Meda

Esondazione, il sindaco chiede scusa: «Dovevo essere più duro con Aipo»

Il «mea culpa» di Luca Santambrogio in Consiglio, Rina Del Pero: «Appelli inascoltati»

Esondazione, il sindaco chiede scusa: «Dovevo essere più duro con Aipo»
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«Il Tarò è tornato a far sentire la sua voce e la sua potenza. L’esondazione del 31 ottobre ci ha ricordato che nonostante i numerosi appelli, rivolti in Consiglio comunale con l’interrogazione dell’anno scorso e non solo, le risposte sono state decisamente poche. E nonostante il Comune dica che è Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po, ndr) l’ente a cui compete il reticolo idrico principale, noi cittadini non possiamo continuare ad avere paura ogni volta che piove. Vorremmo che anche l’Amministrazione fosse più attenta, avete toccato con mano la furia devastante dell’acqua».

L'esondazione del Tarò finisce in Consiglio regionale

Non poteva che essere la recente e drammatica alluvione che ha sconvolto decine di famiglie uno dei temi caldi del Consiglio comunale di giovedì sera della scorsa settimana. E Rina Del Pero, capogruppo del Polo civico e cittadina residente nella zona maggiormente colpita dall’esondazione del torrente, ha inchiodato la maggioranza alle sue responsabilità, sottolineando l’assenza di manutenzione e di pulizia dell’alveo, malgrado le insistenti richieste di questi anni.

Si è poi agganciata al tanto discusso tema del sottopasso ferroviario che verrà realizzato tra le vie Seveso e Cadorna, un’opera che il Polo civico ha sempre contestato, sottolineandone la pericolosità, «dato che quella zona è a rischio alluvionale»: «Spero che l’ultimo evento faccia ripensare a certe decisioni, con l’acqua non si scherza».

Ma anche la consigliera di Fratelli d’Italia Carluccia Busnelli, dopo aver ringraziato le Forze dell’ordine, la Protezione civile e tutti i volontari che hanno dato una mano e spalato fango, ha «bacchettato» la sua maggioranza: «Non è più accettabile la risposta che la manutenzione del Tarò non è di nostra competenza, bisogna muoversi anche con le carte bollate affinché chi di dovere intervenga. Dobbiamo lavorare per una soluzione strutturale e strutturata, una soluzione definitiva che consenta ai cittadini di dormire serenamente anche con il peggiore dei temporali. Bisogna rendere il Tarò innocuo. Questa deve essere la prima tra le priorità della Giunta».

Esondazione, il sindaco chiede scusa

Dal canto suo, il sindaco di Meda Luca Santambrogio ha chiesto scusa ai cittadini, «non per quanto fatto durante e dopo l’emergenza, ma per quello che si sarebbe potuto fare prima», riconoscendo che «forse avrei dovuto essere più duro con Aipo, a cui compete il reticolo idrico principale e quindi il Tarò».

Non ha però risparmiato attacchi all’operato dell’ente interregionale:

«In questi anni è stato interpellato più volte e ogni volta le risposte sono state insoddisfacenti: dicevano che avevano uomini a disposizione, ma non soldi, in un’altra occasione che avevano soldi ma non uomini e in un’altra ancora che non potevano intervenire nell’area del Tarò perché noi avevamo permesso di edificare entro i dieci metri, contrariamente a quanto previsto dalla normativa. In realtà per le costruzioni di 30/40 anni fa c’è il benestare del genio civile».

Dito puntato contro Aipo anche per alcuni interventi sulle sponde «che ha consentito in Comuni che ci precedono, Mariano Comense e Cabiate, che hanno causato un aumento della portata del torrente nel territorio di Meda».

"Necessarie le vasche di laminazione"

E se finora è stato tollerante, adesso il sindaco usa il pugno duro: «Nel recente incontro post-esondazione con la Regione abbiamo ottenuto un confronto con Aipo alla presenza dei dirigenti regionali. Speriamo che una volta tanto l’ente ascolti le esigenze del territorio medese. Se il suo atteggiamento lede i cittadini saremo disposti a usare anche le carte bollate, come ha detto prima la consigliera Busnelli. E se la Regione ci sostiene è ancora meglio». Fermo restando che «per risolvere davvero il problema è necessario realizzare le vasche di laminazione. Se però non si finanziano, gli interventi non possono essere fatti».

