Messa di Natale

Duomo di Monza, la luce della messa nella vigilia di Natale

Il ritrovo dei fedeli in una basilica addobbata a festa. Il messaggio dell'arciprete Monsignor Provasi: "Siate testimoni di pace".

Duomo di Monza, la luce della messa nella vigilia di Natale
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Ha avuto luogo ieri notte, domenica 24, la celebrazione eucaristica del Santo Natale nel Duomo di Monza. L’appuntamento era per le 23.30, ma già mezz’ora prima una nutrita folla di fedeli ha sfidato il freddo dicembrino radunandosi all’ingresso in una piazza dominata dal grande albero illuminato a festa. Rispetto agli anni scorsi, nessun brindisi con gli alpini in piazza Roma dopo la messa (trasferito, non senza polemiche, fuori dalla chiesa di San Gerardo).

 

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La magia della veglia

 

A precedere la funzione ed intrattenere i pellegrini, la veglia con il potente organo dell’organista Matteo Riboldi e i canti della Cappella Musicale del Duomo di Monza. Numerose Stelle di Natale e un suggestivo presepe, approntato nella cappella di San Giovanni Decollato, hanno rivestito la basilica della giusta dose di patina natalizia. Presenti anche gli immancabili alabardieri schierati in pompa magna, scorta armata dell’arciprete monzese fin dagli inizi del Settecento.

 

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Le parole dell'arciprete

 

Dopo il vangelo di Luca, davanti alla mangiatoia di Gesù Bambino deposta ai piedi dell’altare, l’arciprete Monsignor Silvano Provasi ha trasmesso parole di amore e speranza citando Papa Francesco:

“Tutti noi sentiamo il bisogno di chiedere al Signore di donarci la sua luce, per capire le gioie della vita in questo tempo carico di contraddizioni e disumanità. Donaci la tua luce per diventare artigiani di pace! Dobbiamo riuscire a capire come Dio si manifesta a noi. I suoi due estremi sono il bambino nella mangiatoia e l’uomo sulla croce, segni di fragilità tutt’oggi sotto i nostri occhi in questa chiesa”.

 

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Vigilare per accogliere

 

Il celebrante ha poi sottolineato l'importanza di accogliere il figlio di Dio:

“I pastori sono i primi a vedere Gesù bambino perché coltivavano nel loro cuore la virtù della veglia. Vegliare non per paura e timore di perdere qualcosa: è il vigilare di chi vive in gratitudine, di chi sa che il Signore viene a visitarci ogni anno. Come loro, bisogna essere vigilanti per percepire la sua presenza".

 

Essere artigiani di pace

 

Infine, un nuovo appello alla pace:

“Essere artigiani di pace significa essere testimoni di Dio. Noi siamo i suoi figli amati nonostante i nostri molteplici errori. Dobbiamo riscoprire la figliolanza per vivere meglio la nostra fraternità nel Signore, che si mostra con la logica dell’umanità, del dialogo, della forza del perdono”.

 

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