Battaglia legale

Due mamme e la lotta perché lo Stato le riconoscesse entrambe

Le monzesi hanno una bambina di 13 anni che ora per la legge è di entrambe

Due mamme e la lotta perché lo Stato le riconoscesse entrambe
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Oggi anche per lo Stato due donne monzesi unite civilmente sono entrambe mamme della loro figlia, ma seppure entrambe ci siano sempre state dal momento del concepimento e in ogni momento della crescita della loro bambina (oggi 13enne), non è stato così semplice far coincidere la legge del cuore con quella italiana.

La battaglia di due mamme

«Noi ce l’abbiamo fatta dopo quattro anni e mezzo di burocrazia e grazie a validi professionisti che abbiamo incontrato sulla nostra strada tortuosa di carte bollate, incontri e Tribunale, ma per quanti non sarà così?», spiegano le due donne, una di 41 e una di 48 anni che è anche la mamma biologica della loro bambina.
Le due monzesi  sono ricorse alla fecondazione assistita in Danimarca nel 2010 (perché in Italia non è permessa a single e omosessuali) e hanno poi vissuto la gravidanza come qualsiasi coppia.

«Abbiamo fatto l’inseminazione classica, perché di base siamo tradizionaliste, seguite da un ginecologo italiano che ci diceva quando prenotare il volo perché si avvicinava il periodo fertile. Ingrassava lei e ingrassavo io - racconta scherzando una delle due - Solo che poi a me i chili sono rimasti». Ricordano ancora l’emozione di quel 10 marzo 2010 e del test positivo (al terzo tentativo) e poi le difficoltà tipiche di ogni famiglia che si trova a crescere una bambina piccola con pochi aiuti parentali. Basta scambiare due chiacchiere con loro per rendersi conto dell’estrema serenità con cui hanno sempre vissuto anche i momenti più difficili. «Ovviamente arriva un momento in cui ti chiedi dove e con chi sarebbe finita nostra figlia se alla mamma biologica fosse successo qualcosa. E ogni volta che io la portavo da qualche parte e magari dichiaravo che ero la mamma, per la legge non stavo dicendo la verità anche se ovviamente lei ci ha sempre chiamato mamma entrambe con grande naturalezza», racconta  mamma Pippi.

Le difficoltà e i successi

Poi, come è ovvio nella vita di ogni bambino (e ora adolescente) ci sono stati i momenti in cui sbandierava con gioia «Sapete che io ho due mamme?» agli amici e qualche momento di difficoltà per qualche frase sentita a scuola. «Anche se devo dire che anche in questo siamo state fortunatissime, non ci sono mai stati problemi. Ci siamo sempre affidate alle insegnanti che alla festa della mamma le facevano fare due lavoretti e nessuno alla festa del papà e non è mai stato un problema. Gli amici frequentano casa nostra tranquillamente, solo una volta nostra figlia è arrivata a casa quando aveva sei anni e ci ha chiesto come fosse possibile che entrambe fossimo la mamma e noi glielo abbiamo spiegato. Abbiamo seguito i consigli di una psicologa che ci disse di rispondere alle sue domande quando sarebbero arrivate».
E della serenità di questa famiglia si sono resi conto anche gli assistenti sociali chiamati a valutare l’idoneità  nell’adottare legalmente la bambina (che hanno redatto una relazione bellissima e si sono affezionate alla storia di questa famiglia, la prima che ha ottenuto a Monza questo provvedimento). Anche se di fatto era già «sua», il percorso è stato lo stesso delle coppie che adottano. «Lo abbiamo fatto per tutelare nostra figlia, anche se lei diceva: “Perché mi devi adottare se sei già mia madre?”. Eravamo riusciti a farlo trascrivere anche nell’atto di nascita grazie al sindaco di Desio Roberto Corti prima (quando abitavamo a Desio) e alla trascrizione che poi ha fatto Dario Allevi quando ci siamo spostati a Monza». E sempre a Monza la coppia nel 2018 si è legata civilmente.
Eppure questo non bastava a rendere l’iter completo.

L'istanza per l'adozione

«Così abbiamo presentato l’istanza per l’adozione, sono stati anni difficili dal 2015 al 2019, finché è arrivata la sentenza del giudice che ha detto sì. Era una donna, ricordo che parlò con nostra figlia e sorrise. Avevamo il cuore in gola in attesa del responso».
Oggi forse non sarebbe più così facile. «La premier Meloni ha tolto la possibilità ai sindaci di fare le trascrizioni sull’atto di nascita e ha reso la norma retroattiva di fatto annullando quelle precedenti. Per noi non cambia nulla perché nostra figlia ha il doppio cognome essendo stata legalmente adottata anche da me, ma questo potrebbe non tutelare altri bambini. Stiamo andando contro i diritti acquisiti: è un passo indietro che ha sconvolto l’Europa e ci ha paragonati a Ungheria e Polonia», rivela con dispiacere mamma Pippi.  La loro oggi a Monza resta una realtà fortunata (e felice) grazie al loro impegno.
E anche i loro genitori le sostengono. «Ai nonni abbiamo raccontato tutto quando la mia compagna era incinta di due mesi, ma al papà inizialmente dicemmo che era stata abbandonata da un uomo - racconta Pippi - Ricordo ancora l’emozione quando anni dopo gli confessai che in realtà ci amavamo e nessuno l’aveva mai sedotta e lasciata. Ne fu sollevato e da allora ci appoggiarono sempre». Restano ancora oggi delle incongruenze: «Non essendoci sulla carta d’identità genitore 1 e genitore 2 abbiamo dovuto mettere una delle due sotto la dicitura padre, ma per noi conta la sostanza».

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