Besana in Brianza

Divelte le targhe in ricordo dei Caduti «Non rispettano nemmeno i morti»

Ignobile raid vandalico al Parco della Rimembranza: una quarantina le placche svitate

Divelte le targhe in ricordo dei Caduti «Non rispettano nemmeno i morti»
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Hanno divelto una quarantina di targhe (la metà di quelle presenti), abbandonandole poi sul terreno, tra foglie ed erba: rettangoli di metallo dal significato profondo perché rendono doveroso omaggio ai giovani besanesi partiti per il fronte durante la Grande Guerra e mai più tornati a casa.

Divelte le targhe in ricordo dei Caduti «Non rispettano nemmeno i morti»

Una scorribanda vergognosa quella compiuta da ignoti al Parco della Rimembranza prospiciente il cimitero del capoluogo. La segnalazione di quanto accaduto è pervenuta in Comune settimana scorsa.

«Abbiamo recuperato le targhe e sporto denuncia ai Carabinieri - ha spiegato il sindaco Emanuele Pozzoli - Grazie allo straordinario senso di rispetto delle associazioni d’Arma della città, quindi Alpini, Combattenti e reduci e Nastro azzurro, sabato sono state ricollocate nell’ordine corretto. A loro va il nostro ringraziamento».

Un sentimento opposto a quello che suscitano gli autori del vandalismo.

«Di solito non commento gesti del genere per non dare visibilità a chi li compie - ha proseguito il primo cittadino - ma questa volta vorrei semplicemente chiedere a chi si è comportato così quale sia stato il gusto, il divertimento, l’intima soddisfazione provata nel fare questa stupidata. Se non si ha rispetto per i morti, non si ha rispetto ormai più per niente...».

A dimostrarlo, purtroppo, c’è un’irritante serie di atti incivili compiuti contro i beni pubblici con tutta probabilità da gruppi di giovani incuranti sia dei danni economici causati che del lavoro spesso offerto generosamente dai volontari pronti a spendersi per la comunità..

«Non ci sono più parole: staccano i cartelli del Sentiero dei proverbi, spaccano i giochi, deturpano, scrivono sui muri... Siamo impegnati in una sorta di lotta quotidiana contro questi atteggiamenti che non possono trovare giustificazione nel disagio giovanile - ha concluso Pozzoli - Semplicemente è mancanza di educazione, un fallimento dei genitori che non sono riusciti a trasmette ai loro figli nemmeno il rispetto per chi non c’è più».

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