Don Mauro bacchetta i politici e sprona la città a risollevarsi
«Basta difendere i propri fortini. Desio sei sfilacciata e stanca», il prevosto tuona dal pulpito e invita a cambiare direzione
«Desio, sei sfilacciata e stanca. Serve audacia e creatività! E occorre avere una visione d’insieme per rilanciare la città». Nella Basilica dei Santi Siro e Materno, il 31 dicembre 2024, durante la celebrazione della Messa di ringraziamento alla fine dell’anno, nel Te Deum, monsignor Mauro Barlassina, responsabile della comunità pastorale cittadina, ha pronunciato un discorso accorato, e si è rivolto ai fedeli in modo deciso:
«Il mio cuore è triste nel vedere una città che rischia di perdere la propria identità – il suo monito dal pulpito - Dobbiamo lavorare tutti insieme, con audacia e creatività, per rilanciarla».
Don Mauro bacchetta i politici e sprona la città a risollevarsi
Ha parlato in modo diretto e si è anche rivolto ai politici, ricordando «che è ora di finirla. Non è più tempo che la città paghi per la conflittualità tra le forze politiche, vuote di visione e di progettualità, incapaci di dare futuro e prospettiva, perché troppo impegnate a “guardarsi addosso” e a difendere i propri fortini».
Si è percepita la volontà di scuotere la comunità per trovare la strada, insieme, e fare in modo che Desio riesca a risollevarsi. Monsignor Barlassina ha richiamato le parole dell’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel discorso alla città, in occasione della festa di S. Ambrogio e la stessa «spossatezza» che si riscontra anche nella comunità desiana:
«Nel confronto avuto anche con chi ha condiviso con me l’incontro con le famiglie in occasione del Natale sono emersi segni di speranza e, al tempo stesso, di fatica e stanchezza, frustrazioni e complessità che hanno impoverito e potrebbero impoverire ulteriormente la convivenza sociale nel territorio della città».
Esempi di speranza sono quelli portati da chi si presta nel volontariato, nell’impegno educativo nelle scuole e negli oratori, dove, però, «emerge sempre di più la fatica del ricambio generazionale», ha fatto notare don Mauro. O la tenacia dei commercianti, «nonostante la spietata concorrenza soprattutto dei centri commerciali, la burocrazia sempre più gravosa e i costi degli affitti, spesso esorbitanti». Così come gli operatori sanitari, «che si dedicano ai malati, nonostante i tagli economici sempre più pesanti». Lo ha detto pensando al Pio XI, l’ospedale desiano «non ancora riconosciuto come riferimento territoriale per la cura della persona nel panorama degli investimenti economici nel territorio di Monza e Brianza». E tra gli esempi ha portato chi si impegna nell’amministrazione della città «nonostante un clima sempre più individualistico, personalistico e conflittuale - ha puntualizzato - Si ha infatti la sensazione che prevalgano visioni di parte, a volte (Dio non voglia!) oscuri interessi, mentre dovrebbe essere ben altro ad animare chi è chiamato a lavorare per la città, ovvero il bene comune e la costruzione di un contesto sociale accogliente e attrattivo. La nostra città non merita di essere ancor di più impoverita». In tutto questo non manca chi cerca di rendere la città «luogo di relazioni oneste, accoglienti, capaci di integrare e includere le diverse presenze culturali, razziali e religiose, chi supera un percorso campanilistico in una comunione di intenti e di fraternit».
Il coraggio per cambiare rotta
Il forte richiamo di don Mauro è una sferzata a trovare il coraggio di cambiare rotta, per cercare di risollevare le sorti future di Desio. E senza girarci intorno ha ricordato che «non è più tempo di interessi parziali, non è più tempo di fare spazio a chi ha magari ancora interessi illegali. E’ tempo di idee e progetti che possano essere condivisi da tutte le parti politiche: occorre avviare un percorso virtuoso, tra persone che sappiano sporcarsi le mani, che sappiano lasciarsi coinvolgere e che offrano prospettive. Non possiamo permetterci di lasciare a un destino di abbandono la bella città di Desio, la città del lavoro e dell’intraprendenza, la città della cura e della prossimità, la città dell’accoglienza e dell’integrazione culturale e religiosa, la città dell’educazione pensata e realizzata, una città pronta ad accogliere e dare spazio di espressione a tutte le generazioni, attraente per i giovani e vivibile per gli anziani». E nel suo forte messaggio ha anche richiamato le forze politiche «a superare le conflittualità vuote di visione e di progettualità». Per don Mauro «non è troppo tardi».
Un discorso molto forte, per dare una scossa alle coscienze. Nell’augurio di rilancio si è rivolto al Signore, perché doni alla città «la pace sempre invocata - in un tempo altrettanto complesso – dal nostro Papa Pio XI», e ha chiesto la benedizione per «tutti gli uomini e le donne che seminano speranza perché siano costruttori di futuro. Camminiamo insieme, perché amiamo questa città», l’appello pieno di speranza per il 2025.