"Caso" M5

Flash mob (bipartisan) per la metro a Monza "senza spacchettamenti in lotti"

A fronte di chi chiede tutte e sette le fermate, l'assessore propone: "Perché non rinunciare a quella di piazza Trento e Trieste?"

Flash mob (bipartisan) per la metro a Monza "senza spacchettamenti in lotti"
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Tutti in fila per la metro a Monza, "senza spacchettamenti in lotti". A raccogliere l'invito dell'associazione Hq Monza di presentarsi questa mattina, sabato 22 febbraio 2025, davanti al Comune, sono stati esponenti politici di ambo le parti.

Flash mob (bipartisan) per la metro a Monza

Non tutti per il flash mob hanno indossato qualcosa di lilla (così come era stato richiesto a titolo dimostrativo dagli organizzatori, a richiamo del colore della linea in questione), ma insieme, hanno ribadito la necessità che il prolungamento della linea M5 della metropolitana arrivi fino a nord di Monza. E che il progetto non venga spacchettato in due lotti, così come invece è stato paventato dall'assessore all'Urbanistica di Sesto San Giovanni Antonio Lamiranda che, di fronte agli ulteriori extra costi e al rischio che alla fine non se ne faccia nulla, si è detto pronto a chiedere che si proceda subito con una prima tratta che arrivi fino a Bettola. Tagliando di fatto fuori Monza. Almeno inizialmente.

Chi non è voluto mancare

Politici (tanti) e cittadini (qualcuno in meno), in fila indiana e guidati da Isabella Tavazzi dell'associazione Hq Monza, sono partiti da piazza Trento e Trieste per passare poi in via Italia, per l'Arengario e infine tornare davanti al Comune. Dall'ex sindaco di centrosinistra Roberto Scanagatti (sotto la cui Amministrazione aveva preso il via l'iter, sia pure con un tracciato diverso da quello attuale), al capogruppo in Senato della Lega Massimiliano Romeo, dal consigliere regionale del Partiti Democratico Gigi Ponti, alla consigliera (sia Regionale che Comunale) Martina Sassoli. A partecipare cono state anche l'attuale assessora alla Mobilità Irene Zappalà, in rappresentanza della Giunta insieme all'assessore Carlo Abbà, e l'ex titolare Giada Turato, così come il segretario del Pd cittadino Valerio Imperatori.  Del centrodestra c'erano il consigliere Pierfanco Maffè e il coordinatore cittadino di Forza Italia Giuliano Ghezzi. Assente, invece, il sindaco Paolo Pilotto che si incontrerà con i sindaci degli altri comuni coinvolti giovedì.

"Vanno fatte tutte e 7 le fermate"

"I cittadini vogliono la metropolitana, che deve arrivare fino a nord di Monza - ha ribadito con decisione Tavazzi (nella foto sotto) - Questo consentirà ai lavoratori di raggiungere Milano, ai turisti di arrivare a Monza, togliendo dalla città il traffico di attraversamento e ridurre l'inquinamento".

 

"La città vuole testimoniare l'esigenza di questa infrastruttura che è importante sotto tanti punti di vista - ha spiegato l'ex primo cittadino Roberto Scanagatti sotto la cui Amministrazione aveva preso il via l'iter per portare la M5 a Monza, ma con un progetto dal tracciato diverso da quello attuale (modificato sotto la Giunta Allevi), che virava prima di arrivare in centro, passando per il polo scolastico di via Cavallotti - Prima di tutto per l'inquinamento. Respiriamo una delle arie peggiori d'Europa e quindi sarà decisivo tagliare il traffico automobilistico. Solo realizzando il capolinea in via Lario possiamo intercettare circa 70mila autoveicoli che arrivano da est e penetrano verso Milano. In secondo luogo riusciamo a rendere centrali due poli che sono fondamentali, la Villa Reale e il Parco, così come l'ospedale, che ospita un'università, e il Polo istituzionale". Da escludersi, "la divisione del tracciato in lotti. Occorre trovare le risorse e individuare eventualmente dei risparmi che si possano utilizzare nella M5".

"No alle divisioni"

L'assessora Zappalà ha assicurato come, "all'incontro di giovedì ribadiremo che per Monza l'arrivo della M5 con le 7 fermate rimane un obiettivo strategico. Solo un lavoro di squadra, e non andando in contrapposizione, si potrà ottenere un risultato". La consigliera regionale Martina Sassoli teme però che si stia "finendo su un binario morto. Le risorse per un'infrastruttura del genere vanno trovati. I timori sono sia sulle tempistiche che, soprattutto, sulle profonde divisioni che stiamo registrando. L'ipotesi dei due lotti non può essere in alcun modo perseguita perché altrimenti non vedo per quale motivo Monza debba mettere risorse proprie se l'infrastruttura è destinata a non arrivare".

"Perché non rinunciare alla fermata di piazza Trento?"

Decisamente concreto, e non esattamente in linea con l'imperativo del fare tutte e 7 le fermate previste su Monza, l'assessore al Commercio Carlo Abbà che nel dibattito è pragmatico e fa valere la sua lunga carriera da manager. "Dobbiamo fare come succede nelle grandi realtà aziendali - ha evidenziato - Si presenta un progetto, ma non sempre è finanziabile. E quindi si fa una sorta di riduzione di costi. Si rivedono le tappe non essenziali e alla fine lo si riesce a fare. Ricordo che gli obiettivi della metro erano due: eliminare il traffico di attraversamento e raggiungere i poli istituzionali, dove ci sarà uno studentato. Davvero prevediamo di realizzare tale struttura, che servirà anche ai milanesi, senza metropolitana?". Un "taglio" che all'assessore non dispiacerebbe "è la fermata di piazza Trento e Trieste. La si può anche togliere. A poche centinaia di metri c'è la stazione e non dimentichiamo che qui si deve scavare a una profondità maggiore. E si può ridurre qualcosa anche tra Bettola e Bignami, con altre diminuzioni di costi".

 

 

 

 

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