Calcio violento

«Contro l’esasperazione puntiamo sul dialogo e sulla formazione»

E’ tornato a casa il dirigente ferito durante una rissa fra genitori alla partita in oratorio. Parla il presidente del Csi Milano

«Contro l’esasperazione puntiamo sul dialogo e sulla formazione»
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Settimana scorsa ha lasciato l’ospedale di Desio il dirigente sportivo della Polis Seregno aggredito da un genitore durante una rissa fra gli spettatori di una partita di calcio under 9, all’oratorio Sant’Ambrogio: in campo la Polisportiva San Giovanni Paolo II e il Lions San Carlo di Muggiò.

E’ tornato a casa il dirigente ferito durante una rissa fra genitori alla partita in oratorio

Il 44enne ha fatto rientro a casa dopo l’operazione per l’asportazione di un rene e deve affrontare con pazienza un periodo di riabilitazione. «Va meglio», si è limitata a riferire la moglie, comprensibilmente desiderosa che sulla vicenda si spengano i riflettori per recuperare serenità dopo la brutta pagina di cronaca: l’aggressore, un operaio 47enne di Muggiò al seguito della squadra ospite, è stato denunciato.

La vicenda, che ha suscitato clamore e sdegno, ha riaperto un’ampia riflessione sul calcio giovanile e amatoriale, in particolare nel Csi, il Centro sportivo italiano al quale sono iscritte le due società coinvolte. A settembre nel gran galà del Csi verrà premiato il dirigente seregnese, «non tanto come vittima, ma per il suo gesto di accorrere in tribuna per sedare la rissa - spiega Massimo Achini, presidente del Csi Milano - Esprimo vicinanza a lui e alle due società. Dobbiamo prendere consapevolezza che il problema è molto più grande delle società sportive, un tema di contesto sociale più complicato dopo la pandemia nel quale i ragazzi sono più difficili e gli adulti molto più difficili. C’è una linea di tendenza di maggiore esasperazione», sebbene «non così marcata» visto che su 30mila partite un centinaio è connotato da problemi e tensioni.

L'80% dei casi di violenza è fuori dal campo

Nella prevalenza dei casi gli episodi di violenza non sono provocati dai giocatori, bensì dai genitori e dal pubblico: «L’80 per cento dei casi è fuori dal campo ed è difficile fare qualcosa perché è una situazione complessa».

Un primo passo è lavorare sul ruolo educativo degli allenatori e, soprattutto, dei dirigenti, talvolta protagonisti di atteggiamenti non corretti:

«Come per il patentino agli allenatori, ci avviamo alla formazione obbligatoria anche per i dirigenti, il cui ruolo è preziosissimo e va rafforzato. Non accadono episodi di violenza perché ci sono dirigenti non bravi, ma abbiamo bisogno di dirigenti molto attrezzati. Il messaggio forte alle società sportive è di non mollare il dialogo faticosissimo con i genitori. E occorre sottoscrivere un patto, diciamo un contratto educativo fra società, allenatori e dirigenti per indicare quali sono i comportamenti corretti da tenere».

Di certo quando il clima degenera «ognuno ci mette un pezzettino perché la cultura sportiva in Italia, non da ieri, è bassissima. Un po’ di corresponsabilità ce l’hanno tutti e bisogna insistere molto sugli atteggiamenti adeguati» in una partita di calcio.

La mancanza di arbitri

Arbitri compresi, «una razza in via di estinzione. Una società deve ritenersi fortunata se dispone del direttore di gara. La mancanza di arbitri è l’emergenza delle emergenze: per 36mila partite all’anno del Csi ci sono 600 arbitri, con un’età media di 49 anni. Siamo molto soddisfatti della classe arbitrale, talvolta qualcuno ha degli atteggiamenti non perfetti sul piano educativo, ma sono situazioni marginali e siamo molto attenti a intervenire».
Un altro problema, irrisolto o quasi, è quello del dirigente-arbitro: «Bravissime persone, però spesso creano tensione e diventano una miccia. Anche in questo cercheremo di fare formazione», l’unico strumento per interrompere quella linea di tendenza che altrimenti rischia di moltiplicare gli episodi di violenza. Come quello deprecabile all’oratorio Sant’Ambrogio.

La proposta dell’arbitraggio affidato ai ragazzi

Dopo la rissa del 18 giugno scorso all’oratorio Sant’Ambrogio, il Centro sportivo italiano, giovedì sera della scorsa settimana, ha riunito allenatori e dirigenti sportivi per un incontro on line dal titolo «Troppa tensione sui campi: cosa fare e come intervenire?», con l’obiettivo di trovare alcune soluzioni di fronte l’aumento della violenza sui campi da gioco e, soprattutto, fuori.

