La battaglia continua

Giornata mondiale della Salute mentale: due poesie per ricordarla

In occasione della ricorrenza del 10 ottobre, il prof Maurizio Munda di Limbiate invita a tenere alta l'attenzione sul tema

Giornata mondiale della Salute mentale: due poesie per ricordarla
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Giornata mondiale della Salute mentale: due poesie per ricordarla. In occasione della ricorrenza del 10 ottobre, il prof Maurizio Munda di Limbiate invita a tenere alta l'attenzione sul tema

Giornata mondiale della Salute mentale: due poesie per ricordarla

Oggi, 10 ottobre, ricorre la Giornata mondiale della Salute Mentale. Il professor Maurizio Munda di Limbiate da più di vent'anni si batte per i diritti dei malati psichici e in occasione di questa ricorrenza propone due poesie per tenere alta l'attenzione su un tema importante e troppo spesso dimenticato. Docente di diritto all'Itc Pacle Elsa Morante di Mombello, il prof Munda  è ideatore di una proposta di Centro polifunzionale per la Salute mentale: un presidio dove  dare  risposte mirate e personalizzate ai pazienti al fine di migliorare la qualità della loro vita ma anche un luogo che fornisca  supporto e assistenza continuativa alle famiglie che ogni giorno convivono con il disagio mentale.

Ha presentato vari progetti

Sul tema della salute mentale, il limbiatese  ha presentato progetti in varie sedi istituzionali e il suo  impegno in ambito sociale gli è valso il riconoscimento di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica. "Nessuno si occupa dei sofferenti di disagio psichico. Nessuno durante la campagna elettorale ha speso una parola per gli ultimi e i disabili mentali sono tra gli ultimi. Aiutare i disabili mentali e le loro famiglie è l’obiettivo della mia vita" ha ricordato Munda.

Le due poesie del prof Munda

“Pensiero di anonimo” e…io?

La vita, un percorso che non conosco.
Come te, come voi, ho le vostre sensazioni,
ma li comunico, dite Voi, in modo diverso.
Non voglio essere un altro,
semplicemente, uno come tutti.
Non mi abbandonate dietro il
grigiore di quelle pareti chiuse,
ove il mondo è estraneo.
Non so allacciarmi le scarpe.
Non so usare le posate, mangio con le mani.
Devo essere imboccato.
La mia felicità è vedere qualcuno
che ammiri il mio orologio, di cui non
conosco l’uso e non so spiegarlo, anche
perché non parlo.
La mia felicità è vedere qualcuno che mi regali un sorriso, che mi
parli, ma non posso capire, perché non conosco il significato delle
parole.
Vedi quei signori con quell’affare bianco addosso, mi danno
le medicine, ma non le voglio, penso che mi diano veleno.
Soffro.
Incontro la gente e ha paura, ma non faccio del male, non so
cosa faccio, non mi capiscono, dicono che sono folle.
Chiedo il buonsenso, l’amore,
voglio scrivere, non posso farlo, non so scrivere.
L’OMS non so cosa sia, signori vestiti bene che discutono ogni
tanto di me e di tutti quelli come me.
Vedete signori, io non conosco la vostra lingua, ma vi chiedo,
toglietemi da questo grigiore, da queste stanze con le sbarre.
Voglio essere aiutato, non abbandonato.

Mi date le chiavi, ma non ho autonomia, non so cosa farmene.
Sigle strane abbreviate che non capisco, mi dicono che sono per
aiutarmi, ma io non vedo nessuno.
Politici discutete e fate passerella, pacche sulle spalle
e poi il nulla.
Vi fate vedere solo per il panettone con le telecamere che vi
riprendono, per favore state casa, io esisto anche il resto
dell’anno.
Invitate gli altri, quelli vestiti bene, che hanno tutto, che non
prendono le medicine che vivono come vogliono, dite loro

e…io?

Signori, ho un sogno
la mia vita senza sbarre, come Voi.
Anch’io sono una persona.
Anch’io ho i miei sentimenti.
Piango io, piango io, piango io.
Canto storpiando le parole, urlo, ti scuoto e ti perseguito.
Non mi fare del male, perché io non faccio male, semplicemente
non so cosa sto facendo.
Soffro e non mi rendo conto se tu soffri per me, perché non lo
capisco.
Ti vedo piangere, non farlo, altrimenti piango anch’io.
Spero di vedere un muro in demolizione, per indicare
che non ci sono più barriere.
Una finestra con le sbarre spezzate,
per indicare una nuova mentalità di apertura,
di lotta allo stigma, di rispetto alla persona
a me, a me, a me… e io, e io.
Mi vuoi bene, mi vuoi bene, bacino, bacino.
e …io?

aiutiamo chi soffre, idee e valori che non moriranno mai.

“Sa dire mamma e papà”

È nato, festa grande,
un bel bambino, paffuto e ricciolino.
Sano, vispo e dalla culla fa capolino.
Sgrana gli occhioni come per dire anch’io sono qui.
Agita le manine come per fare ciao.
Nella culla, dalla giostrina con carillon
vede girare farfalle, belle e colorate.
Non sa cosa siano ma ride di gioia. È felice.
Improvvisamene piange, ha fame.
Una febbre forte lo assale.
Il medico tranquillizza i familiari.
tranquilli state tranquilli,
febbre come tutti i bambini, passerà e sarà più forte di prima.
Diagnosi errata e malattia non riconosciuta.
La febbre dopo diversi giorni passò ma
la mente in modo irreparabile franò.
Sconforto, la mente con la luce spenta per sempre.
Il bimbo, non parla bene e il medico esclamò
tranquilli, sa dire mamma e papà.
Parlerà, parlerà.
Crebbe sano e forte, fisicamente una roccia,
con la mente totalmente inesistente per tutta la vita.
Non sa leggere, non sa scrivere, farfuglia le parole.
A scuola non può andare.
Anni di cura, sempre, ogni giorno, tutta la vita.
Rifiuta le gocce, vuole le gocce.
La mente per lui è un vuoto che non si può colmare.
Una goccia nel mare.
Gocce come lacrime amare.

Gocce come la rugiada sulle foglie.
Un bell’uomo senza la mente.
Crisi, panico, forza e mente assente.
La sua mente è come la nebbia, non si vede.
Esprime in qualche modo le sue emozioni.
Tanto prende le gocce e sa dire mamma e papà.
E poi non parla come tutti e non sa chiedere aiuto.
Vive il suo mondo fatto di piccoli gesti
e di poche parole strampalate.
Vive serenamente la sua esistenza grazie all’amore,
tanto amore dei familiari per farlo vivere come tutti,
ogni giorno, sempre, per condurre la vita come tutti.
Fuori, invece, esistono muri invisibili ma insidiosi
da abbattere, ipocrisia, stigma, abbandono, solitudine,
parole a vuoto di chi si sente esperto e non lo è,
perché non ha mai provato sulla propria pelle
cosa vuol dire essere assenti tutta la vita.
Parole di circostanza quando succedono disgrazie,
interviste, salotti, talk show,
tutto fa audience, fatti di cronaca
e nulla più e poi tutto tace fino alla tragedia successiva.
La mente non lo aiuta, lo isola.
Ma si ribella, beve le gocce, non beve le gocce.
Grida la sua passione, la sua volontà di esserci.
Dice anch’io ci sono e voglio essere come tutti
e libero di muovermi, di agire, di prendere la bicicletta
e fuggire ma non posso, non conosco.
Con la mente che corre animata dalla fantasia
e le farfalle colorate legate alla giostrina che non volano.
Anche la sua mente non vola.
Tanto sa dire mamma e papà.

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