Hanno vissuto tra i più poveri del mondo, «La missione ha cambiato il nostro sguardo»
Otto testimonianze durante la veglia missionaria decanale celebrata lunedì sera in chiesa parrocchiale
Esistono persone straordinarie e spesso sono vicine, vicinissime a noi. Otto di loro sono salite sull’altare lunedì sera, condividendo altrettante esperienze di vita accanto ai più bisognosi del mondo durante la veglia decanale organizzata in occasione della Giornata missionaria mondiale. Presentate dal parroco della Comunità pastorale «Beato Mario Ciceri», don Claudio Borghi, hanno smosso i cuori dei tanti presenti; impossibile non fermarsi e chiedersi: se lo hanno fatto loro - chi giovanissimo, chi genitore, chi in procinto di laurearsi - perché io continuo a restare seduto sul divano di casa?
Hanno vissuto tra i più poveri del mondo
A Luca e Davide il compito di rompere il ghiaccio: insieme a don Claudio e ad altri sei ragazzi questa estate sono volati in Ecuador, nella missione di Sara Viganò e Mauro Motta. Hanno trascorso due settimane vedendo da vicino la preziosa opera svolta dalla coppia veduggese volontaria del Mato Grosso: dalla scuola di falegnameria al progetto lavorativo fino al sostegno offerto ai più fragili. Dando anche una mano: hanno consegnato viveri, portato in spalla mattoni, munto, trebbiato. E incontrato persone capaci di lasciare il segno: un esempio che «ora proveremo ad applicare nella nostra vita».
Andrea, la moglie Letizia e i loro tre figli hanno vissuto sette anni in Brasile, sempre con il l’Operazione Mato Grosso. Lì, all’interno di un oratorio, sono stati genitori, professori, educatori.
«La missione ha cambiato il nostro sguardo»
«La missione è stata per noi un cammino di conversione personale - ha raccontato Andrea - Arrivare pieni di sé dall’Italia e trovarsi davanti a bambini che non hanno nulla, a famiglie che vivono alla giornata. Sentirci piccoli, impotenti, nudi ci ha aiutato a crescere e a vivere in modo diverso».
Si apprestato a vivere la stessa esperienza anche Giovanni e Micol, insegnanti besanesi, genitori di due bimbi piccoli: l’intera famiglia trascorrerà tre anni nel sud del Brasile a partire dal prossimo gennaio.
«Sentivamo l’esigenza di vivere la nostra realtà coniugale all’interno di un cammino di fede», ha spiegato Giovanni. Fede che ogni giorno nutre il bene che prova per Micol. Si sono così formati al Pime; in Brasile si divideranno tra una struttura per donne tossicodipendenti, le attività educative in parrocchia e la casa di riposo per i padri anziani del Pontificio Istituto Missioni Estere per «imparare cosa significa donare se stessi».
Sull’altare sono saliti anche la giovanissima Gaia che, insieme ad Andrea e ad altri 41 adolescenti della Comunità pastorale, a luglio è stata nella comunità missionaria Villaregia di Lonato del Garda e poi a Scafati, nel Salernitano, in un campo di Libera, l’associazione impegnata nella lotta alle mafie.
E Maria che lunedì pomeriggio, poco prima della veglia, aveva discusso la tesi di laurea in Fisica. La sua destinazione estiva è stata l’India: un mese al confine con il Bangladesh accanto alle missionarie dell’Immacolata che «ha cambiato il mio sguardo».
Tutte parole, quelle pronunciate lunedì, spinte da un entusiasmo da non far cadere mai. Anzi, da condividere il più possibile, come ha invitato a fare padre Mario Malacrida, nuovo referente dell’Ufficio missionario diocesano per la zona quinta che ha chiuso la cerimonia.