Don Gnocchi, il saluto del nuovo preside: «Siate desti, solo così scoprirete il mondo»
Martedì il discorso congiunto ai settecento allievi di Diego Mansi, da settembre coordinatore della scuola di via Dei Gaggioli
«Per coloro che sono svegli esiste un mondo unico e comune; ciascuno di coloro che dormono torna nel proprio mondo...». Ha scelto Eraclito, uno dei maggiori filosofi greci presocratici, per richiamare i suoi 700 studenti ad essere «desti», «l’unico modo per navigare il mondo reale» e per provare ad andare «alla sua scoperta».
Don Gnocchi, il saluto del nuovo preside: «Siate desti, solo così scoprirete il mondo»
Martedì scorso nel giardino della scuola di via Dei Gaggioli a Carate, Diego Mansi, nuovo coordinatore dell’istituto culturale Don Carlo Gnocchi, ha voluto riunire tutti gli allievi dei licei e dell’alberghiero per il messaggio di inizio anno. Un intervento appassionato e profondo, che ha toccato il cuore.
«L’augùrio che rivolgo a tutti è che possiamo sempre più aiutarci a ridestarci e ad aprirci all’esplorazione di quel mondo unico e comune, a sostarvi, insieme, per contemplarne le pieghe, anche le più nascoste, affascinanti e sorprendenti», ha detto la nuova guida della scuola superiore.
«Accogliamo tutti, col desiderio di poter iniziare, o re-iniziare, a condividere un cammino integralmente umano, carico di speranza e desiderio; senza scandalizzarci della nostra fatica, o di inciampare, ma imparando sempre più a guardarci, con stima e simpatia - le sue parole agli studenti - Oggi si ricomincia ad andare a scuola. Ma perché è importante andare a scuola? Perché si va a scuola? Sono domande cruciali, ed è impossibile non porsele! Certo, si può andare avanti, procedere perché trascinati in un flusso di fatti e azioni che si accettano, così come vengono, magari lamentandosi un po’, quanto basta, oppure anche essendone appagati, perché le cose vanno bene, cioè studio, prendo buoni voti e nessuno ha niente da dire… Ma alla fine, perché vado a scuola? Perché, tra le lezioni tutte le mattine, solo la domenica libera, e lo studio il pomeriggio, ogni tanto intero, ogni tanto un po’ meno, alle volte, addirittura, rimane qualcosa da riguardare la sera, alla fine si passa un sacco di tempo sui libri! A cercare di star dietro alla scuola dignitosamente, ce ne vuole di tempo! La scuola è questione ben seria: impegna tanto, è proprio il vostro primo impiego e deve valerne la pena! A partire dal terzo anno di scuola superiore peraltro viene assolto in toto l’obbligo scolastico: un giovane non è più obbligato, di fronte allo Stato italiano, ad essere iscritto in un istituto scolastico. Cioè, banalmente, una buona metà di voi è qui per scelta propria! Senza vincoli! Lo ripeto: deve valerne la pena! La scuola allora serve a imparare a guardare il mondo; a diventare capaci di setacciarlo e scrutarlo, e di sorprendersi mentre lo si osserva... S’impara ad assaporare che dentro una mela che cade sono iscritte leggi fisiche bellissime, universali – la mela cade, come la luna da sempre ci gira intorno – leggi apparentemente inafferrabili, che attraversano il tempo e lo spazio, e ordinano e governano il mondo sensibile che abitiamo; celando, ma prontamente rendendo evidente all’occhio attento una bellezza intrisa di verità che è tutta lì da scoprire... Quanta ricchezza! La scuola ti introduce alle cose del mondo, te le propone, te le offre, te le rende manifeste, ti mostra come cercarle, come notarle, come osservarle... E nell’insegnarti a interrogarti di fronte a tutto questo, ti aiuta a riappropriarti di quel desiderio primordiale che ci costituisce tutti: le cose del mondo, della vita, le vogliamo guardare e capire. Vogliamo continuamente stupirci del fatto che c’è una realtà: esiste qualcosa al di fuori di noi che non vogliamo semplicemente accada, trascinandoci nel suo accadere, ma vogliamo capire. Noi siamo qui, insieme, a ricordarcelo: senza questo desiderio di amore alle cose e alla vita, non saremmo noi. Il cammino della conoscenza che si avvia a scuola, a cui in questa scuola teniamo profondamente, è dunque un’esperienza profondamente liberante: ci rende uomini liberi, capaci e desiderosi di vivere dentro la storia...».
"La scuola è una proposta"
«Nell’educare a questo nulla è imposto, tutto è proposto, in vostro favore, al vostro spirito critico, alla vostra libertà - ha concluso Mansi - La scuola è una proposta: “Forza! Vieni con me, a guardare il mondo, insieme!” Perché la via attraverso cui questa avventura di conoscenza s’innesca e si alimenta è tramite l’incontro con qualcuno che è sulla strada con voi, vero compagno di viaggio; gli insegnanti sono uomini e donne sulla vostra stessa strada, più avanti dal punto di vista delle conoscenze acquisite o della capacità di interrogarsi di fronte alle cose, ma identici nel desiderio di sostare e contemplare il mondo che si staglia di fronte ai nostri sensi. A ben guardare - ha aggiunto - l’oggetto della nostra osservazione, del nostro studio, della nostra presa di consapevolezza si allarga. Non è solo il mondo, siamo anche noi. La scuola è sì imparare a conoscere il mondo, ma, forse, è anzitutto prendere coscienza di sé in relazione alle cose del mondo: riconoscere di avere già tutto il corredo utile per muovere i passi di conoscenza – certo, da modellare e calibrare nel lavoro insieme – e, soprattutto, di essere strutturalmente carichi di un desiderio che tutto sia per noi».