«Il fatto di cronaca a Seregno ha accesso i riflettori di fronte all’aumento delle tensioni nei nostri campionati, anche se nelle 30mila partite che organizziamo ogni anno resta un fenomeno contenuto, seppur in aumento - ha spiegato Massimo Achini, presidente del Csi Milano - La sensazione è che il problema sia più grande di noi con il contesto sociale che è profondamente cambiato, ma questo non significa che non possiamo fare niente. Va segnalato un atteggiamento di alcuni genitori e allenatori che fomentano un clima di tensione. Da settembre lanceremo l’idea che ci sia un incontro tra allenatori e dirigenti all’inizio dell’anno per conoscersi e cercare di aumentare il valore educativo della proposta. Non è percorribile la scorciatoia di allontanare le squadre più problematiche, perché questo va contro la nostra missione di inclusione. Cercheremo di sperimentare durante i tornei primaverili anche l’auto-arbitraggio dei ragazzi, dopo una formazione al riguardo con gli allenatori. Da settembre, inoltre, torneremo alla formazione obbligatoria dei dirigenti-arbitro che suppliscono alla scarsità numerica delle figure arbitrali. Vanno premiate le società che costruiscono un buon rapporto con gli arbitri in una relazione significativa del punto di vista educativo».

All’incontro è intervenuto anche l’assessore con delega allo Sport, Paolo Cazzaniga: «Mi ha colpito il termine campi che non è il rettangolo di gioco, ma tutto quello che ci sta attorno - il suo intervento - Il problema è quindi del contesto di tutto il complesso sportivo. Spesso additiamo i ragazzi come i responsabili di queste situazioni, ma ci dimentichiamo di tutto il complesso educativo composto da allenatori, dirigenti e genitori. Anche come Amministrazione stiamo pensando a iniziative per il tifo positivo rivolte anche ai genitori, che non devono pensare a loro figlio come al campione del mondo».

Lo striscione del Lions San Carlo: «Le mani usale solo per applaudire»

«Le mani usale solo per applaudire». Con questo lungo striscione gli under 11 del Lions San Carlo di Muggiò sono scesi in campo nelle ultime due partite del Campionato primaverile. E sulla maglia rossa è comparsa la scritta «Qui non c’è posto per la violenza». I primi messaggi, forti e chiari, dopo le botte all’oratorio Sant’Ambrogio.

«Con la squadra di Seregno, dopo le vacanze estive, promuoveremo alcune iniziative cercando di coinvolgere i rispettivi Comuni e dare un nuovo segnale, ripartendo con nuovi progetti educativi», ha spiegato il presidente del sodalizio muggiorese, Francesco Lo Verde, che ha partecipato all’incontro on line del Csi perché «sono problemi che dobbiamo affrontare tutti insieme».

Per una qualificata offerta sportiva ed educativa occorrono anche i volontari, «che mancano negli oratori - conclude Lo Verde - Voglio fare un appello: siete tutti benvenuti e se siamo uniti possiamo andare avanti. Non disprezzate quello che gli altri fanno per i vostri figli: noi lo facciamo con amore».

Il presidente della Polis «Una goccia nel mare...»

Anche Marco Villa, presidente della Polisportiva Giovanni Paolo II, ha preso parte alla riunione del Csi Milano per ragionare sulle soluzioni al tifo violento.

«Una serata che ha visto la partecipazione di circa 140 dirigenti, allenatori e presidenti - commenta Villa - C’è stata unità d’intenti da parte di tutte le società sportive nel trovare soluzioni di responsabilizzazione del tifo, con la proposta di corsi e serate ad hoc dedicate a dirigenti e allenatori per creare, già in seno alle società, persone che sappiano come muoversi in casi estremi. Non è prevista nessuna rivoluzione ma un lavoro capillare e costante in stretto contatto con le Amministrazioni e le altre società dei vari territori e comprensori. Sarà un lavoro lungo e sotto traccia, ma si spera possa creare una nuova consapevolezza di ciò che deve essere lo sport, a maggior ragione nelle categorie più piccole. La famosa “goccia nel mare” che si spera possa iniziare a far rumore, verso il futuro non ho pretese ma fiducia. Intanto il nostro dirigente è stato dimesso e ci auguriamo un post operatorio sereno. Per settembre stiamo pensando a iniziative indipendenti, ma ad oggi non abbiamo ancora definito nulla», ha concluso Marco Villa.

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