Il sottopasso

In merito al sottopasso, Santambrogio ha invece rassicurato: «E’ un’opera prevista da una legge nazionale che verrà realizzata in una zona dove il torrente non è esondato nonostante l’impetuosità del suo passaggio». Un’affermazione confutata da una famiglia residente in via Cadorna, che ha fatto presente, con tanto di foto, che in realtà l’acqua ha raggiunto anche la sua abitazione.

"Le soluzioni per prevenire gli allagamenti"

Un protocollo d’intesa con Aipo e Regione che consenta al Comune di intervenire autonomamente per risolvere le criticità dell’alveo torrentizio. Ma anche la manutenzione delle rogge medesi, l’adozione di contromisure efficaci come sistemi d’allarme e paratie e l’insistenza con BrianzAcque per la pulizia dei tombini.

Sono le soluzioni proposte dalla lista civica Santambrogio sindaco per cercare di arginare la minaccia degli allagamenti e limitare i danni. Le ha presentate la capogruppo Tiziana Marelli nel Consiglio comunale di giovedì, dopo aver espresso la vicinanza di tutta la lista civica ai medesi colpiti dalla furia del Tarò.

«Il nostro territorio ha dimostrato di essere fragile e incapace di gestire le onde del torrente», ha affermato la consigliera, che ha ringraziato coloro che sono prontamente intervenuti a fronteggiare l’emergenza: «Il sindaco Luca Santambrogio, il vicesindaco Stefania Tagliabue, il comandante della Polizia Locale Claudio Delpero, i volontari della Protezione civile, i Vigili del Fuoco, gli “angeli del fango”, i ragazzi dell’oratorio che hanno risposto all’appello di don Matteo Ceriani e si sono messi a spalare per aiutare le famiglie in difficoltà, ma anche quei semplici cittadini che sono un esempio di cittadinanza partecipativa e di coscienza dei luoghi». Tra loro, a colpire Marelli è stato Davide Sanvito, che il sabato successivo l’alluvione «sistemava con precisione millimetrica il marciapiede davanti alla sua abitazione. Le piogge avevano smosso i masselli procurando un evidente disagio e pericolo per tutti i pedoni che percorrono quel tratto di strada. Mi ha fatto riflettere il suo mettersi in gioco, come mi ha colpito tantissimo il gesto di tanti concittadini che la mattina del 31 ottobre e i giorni seguenti hanno lavorato incessantemente, aiutando per liberare dall’acqua case, cantine, box e strade». Un simbolo di speranza in un momento difficile: «Da un disagio così importante sta germogliando un significativo seme di “coscienza dei luoghi”, un esempio virtuoso per tutti noi, un “rimboccarsi le maniche” senza attendere sempre che tutto cali dall’alto».

«E’ necessaria più forza ai tavoli alti»

«I messaggi di solidarietà e le attestazioni di stima verso chi viene impiegato nelle emergenze non bastano più a nascondere le continue pecche amministrative e burocratiche. Noi crediamo alle parole del sindaco Luca Santambrogio, ma ora il primo cittadino passi ai fatti. I cittadini hanno bisogno di un sindaco più forte ai tavoli alti».

Italexit, nonostante non sia rappresentata in Consiglio comunale, attraverso Andrea Terraneo esprime le sue considerazioni sull’esondazione del Tarò che ha causato ingenti danni.

«Oltre ai soliti ringraziamenti è necessario avviare un percorso per costatare le responsabilità - afferma - L’Amministrazione comunale si è sempre mostrata lesta nella risposta agli eventi eccezionali, anche grazie al pronto intervento della macchina comunale, Protezione civile su tutti. Siamo solidali con il sindaco per la gestione della criticità, ma nutriamo forti perplessità sulla gestione preventiva della problematica». Fa quindi riferimento alla parte del programma di Santambrogio per le elezioni del 2017 che riguardava «la prevenzione del dissesto idrogeologico, con particolare attenzione alla condizione del Tarò. Per la salvaguardia del torrente, esondato solo pochi anni prima, Santambrogio evocava immediati interventi di prevenzione e comunicazione, uniti a costanti tavoli di lavoro in cui venissero coinvolti gli enti. Purtroppo, quello che è successo ha dimostrato che non si è fatta molta strada e ancora una volta le vittime sono i cittadini medesi».

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