Lo studio

Covid, vaccini e rebus anticorpi: ecco quanto dura la protezione

I risultati dello studio condotto alla casa di riposo della Rovella di Agliate.

Covid, vaccini e rebus anticorpi: ecco quanto dura la protezione
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È rebus sulla durata degli anticorpi che ci proteggono dal Covid-19 dopo la seconda dose di vaccino. Quanto riferito da fonti ufficiali sembra rassicurare ma è anche vero che sempre più studi indipendenti, talvolta anche autofinanziati, stanno mettendo in crisi quanto comunicato dagli organi sanitari, tanto da attirare anche l’attenzione della stampa nazionale.

Covid, vaccini e rebus anticorpi: ecco quanto dura la protezione

Tiziano Camnasio

Uno tra i primi in Lombardia a lavorare a un suo personale studio sulla questione è stato Tiziano Camnasio, esperto in malattie dell’apparato respiratorio e direttore sanitario alla casa di riposo Rovella ad Agliate. Avevamo già parlato del suo lavoro e dei suoi risultati contrastanti con quanto detto da analisi ufficiali, ma quello che oggi pubblichiamo è il suo lavoro completo, con tanto di grafici e dati.

Ad ora lo studio è fermo, mancano infatti fondi per poter continuare ad analizzare l’andamento anche con la terza dose, già somministrata in questo mese alle ospiti e ad alcuni dipendenti della Rra.
«Sarebbe bello trovare qualcuno disposto a finanziare e a contribuire alla continuità di questo lavoro, tanto importante quanto dispendioso», spiega il dottor Camnasio.

Lo studio per capire l'andamento degli anticorpi

Era lo scorso 18 marzo, prima giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid-19 e, davanti alla grotta della Madonnina della Rovella, quando Camnasio annunciava alle anziane ospiti e ai famigliari di aver raggiunto, grazie alla seconda dose di vaccino Pfizer, la tanto sperata immunità di gregge. Due settimane prima, il 3 marzo, iniziava «Rinascerevax», il suo studio finalizzato ad analizzare il comportamento degli anticorpi. Una volta appurato con tamponi che nessuno né delle ospiti né degli operatori avesse in quel momento il coronavirus, sono iniziati i prelievi per la conta della risposta immunitaria.

I soggetti sono stati divisi in due gruppi in base all’età: il gruppo uno, con le persone di età inferiore ai 65 anni, 19 donne e 4 maschi; il gruppo 2 (25 donne) con soggetti di età maggiore o uguale a 65 anni. I due gruppi sono stati poi suddivisi in sottoinsiemi.
Il gruppo uno è stato diviso in A1, 11 donne e 2 maschi, ossia soggetti che non hanno mai avuto il Covid; B1, 4 donne e 2 maschi, soggetti che non hanno mai avuto un tampone positivo ma sintomatologia tipica dell’infezione; C1, 4 donne, persone che hanno avuto almeno un tampone positivo.

Il gruppo due è invece stato diviso in A2, 6 donne, ospiti della residenza che non hanno avuto il Covid, e B2, 19 donne, ospiti che hanno avuto almeno un tampone positivo. Lo studio è poi proseguito con prelievi costanti, per il gruppo 1 una volta ogni due settimane, mentre per il gruppo 2 almeno una volta al mese. I risultati ottenuti sono quelli che si possono vedere nei grafici.

A distanza di tre mesi abbondanti il crollo degli anticorpi misurabili è stato evidente, salvo poi rallentare la sua corsa fino a raggiungere comunque dati bassissimi, rasenti lo zero, a cinque mesi abbondanti di distanza. La situazione più critica è per i gruppi A1 e A2, ossia per chi non ha mai avuto il Covid, che sviluppa già molti meno anticorpi di partenza rispetto a chi lo ha contratto, perdendone anche una quantità maggiore. Osservando le tabelle si può facilmente individuare come chi del gruppo C1 abbia sviluppato meno anticorpi (di poco sotto ai 35.000 anticorpi), ne abbia comunque sviluppati quasi il doppio rispetto al migliore del gruppo A1, ossia di chi non è mai entrato in contatto con il Sars-Cov2 (di poco inferiore ai 18.000). «Il titolo anticorpale si è significativamente ridotto nei soggetti dei gruppi A1 (del 92%), A2 (del 92%) e B1 (dell’84%) a 198 giorni dalla somministrazione del vaccino e dove il picco di caduta anticorpale statisticamente significativo è avvenuto mediamente dopo 110 giorni. Nei sottogruppi C1 e B2 il titolo anticorpale si è ridotto invece del 64%» ha spiegato Camnasio.

Di seguito tutti i grafici riferiti allo studio:

gruppo a 1
Foto 1 di 5

GRUPPO A1: Soggetti (13: 11 F + 2 M) che non hanno mai avuto un tampone molecolare positivo per la ricerca dell’Rna del Sars-CoV-2 e non evidenza di sintomatologia Covid correlabile dal mese di marzo 2020

gruppo b1
Foto 2 di 5

GRUPPO B1: Soggetti (6: 4 F + 2 M) che non hanno mai avuto un tampone molecolare positivo per la ricerca dell’Rna del Sars CoV-2 ma che dalla raccolta anamnestica risultavano con alta probabilità di aver “incontrato” il virus da marzo 2020

gruppo c1
Foto 3 di 5

GRUPPO C1: Soggetti (4 femmine) che hanno avuto almeno un tampone molecolare positivo per la ricerca dell’RNA SARS-CoV-2

gruppo a2
Foto 4 di 5

GRUPPO A2: soggetti (6 femmine) che non hanno mai avuto un tampone molecolare positivo per la ricerca dell’RNA del SARS-CoV-2 e non evidenza di sintomatologia covid correlabile dal mese di marzo 2020

gruppo b2
Foto 5 di 5

GRUPPO B2: soggetti (19 femmine ) che hanno avuto almeno un tampone molecolare positivo per la ricerca dell’RNA SARS-CoV-2

"Grazie al vaccino non abbiamo più avuto casi in struttura"

Quello che invece continua a sottolineare è l’importanza della vaccinazione e l’efficacia che essa comporta: «Tutti hanno sviluppato anticorpi e grazie al vaccino non abbiamo avuto più casi in struttura». La critica è invece rivolta al metodo di somministrazione della terza dose: «Andrebbe fatta prima a tutti quelli che non hanno mai contratto il Covid spostandosi solo dopo su chi lo ha avuto», ha concluso Camnasio.

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