Confronto

Crisi idrica e siccità, tanti spunti interessanti alla tavola rotonda organizzata dal nostro giornale

Il confronto si è tenuto lunedì scorso nella sede del Giornale di Monza alla presenza di politici, rappresentanti delle istituzioni e degli enti regionali oltre che di una delegazione di rappresentanti del mondo agricolo.

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Crisi idrica e siccità. Tavola rotonda lunedì scorso nella sede del Giornale di Monza alla presenza di politici, rappresentanti delle istituzioni e degli enti regionali oltre che di una delegazione di rappresentanti del mondo agricolo.

Crisi idrica e siccità, nella nostra redazione tavolo di confronto tra addetti ai lavori e istituzioni

Il dibattito ha fotografato lo stato di fatto: una situazione non certo semplice da gestire con il 61 per cento in meno di disponibilità di acqua rispetto allo storico, ovvero dal 2005 al 2020. La siccità (non piove da novembre) ha causato 6 miliardi di danni a livello nazionale, un taglio del 45 per cento della produzione di mais, lo stesso per i foraggi. Gli allevatori sono così costretti a prendere decisioni drastiche: vendere le vacche al macello, abbatterle o ridurre la produzione. Problematiche di cui vi abbiamo parlato in diversi articoli nelle ultime settimane. 

Abituati a «fa andà i man» (a darsi da fare), come si dice in Brianza, non si sono limitati a offrire una fotografia nitida dell’emergenza in corso, né a «battere cassa» dalle istituzioni presenti. Hanno anche messo sul tavolo soluzioni concrete partendo da due presupposti indubbi: da una parte la siccità, «piaga» con la quale dobbiamo imparare a fare i conti; dall’altra l’acqua, bene limitato, che va quindi gestito con intelligenza.

Lunedì pomeriggio, negli spazi della redazione del Giornale di Monza, sono stati i tre rappresentanti del mondo agricolo e zootecnico ad aprire i lavori della tavola rotonda convocata dai settimanali dell’asse monzese del nostro gruppo editoriale: Davide Nava, classe 1995, allevatore di suini nell’azienda di famiglia di Roncello, delegato provinciale Coldiretti Giovani Impresa di Milano-Lodi-Monza e Brianza e membro del Consiglio europeo dei giovani agricoltori; Giacomo Citterio, besanese, titolare dell’omonima azienda agricola di Villa Raverio specializzata nella coltivazione di nocciole, agronomo e docente; Michele Palmieri, architetto paesaggista e presidente di Assoflor, l’associazione che riunisce i florovivaisti di Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Presenti gli assessori regionali Rolfi e Sertori

Al confronto organizzato dai settimanali dell'asse Monza del gruppo Netweek sono intervenuti anche gli assessori regionali Fabio Rolfi (Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi) e Massimo Sertori (Enti locali, montagna e piccoli comuni). Consapevoli dell'enorme emergenza che stanno vivendo gli agricoltori e allevatori della zona hanno accolto positivamente questa possibilità di confronto con gli addetti ai lavori del territorio:

Alla tavola rotonda hanno partecipato anche il consigliere regionale della Lega, il besanese Alessandro Corbetta; Marco Ciceri, presidente del Parco regionale Valle del Lambro;  Anna e Francesco Nicolodi (Comitato Bevere); il vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza, Riccardo Borgonovo ed Enrico Boerci, presidente di Brianzacque (società che gestisce acquedotti, fognature e depurazione in Provincia di Monza e della Brianza).

I benefici del «vertical farming» per non dipendere dal clima

In particolare Alessandro Corbetta il consigliere regionale lumbard Alessandro Corbetta, membro della commissione permanente Ambiente e protezione civile, ha potuto vedere da vicino una nuova frontiera dell’agricoltura divenuta realtà anche in Brianza: vertical farming, nome anglofono per indicare coltivazioni fuori suolo in ambienti chiusi.

«E’ possibile produrre una tonnellata e mezzo di insalata in 800 metri quadrati» ha spiegato, a fronte dei 20-25 ettari di terreno richiesti da tecniche «tradizionali». E i benefici non si fermano qui. Coltivare in spazi protetti garantisce una maggiore indipendenza dal clima e dalla stagionalità, oltre che una minore contaminazione da inquinanti, funghi e parassiti, rendendo superfluo l’utilizzo di pesticidi.

«Si liberano anche i campi, lasciando spazio a colture più adatte al clima che cambia», ha sottolineato. Una possibile risposta, tra le tante messe sul tavolo lunedì pomeriggio, all’emergenza idrica che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura.

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