Lavoratori sempre più preoccupati

Gianetti Ruote, la Cgil "I lavoratori non vanno abbandonati"

"Serve con urgenza che la politica rimetta al centro dell'agenda il lavoro". 

Gianetti Ruote, la Cgil "I lavoratori non vanno abbandonati"
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Gianetti Ruote, la Cgil "I lavoratori non vanno abbandonati. Serve con urgenza che la politica rimetta al centro dell'agenda il lavoro".

Gianetti Ruote, transenne fuori dall'azienda dove c'era il presidio dei lavoratori

Come riporta una nota del sindacato, " L'ennesima beffa nei confronti dei lavoratori e lavoratrici della Gianetti, che dal 3 luglio a seguito della comunicazione del licenziamento per chiusura dello stabilimento di Ceriano Laghetto hanno presidiato giorno e notte la fabbrica per provare a difendere il posto di lavoro, si è consumata nella notte di ieri 20 ottobre con l'installazione da parte dell'Azienda di transenne che recitano e chiudono l'intera area in cui si trovava il presidio dei lavoratori. La recinzione è comparsa dopo che nei giorni precedenti sono state smontate e portate via le
strutture (tenda degli alpini, gazebo da utilizzare per cucinare e container che fungeva da magazzino) necessarie al mantenimento della presenza e permanenza dei lavoratori davanti ai cancelli per impedire lo smantellamento degli impianti e la fuga senza alcuna ripercussione per il problema sociale ed occupazionale che la proprietà di Gianetti sta causando sul territorio.

"Situazione preoccupante"

Per Stefano Bucchioni e Pietro Occhiuto della Fiom Cgil Monza e Brianza "Quanto sta avvenendo sulla vertenza Gianetti è preoccupante per tutto il Paese siamo di fronte ad una situazione che rende palese la debolezza delle Istituzioni nei confronti delle scelte di fondi e multinazionali che vengono in Italia, magari anche utilizzando soldi pubblici, per poi in una logica di mercato portare le produzioni ed il lavoro altrove senza preoccuparsi del disagio sociale che causano e senza che questo possa essere impedito”.

La procedura avviata dalla Gianetti - spiega la Cgil in una nota - prevedeva la chiusura del sito di Ceriano Laghetto ed il licenziamento di 152 lavoratrici/lavoratori da individuare attraverso l'applicazione dei criteri di legge nei due siti di proprietà del fondo finanziario Quantum.

Gli incontri e le richieste

"Durante gli incontri  - proseguono i due sindacalisti - è stato più volte proposto, che venisse adottata la cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione come strumento alternativo alla cessata attività, unico strumento possibile per la salvaguardia occupazionale. La richiesta si basava su due criteri fondamentali, rendere fattibile la re industrializzazione del sito di Ceriano e garantire continuità produttiva ed occupazionale del sito di Carpenedolo attraverso un piano di investimenti. L'azienda ha sempre respinto tale proposta e ha precluso, fin dal 3 luglio, ogni possibile soluzione condivisa rimanendo ferma sulle sue posizioni iniziali e venendo meno ad ogni possibile impegno sul futuro dei due stabilimenti. Vi sono state anche proposte da parte del Ministero, condivise e sostenute dalla Regione Lombardia, per trovare una soluzione condivisa e permettere, attraverso anche l'impegno del MISE e INVITALIA, di trovare soggetti interessati a rilevare il sito di Ceriano Laghetto passando dal ritiro della procedura e l'utilizzo di 13 settimane di cassa integrazione speciale per avere il tempo necessario alla costruzione di una positiva soluzione.

“Anche in questo ci siamo scontrati, a discussione già avanzata, in Regione Lombardia con uno scoglio inaspettato infatti abbiamo appreso che anche le 13 settimane di cassa integrazione speciale previste dal decreto del 23 luglio, sostenute e proposte dal MISE durante l'incontro del 4 agosto, secondo l'Inps non sono fruibili - spiegano i rappresentanti della FIOM di Monza – è sconcertante il silenzio da parte del MISE che dall'ultimo incontro di agosto, con una convocazione che sembrava imminente, c'è stato fino purtroppo alla fine della procedura avvenuto il 17 settembre con il mancato accordo tra le parti anche perché lo strumento proposto non era fruibile”.

Nella mattina di sabato 18 settembre - prosegue la nota della Cgil - l'azienda ha staccato le prime lettere di licenziamento e allo stesso tempo avviato una procedura di trasferimento per alcuni lavoratori da Ceriano Laghetto verso Carpenedolo che, nell'assurdità della vicenda, è sotto organico a causa dei mancati rinnovi dei contratti in somministrazione. Paradossale è che venerdì alla richiesta di ragionare sugli organici complessivi e di valutare eventuali trasferimenti volontari, l'azienda abbia risposto sostenendo per l'ennesima volta di non essere disponibile e che la volontà era di cessare l'attività.

