Quando si parla di odontoiatria digitale, la domanda che sorge spontanea è: meglio il Flusso Interamente Digitale (FID) o il Flusso Analogico-Digitale (FAD)?
La risposta non è mai univoca, perché dipende dal contesto clinico, dalle esigenze del paziente e dalle possibilità operative del team.
I dottori Gianluca Santoni e Andrea Ormellese del Centro Medico Brianza di Cornate d’Adda chiariscono subito il punto: «Nella pratica quotidiana non sempre il digitale puro è la scelta migliore. Talvolta il FAD si rivela più efficace, perché consente di integrare la precisione delle nuove tecnologie con la solidità dei metodi tradizionali».
Questa visione mette in luce un concetto fondamentale: non esiste un approccio assoluto, ma un equilibrio dinamico tra innovazione e tradizione. È proprio da questa prospettiva che si sviluppa l’intero discorso sull’evoluzione dell’odontoiatria moderna.
Odontoiatria moderna in continua trasformazione
Negli ultimi decenni l’odontoiatria ha vissuto un cambiamento radicale. L’introduzione di materiali innovativi e tecnologie avanzate ha reso possibili procedure sempre meno invasive. L’ultimo decennio, in particolare, ha visto l’esplosione del sistema CAD/CAM, con software aperti e interfacce comuni capaci di dialogare tra loro. Santoni e Ormellese sottolineano che «la vera differenza non la fa la macchina, ma la professionalità del team clinico. È l’équipe che decide quale metodica applicare, valutando caso per caso».
La priorità del giudizio clinico
Il cuore del problema è proprio questo: non si può ridurre la scelta a digitale contro analogico. L’approccio deve essere strategico. «Per il miglior trattamento del paziente – spiegano i due medici – valutiamo se prendere impronte digitali o tradizionali, sempre in base al caso e coinvolgendo implantologo, protesista e tecnico. È la collaborazione che garantisce il risultato migliore». Il clinico esperto ha quindi a disposizione due percorsi: FID (Flusso Interamente Digitale) e FAD (Flusso Analogico-Digitale).
FID o FAD?
La letteratura scientifica tende a privilegiare il FID, soprattutto in protesi e chirurgia. Tuttavia, nella pratica quotidiana il FAD è spesso più diffuso, perché combina semplicità, economicità e affidabilità,
Il ruolo del digitale nell’integrazione dei dati
Il digitale ha un vantaggio indiscutibile: permette di integrare informazioni diverse. Grazie alla pianificazione, si possono interfacciare dati intraorali ed extraorali, inserire immagini del paziente, valutazioni cromatiche, dinamica delle labbra, fonetica, dimensione verticale e persino mock-up virtuali. Questa estensione della valutazione globale consente di avere un quadro più completo e di condividere con il paziente una visione chiara del percorso terapeutico. Gli scanner intraorali (IOS), a luce strutturata o laser, permettono di rilevare impronte direttamente nel cavo orale e generare file digitali. Il grande vantaggio del FID è la comunicazione immediata: «Il clinico può confrontarsi in tempo reale con l’odontotecnico mentre il paziente è ancora alla poltrona, apportando modifiche istantanee», spiegano i medici. Ma non sempre è possibile: «Ci sono casi in cui l’impronta digitale intraorale non si riesce a ottenere».
In queste situazioni si ricorre al metodo analogico, digitalizzato successivamente in laboratorio: ecco il FAD.
Esempio: le riabilitazioni complesse su impianti
Un esempio concreto riguarda le riabilitazioni complesse su impianti. Santoni e Ormellese raccontano: «In alcuni casi abbiamo riscontrato che lo scanner IOS non riusciva a leggere correttamente la linea miloioidea. Quando capita preferiamo un’impronta con materiale rigido e tray personalizzato. Il gesso di Parigi resta il più preciso per trasferire le posizioni implantari”.
Pianificazione complessa e chirurgia guidata
Il digitale è un alleato prezioso nella chirurgia implantoprotesica. La diagnosi radiologica tradizionale non basta: serve uno studio volumetrico con TAC spirale o CBCT. Questa integrazione di dati consente di affrontare casi difficili, come le atrofie ossee. Nei pazienti edentuli totali, il digitale ha permesso di ridurre il numero di impianti, talvolta inclinati, per superare ostacoli anatomici. Il vantaggio principale è la predicibilità del risultato. Il progetto chirurgico può essere mostrato al paziente con mock-up, aumentando fiducia e consapevolezza.
La chirurgia guidata, con dime digitali, è l’estensione naturale della pianificazione.
«È una procedura complessa, ma ci consente di affrontare interventi con grande accuratezza, riducendo i rischi, ad esempio sul nervo mandibolare», sottolineano i dottori.
La curva di apprendimento e la prevedibilità
La scelta tra digitale e ibrido dipende dalla preparazione dei professionisti. «La prevedibilità è legata alla curva di apprendimento, alle conoscenze tecnologiche e al supporto odontotecnico». Il FAD ha un ruolo chiave: permette di acquisire esperienza gradualmente, contenendo i costi e compensando la rapida obsolescenza dei sistemi digitali.
Il paziente al centro
Alla fine, chi beneficia di questa evoluzione è il paziente. «Il successo del trattamento è frutto di un lavoro fondamentale. L’équipe deve saper scegliere ogni volta lo strumento più idoneo, garantendo salute e soddisfazione a lungo termine».
Per prime visite e consulenze senza impegno i dottori Santoni e Ormellese sono a disposizione dei pazienti al Centro Medico Brianza di Cornate d’Adda, in via Castello 5/A (tel. 039.6095873)
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