figlio, disabile al cento per cento, ma loro si sono limitati ad applicare la normativa. Abbiamo sbagliato però riteniamo che prima delle divise ci siano degli uomini e umanamente noi la riteniamo un’ingiustizia».

La famiglia Massaro decide dunque di presentare ricorso al Prefetto ma viene respinto e la multa, come previsto in questi casi, raddoppia. Non solo. Se la multa non viene pagata entro 60 giorni dalla notifica, l’importo aumenta e iniziano ad accumularsi interessi pari al 10 per cento ogni 6 mesi. Inoltre possono essere attivate procedure di recupero forzato come il fermo amministrativo dell’auto o il pignoramento dello stipendio, del conto corrente e persino dei beni.

“Un importo del genere vuol dire togliere a mio fglio un mese di servizi”

«Siamo rammaricati perché, lo ribadisco, pensiamo che il Comune sia fatto prima di uomini che di divise – sottolinea la mamma – Quello che chiediamo è di venirci incontro, vivo di pensione e i centri diurni vanno pagati. Un importo del genere vuol dire togliere a mio figlio un mese di servizi. Alla fine è un disabile che occupava un posto che gli spetta di diritto. Volevamo esprimere la nostra delusione e amarezza per quanto accaduto nella speranza che qualcuno si metta una mano sulla coscienza».

«Lo stallo di sosta non è personale ma è di tutti – precisa il comandante della Polizia locale, Francesco Farina – La violazione c’è stata e poi le procedure amministrative hanno un loro percorso per garantire la corretta esecuzione e per evitare abusi. So che la famiglia si è rivolta anche al sindaco, Luciano Casiraghi, per chiedere un aiuto ma un sindaco non è titolare di alcun potere per annullare le sanzioni. Se possibile sono il primo a dare una mano ma ci sono delle regole da rispettare per il bene e nel rispetto di tutti».