Varedo

Famiglia umana, laboratori per imparare

Pienamente operativa la sede di via Verdi con corsi in ciclofficina e sartoria per insegnare un mestiere ai più fragili.

Famiglia umana, laboratori per imparare
Pubblicato:

Ciclofficina e laboratorio di sartoria per imparare un mestiere e mettersi in gioco nel mondo del lavoro. E’ pienamente operativa dall’estate scorsa la sede della fondazione Famiglia Umana in via Verdi. Nella ex officina sul canale Villoresi, Danilo Cattaldo e Angelita Nati, insieme ad altri volontari, hanno creato uno spazio dedicato all’inclusione e all’integrazione.

Famiglia umana, laboratori per imparare

«La nostra idea è fare formazione recuperando i lavori di una volta, un nostro volontario, Mario, organizza piccoli corsi per insegnare a riparare le biciclette - hanno spiegato i promotori della fondazione - inoltre alcune persone ci regalano biciclette malconce, qui si smontano, si recuperano telai e copertoni che possono essere sistemati e la bici viene rimessa a nuovo».

Il primo corso è partito con cinque giovani stranieri ma poi hanno preso altre strade. «Ci piacerebbe avere un gruppo di allievi stabile, in modo da poter offrire un servizio continuativo alla città - è l’auspicio di Danilo e Angelita - ma è difficile coinvolgere le persone, perché non c’è un riscontro economico immediato, perciò, come incentivo, sarebbe bello poter usufruire di borse di studio».
Si persegue la logica del riciclo anche nel laboratorio di sartoria, dove si riuniscono cinque allieve insieme alle sarte volontarie. «Usiamo campionari di divani, stoffe o lana che ci regalano per realizzare borse, sciarpe, cappelli - ha aggiunto Angelita - purtroppo è difficile avviare un progetto perché il gruppo è un po’ incostante ma abbiamo una bravissima ragazza nigeriana che viene spesso e si occupa di riparazioni».

La sede centrale della fondazione è in uno stabile di via Nazario Sauro, dove si svolgono i corsi di italiano per stranieri (oggi in modalità online). L’accoglienza è affidata a Martin Esame, uno dei pilastri di Famiglia Umana, che cerca di dare una risposta alle numerose richieste che arrivano principalmente da stranieri provenienti da tutto in circondario.

«Qui si vede la culla della diversità, chi non sa dove andare viene qui - ha raccontato - i problemi sono vari, a volte piccoli e banali ma per chi magari non conosce bene l’italiano o la burocrazia diventano grandi. Le richieste sono principalmente soldi, casa, lavoro ma c’è anche chi non sa cosa deve fare per avere o documento o una carta di credito, oppure vengono qui i rider che hanno bisogno della bicicletta per iniziare a lavorare, o ancora chi è appena arrivato in Italia e gli servono piatti e materassi. Noi cerchiamo di dare una mano per assolvere le prime necessità».

L’anno scorso si sono rivolte a Martin più di settecento persone in cerca di una casa. La fondazione porta avanti anche un progetto di accoglienza tramite la gestione di cinque appartamenti dove sono accolte famiglie e persone in co-housing. «Con il nostro progetto non vogliamo fare assistenza infatti offriamo un appoggio temporaneo di due anni, in questo lasso di tempo le persone devono impegnarsi cercando un lavoro e dimostrando di saper gestire la casa. Cerchiamo anche di insegnare cosa vuol dire vivere in Italia, gli impegni, le scadenze, le spese da tenere sotto controllo - ha spiegato Danilo - non è facile far capire questi concetti, soprattutto per quanto riguarda il senso del dovere, ma alcuni ragazzi ce l’hanno fatto ed è entusiasmante vederli condurre una vita autonoma».
Alcune persone che si rivolgono alla fondazione vengono seguite in collaborazione con i Servizi sociali. Durante la pandemia, soprattutto nel periodo del lockdown, Famiglia umana era in prima linea e ha lavorato parecchio. «L’emergenza sanitaria ha incrementato i bisogni, sono emersi coloro che non ricevevano aiuti da nessuno - ha ragionato Martin - è stata un’opportunità per arrivare ovunque con il nostro furgone».

La solidarietà in quei mesi è stata straordinaria: «Un’azienda ci dava pallet interi di cibo prossimo alla scadenza e noi attivavamo la rete di contatti per smistare velocemente tutto. Abbiamo fatto un lavoro incredibile» ha aggiunto Danilo.
Nei progetti dell’associazione c’è il desiderio di aprire un mercatino dell’usato: «Sarebbe utile per far capire soprattutto il valore delle cose, che quando si viene qui non si prende e basta, ma si dà qualcosa, anche poco. E sarebbe attinente con il concetto di dare una seconda vita alle cose che ci accompagna nei nostri progetti».

Seguici sui nostri canali
Necrologie