Monza

Fu accusato di abusi sulle figlie. Il papà giudicato innocente ma ha «perso» cinque anni

La ex moglie lo aveva denunciato: sia il Tribunale di Monza che quello di Milano hanno dato ragione a lui.

Fu accusato di abusi sulle figlie. Il papà giudicato innocente ma ha «perso» cinque anni
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La ex moglie lo aveva denunciato, ma sia il Tribunale di Monza che quello di Milano hanno dato ragione a lui: non aveva mai abusato delle figlie, ma comunque anche dopo che il fascicolo è stato archiviato nessuno gli restituirà i cinque anni di tempo perso.

La denuncia dell’ex moglie

Un legame durato 14 anni e dal quale sono nate due gemelline. Sette anni di fidanzamento, altrettanti di matrimonio. Poi qualcosa nella coppia si è spezzato. E’ arrivata la separazione (consensuale) e le pratiche del divorzio.

E per il padre, monzese di 50 anni, è stato l’inizio di un difficile iter giudiziario, fatto di accuse di abusi sulle figlie - che poi sarebbero state archiviate - ma anche di incontri negati. Con ripetuti appelli da parte del legale che lo assiste - l’avvocata Roberta Colombo di Milano - ai Servizi sociali del Comune.

Un rapporto, quello tra i due ex coniugi, caratterizzato da un’altissima conflittualità - come aveva sottolineato il pm monzese Carlo Cinque nella richiesta di archiviazione delle accuse mosse nei confronti dell’uomo - nel quale, a pagare un prezzo altissimo sono anche e soprattutto le bambine.

La vicenda aveva preso il via nel 2015 con la separazione che era avvenuta in via del tutto consensuale. Solo che poi, come emerge dalle carte della Procura, la ex moglie «non rispettava quanto stabilito dal Giudice, impedendo al padre di passare del tempo con le bambine in diverse occasioni». Di qui il ricorso presentato dell’uomo, nel 2017, al Tribunale Civile di Monza per chiedere la modifica delle condizioni di divorzio. Ricorso cui ha fatto seguito, nemmeno un mese dopo, la querela della ex moglie relativa a «presunti abusi sessuali commessi dall’uomo ai danni delle figlie di cui la donna aveva ricevuto confidenze direttamente dalle minori».

L’iter giudiziario

Dopo avere sentito le minori, l’autorità giudiziaria di Monza aveva avanzato una prima richiesta di archiviazione «ritenendo non sussistente né le condotte maltrattanti, né le condotte di abusi sessuali ascrivibili al padre».

Richiesta che in un primo tempo non era stata accolta dal gip che aveva chiesto un supplemento investigativo. Dalle indagini - e in particolare dalle registrazioni di telefonate - è emerso come «l’atteggiamento fortemente scontroso e ingiurioso delle piccole, che all’epoca avevano sei anni, poco si confaceva alla loro età anagrafica dato l’utilizzo di termini, ragionamenti e atteggiamenti utilizzati dagli adulti».

Di fronte al contenuto della consulenza tecnica, il gip di Monza aveva accolto la seconda richiesta di archiviazione avanzata dal pm. Nel frattempo la ex moglie del 50enne aveva presentato querela anche a Milano. Anche in quel caso il pm Monia Di Marco aveva chiesto l’archiviazione, condividendo le osservazioni che avevano portato il gip monzese a pronunciarsi al favore dell’archiviazione.

«La forte conflittualità tra i genitori, con i conseguenti enormi stress emotivi a cui le minori sono sottoposte, creano non poche ombre circa la veridicità dei racconti da loro forniti», si legge nella documentazione della Procura di Milano. Anche in questo caso, il gip ha disposto l’archiviazione del procedimento.

Non vede le figlie da 5 anni

Il 50enne è rappresentato dall’avvocata Roberta Colombo che da anni chiede ai Servizi Sociali di Monza che creino le condizioni adeguate per far sì che possa incontrare le figlie. In diverse occasioni - ha spiegato l’avvocata - ha scritto, tanto ai servizi sociali, quanto al sindaco e agli assessori, senza mai ricevere una risposta. «Premesso il fatto che in diverse occasioni, messe a verbale, la stessa ex moglie aveva affermato di non credere davvero alle parole delle figlie e di non aver mai pensato sul serio che lui avesse potuto abusare di loro, rimane il fatto che il mio cliente non vede le sue figlie ormai da anni - ha spiegato l’avvocata Colombo - Nel tempo si sono susseguite cinque diverse assistenti sociali e non c’è stato alcun percorso di sostegno alla genitorialità. Gli incontri sono stati calendarizzati dopo quasi tre anni di affido delle bambine all’ente, con un primo incontro previsto il 23 marzo di quest’anno che è andato a vuoto». Un fatto, quello dell’incontro andato a vuoto, sul quale l’avvocata Colombo, ha voluto precisare come in quell’occasione «le minori siano giunte presso lo spazio neutro senza preparazione alcuna, senza l’educatrice domiciliare, senza l’assistente sociale di riferimento. Non sono scese nemmeno dall’auto condotta dalla madre, rifiutandosi di incontrare il padre».

La replica del Comune

Da parte sua il Comune fa sapere come «il Settore Servizi Sociali confermi di avere attivato lo spazio neutro richiesto, quale luogo di incontro tra il padre e le due figlie, non appena concordato con entrambi i genitori. Ciò nel rispetto dei tempi evolutivi delle minori, come da indicazioni degli specialisti che collaborano con gli operatori dei Servizi Sociali». Lo spazio neutro, fanno sapere ancora dagli uffici del Comune, è stato attivato secondo un calendario ben preciso. L’8 marzo di quest’anno è avvenuto un incontro tra gli operatori, i minori e la madre per la comunicazione dell’avvio dello spazio neutro. A ciò è seguito, il giorno seguente, un primo incontro del padre con l’operatore dello spazio neutro. Il 23 marzo, così come spiegato dall’avvocata Colombo, si è tenuto il primo incontro congiunto di entrambe le minori con il padre in spazio neutro che però «non è avvenuto perché le minori si sono rifiutate di scendere dall'auto».

«A seguire sono stati calendarizzati, per i mesi di maggio e giugno, incontri a cadenza quindicinale dedicati alla singola minore con il padre. Ad oggi gli incontri non risultano effettuati perché le bambine si sono rifiutate di vedere il padre». E concludono «Il Comune smentisce di non avere attivato quanto necessario per favorire gli incontri tra padre e figlie e auspica vivamente di superare l’evidente situazione di empasse nel solo interesse e benessere delle bambine e con la piena collaborazione di

entrambi i genitori».

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