"Costretti ad abbattere il bestiame a causa della siccità e della guerra"
La dolorsa decisione presa dall'allevatore Massimo Redaelli
L’emergenza siccità, condita con le conseguenze dell’aumento dei costi delle materie prime dovuti alla guerra in Ucraina stanno mettendo in ginocchio i coltivatori diretti e gli allevatori dei nostri territori.
Una drammatica testimonianza quella che arriva dall’azienda agricola Redaelli di Lesmo costretta, per voce di Massimo Redaelli, titolare dell’azienda agricola insieme al fratello Roberto e alla sorella Marilena ad abbattere i capi per far fronte ai costi sempre più alti.
"Scelta dolorosa"
"Siamo al paradosso e lo dico chiaramente: fino a qualche mese fa avevo circa 360 capi nella mia fattoria, oggi sono sceso a poco meno di 300 - ha ammesso amaramente titolare - Sono stato costretto ad aumentare vertiginosamente l’attività di macellazione per tener a bada le spese e mantenere in equilibrio i nostri conti. Siamo alla follia e il mix dei danni dovuti alla siccità e alla grande speculazione riguardante l’aumento dei costi dei cereali e del grano dovuti alla guerra ci stanno mettendo in seria difficoltà"
"Manca il fieno"
Redaelli ha focalizzato la sua attenzione anche sulla mancanza di foraggio per il bestiame.
"Purtroppo è tutto concatenato - ha continuato Redaelli - La siccità sta influendo pesantemente, per esempio, sul raccolto del fieno. Abbiamo fatto un taglio dei nostri prati a maggio ma, notoriamente, uno era in programma anche ad agosto. Ma la mancanza di acqua non fa crescere l’erba e questo significa che verranno a mancare le scorte per il prossimo inverno e sarò costretto ad andare a comprarlo. Anche sull’approvvigionamento dei concimi è aumentato e siamo passati da 35 euro a oltre 100 euro al quintale".
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