“Presso la sede di Regione Lombardia abbiamo ribadito che era, ed è, necessario richiamare l'attenzione delle istituzioni sulla vertenza per salvaguardare l'occupazione sia nel territorio Brianzolo sia sul sito di Carpenedolo, motivo per il quale a nostro parere la cassa integrazione per riorganizzazione restava in quella situazione l'unico strumento attraverso il quale l'azienda presentasse un piano industriale credibile. Piano che i lavoratori di Gianetti Fad Wheels di entrambi i siti chiedono da anni senza che l'azienda dia risposte e per il quale già nel 2019 avevano cercato di coinvolgere la Regione” ci spiega Stefano Bucchioni che poi prosegue “oltre ad esprimere amarezza per come si è sviluppata la vicenda crediamo che il tema delle delocalizzazioni debba essere affrontato in ambito nazionale, a partire dal Governo, non come ha fatto finora, lasciandosi smentire dall'Inps e non vincolando l'azienda
alle sue responsabilità anche sociali come sancito anche dalla Costituzione che troppo spesso non viene applicata e tradotta nelle norme legislative”.

"Necessarie norme ad hoc"

Il segretario generale della FIOM CGIL Brianzola Pietro Occhiuto aggiunge “è necessario prevedere delle norme ad hoc riguardo le crisi, le delocalizzazioni e le chiusure che siano finalizzate alla tutela dell'occupazione e alla re industrializzazione accompagnandole con ammortizzatori sociali in grado di sostenere la continuità industriale e non a decretarne la fine”.

Il Tar ha respinto le istanze dei sindacati

La speranza dei lavoratori, che già avevano ricevuto la lettera di licenziamento, rimaneva appesa al pronunciamento del Tribunale di Monza sul ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali sulla legittimità della procedura.
La sentenza emessa ha però, purtroppo, respinto le istanze presentate dai sindacati in rappresentanza dei lavoratori ed ha legittimato almeno per ora la procedura avviata dall'Azienda e i conseguenti licenziamenti.

“Pur rispettando il ruolo del Tribunale non condividiamo le motivazioni della sentenza ed è per questo che abbiamo fatto ricorso sulla stessa – commenta Pietro Occhiuto, che poi prosegue – la sentenza non rende giustizia per i lavoratori e le lavoratrici messi sulla strada all'improvviso con una fredda comunicazione ricevuta via mail o telegramma ancor prima che venisse comunicata l'intenzione aziendale alle OO.SS. come invece è previsto dalla Legge 223/91 e dal CCNL dei metalmeccanici. Il tribunale ha interpretato, citando una serie di incontri, per svolta e la procedura di informazione preventiva ma dimostreremo che così non è andata”.

Presidio difficile e area transennata

Dopo la sentenza, oltre allo sconforto e alla giustificata arrabbiatura dei lavoratori ma con comunque la volontà di proseguire nel presidio per avere giustizia nei confronti di una proprietà arrogante, si sono moltiplicati i problemi per i lavoratori che di punto in bianco si sono ritrovati con lo smantellamento delle strutture che erano state messe a disposizione dal Comune, dalla Protezione Civile e dagli Alpini e che quindi hanno reso più difficile il proseguo
della permanenza continua davanti allo stabilimento.
Ultimo atto come, appunto, il transennamento dell'area montato nella notte che rende impossibile l'accesso in via stabilimenti a Ceriano e quindi di fatto sgombera il presidio dei lavoratori.

“Stiamo assistendo all'abbandono dei lavoratori da parte di tutte quelle istituzioni che dovrebbero aiutarli, Ministero, Regione, Provincia ed ora anche il Comune - concludono i sindacati. E' una situazione preoccupante che manifesta l'impotenza, dovuta anche al peggioramento negli anni delle norme di tutela del lavoro, di poter contrastare nel nostro Paese le scelte scellerate delle multinazionali e delle imprese. Questi lavoratori non hanno nulla da recriminarsi e stanno facendo tutto ciò che possono per difendere il loro lavoro, il loro reddito ed il sostentamento delle loro famiglie. Lo stanno facendo con grande forza e con tanta dignità, lo stanno facendo per loro ma è chiaro che questa è una battaglia che parla in modo più ampio a tutti. La Politica deve dare risposte a questi lavoratori e cittadini, non solo cercarli quando ci sono le elezioni o facendo passerelle. E' una vertenza che rende evidente la necessità di un intervento urgente da parte della politica che deve rimettere al centro della discussione il lavoro, i lavoratori. Serve una norma urgente che obblighi le imprese ad impegnarsi al mantenimento dell'occupazione sui territori quando de localizzano o chiudono".

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