Biassono

Giovane anestesista in missione in Madagascar

Il racconto dell'esperienza tra i popoli dell'Africa: sessanta interventi chirurgici in poco più di due settimane.

Giovane anestesista in missione in Madagascar
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E' la sua terza missione in terra africana. Valentina Noseda, che per sette anni è stata volontaria della Croce Bianca di Biassono, racconta la sua recente esperienza in Madagascar.

In missione in Madagascar

"Alla mia terza missione in Africa, seconda in Madagascar, come specializzanda in anestesia, ritrovo un ospedale che si è ingrandito rispetto a sette anni fa quando ancora ero una studentessa di medicina". Valentina Noseda, nata a Monza, ha vissuto per anni a Biassono dove ha svolto volontariato nella Croce Bianca per 7 anni. La 33enne lavora all'ospedale Manzoni di Lecco come Anestesista all'ultimo anno di scuola di specializzazione. Ci racconta la sua missione in Africa. «Ecco Andavadoaka, villaggio di pescatori, sulla costa Ovest del Madagascar affacciata sul canale del Mozambico, a 200 chilometri da Tulear, raggiungibile solo con un fuoristrada su una pista sabbiosa e piena di buche in circa 7 ore di viaggio».

Al lavoro con un'equipe chirurgica

Partita con un’equipe chirurgica, ha svolto 60 interventi chirurgici in sala operatoria in poco più di due settimane di attività: «Da quelli più semplici come ernie inguinali, fistole anali, cisti e lipomi a isterectomie di uteri che arrivano a pesare anche più di 3 chili. Anestesie generali, locoregionali, locali e sedazioni si sono intervallate in questo periodo davvero ricco per l’ospedale Vezo che vede fino a 180 accessi giornalieri. Un ospedale in cui volontari italiani e operatori malgasci collaborano da ormai 15 anni fornendo assistenza sanitaria alla popolazione. Un ospedale che coopera con Ong presenti sul territorio su progetti di prevenzione ed educazione. Un ospedale in cui vorresti fermarti e fare sempre di più. Abbiamo osservato pazienti che erano alla loro prima esperienza chirurgica, pochissimi assumono farmaci, è lo specchio di una società che conosce la malattia nella forma più estrema e solo allora si reca in ospedale".

Un'esperienza gratificante

"La sfida più ardua è confrontarsi quotidianamente con le risorse limitate, farmaci non sempre disponibili, l’attesa degli ordini dalle farmacie locali, adeguarsi ai materiali che si hanno a disposizione, presidi talvolta troppo grandi o troppo piccoli- sottolinea Valentina - E’ una realtà difficile da comprendere in cui capita di sentirsi impotenti, penso ai nostri ospedali dove c’è tutto e forse troppo. Torniamo comunque molto orgogliosi per quanto fatto in questo posto remoto. Qui il tempo non esiste, le barche non hanno motori, i carretti sono trainati dagli zebù, il popolo veste le magliette dei calciatori europei famosi negli anni ‘90. Grazie all’associazione, all’equipe e a questa terra rossa che mi ha fatto sentire a casa a 7mila chilometri di distanza".

Il servizio sarà pubblicato anche sul Giornale di Carate in edicola da martedì 2 gennaio 2023.

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