Il caso

«E’ pericoloso», Israele vieta all’ex deputato la missione nei campi profughi palestinesi

La denuncia di Davide Tripiedi, mandato indietro con un foglio di via ed escluso dalla visita in Cisgiordania con altri parlamentari del M5S

«E’ pericoloso», Israele vieta all’ex deputato la missione nei campi profughi palestinesi

«E’ pericoloso e non può entrare», così Israele ha respinto Davide Tripiedi non permettendogli di visitare in Cisgiordania i campi profughi palestinesi e di partecipare a una missione umanitaria con alcuni deputati del Movimento 5 Stelle. Gli hanno consegnato un foglio di via.

«E’ pericoloso», Israele vieta all’ex deputato la missione nei campi profughi palestinesi

«Io e Valentina Barzotti, una parlamentare, ci siamo trovati in questa situazione di violenza, siamo stati esclusi perché ritenuti un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza d’Israele, noi non abbiamo potuto visitare i campi profughi in Cisgiordania perché siamo ritenuti dei pericolosi criminali».

Sono anni che l’ex deputato desiano segue le vicende del popolo palestinese, fa parte del suo impegno «contro le ingiustizie, le disuguaglianze, i soprusi, contro l’uso della forza per schiacciare i più deboli. Ho sempre cercato di stare dalla parte di chi non ha voce: i poveri, gli ultimi, gli emarginati», dice.

Con Stefania Ascari e Claudio Cominardi è stato nei campi profughi in Siria, in Giordania, in Libano.

«Abbiamo vissuto lì, visto insieme la sofferenza del popolo palestinese, ma anche la sua dignità, la sua forza, la sua umanità. Quando Stefania mi ha chiamato per proporre una nuova missione, ho detto subito sì. Lei ha coinvolto anche Dario Carotenuto e Valentina Barzotti, deputati del Movimento 5 Stelle, che si sono uniti a noi».

Davide tripiedi con i parlamentarri del Movimento 5 Stelle

Una missione non facile, in una situazione complicata, raccontata martedì, 9 dicembre, nel corso di un incontro a Roma, al Monk.

«Siamo partiti da Malpensa e siamo arrivati in Giordania, ad Amman, dove abbiamo trascorso la notte prima di proseguire verso il confine con la Cisgiordania – racconta il desiano – Un confine controllato da Israele, che decide chi può entrare e chi no. E lì, ancora una volta, tocchi con mano cosa significa vivere sotto occupazione: dipendere totalmente dalla volontà di qualcun altro. E questa volta è toccato anche a noi».

Tripiedi alla dogana viene inondato di domande da un addetto al controllo dei documenti, che non si accontenta delle risposte e a un certo punto prende il suo passaporto e lo porta in un ufficio. Aspetta un’ora, quando un militare esce e chiede chi è Davide. L’ex deputato gli va incontro, così racconta, gli fa una serie di domande che sono delle provocazioni, del tipo: «Sai che dall’Italia è partita una nave chiamata Flottilla?» o «Sai che qui c’è la guerra?». «Non è qui la guerra», risponde. Allora il militare prende una penna, tira una riga dritta su un foglio di carta, a sinistra della riga scrive Israele e a destra Gaza, e chiede: «Tu da che parte stai?». «Sono un semplice turista», risponde il desiano. Il militare alza i toni e per intimidirlo sullo stesso foglio traccia un grosso cerchio da destra verso sinistra inserendo Israele e Gaza: «Qui è tutto Israele», afferma, includendo anche Gaza. Quindi dal telefono dell’ex parlamentare va a prendere un post sui social archiviato con Herzog che firma la bomba «destinata a uccidere migliaia di bambini». Vuole chiarimenti, la situazione si fa tesa.

Tripiedi spiega: «Sono cristiano e odio la guerra», ma il militare lo apostrofa: «Tu stai dalla parte dei palestinesi». La risposta è un foglio di via per Davide Tripiedi e Valentina Barzotti, nonostante la parlamentare, deputata in carica, avesse con sé il passaporto di servizio su cui c’è scritto: «Si prega i Paesi amici e alleati di far passare l’onorevole», un lasciapassare in sostanza, ma non è servito.

«Questo è gravissimo, non è accettabile che una deputata della Repubblica in carica possa avere un tale trattamento da un Paese alleato; è uno smacco alle nostre istituzioni. A Valentina va tutta la mia vicinanza e spero che il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle chieda dei chiarimenti a chi di dovere», evidenzia Tripiedi. Una missione umanitaria negata e, mentre il desiano racconta, rimane la rabbia per una situazione che ha dovuto subire. «Questo è quello che ci ha riservato chi passa come l’unica democrazia del Medio Oriente, immaginate quello che vivono i palestinesi nella loro terra – commenta – Occupazione, violenza quotidiana: sono storie che dobbiamo raccontare per far sì che finisca questo regime apartheid». Intende farlo anche a Desio, nella sua città, in un incontro che ha intenzione di organizzare.

Infine, l’appello: «Adesso che si è raggiunto il cessate il fuoco non possiamo permetterci di abbassare l’attenzione su quello che accade sia a Gaza che in Cisgiordania. Mi sono ripromesso di ritornare e di camminare in quei vicoli antichi e sentire parlare l’arabo in quella Palestina che racconta la forza del popolo più resistente al mondo».