Briosco

I medici non davano speranze ma «lui toccò la sua magliettina e ci rassicurò: “Al moeur no...”»

L’emozionante storia che lega la famiglia Garruto all'indimenticato don Rino Buraglio

I medici non davano speranze ma «lui toccò la sua magliettina e ci rassicurò: “Al moeur no...”»
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La comunità brioschese non ha dimenticato don Rino Buraglio, l’ex parroco di Fornaci e Capriano morto a soli 61 anni il 29 luglio del 2002 sulle pendici del monte Resegone. Quando chiedi a chi lo ha conosciuto di parlare di lui, il tono della voce si addolcisce all’istante e i ricordi emergono a fiumi. Ricordi di un sacerdote ed insieme di un periodo che hanno inondato il paese di entusiasmo, come non si era mai visto.

Una storia di dolore lacerante e gioia infinita

Tra chi conserva ricordi preziosi di don Rino c'è Domenico Gherry Garruto. Gli viene ancora la pelle d’oca al solo pronunciare il suo nome. Perché ciò che lo lega all’indimenticato ex parroco è una storia di dolore lacerante ed insieme di infinita gioia. Domenico ce la racconta nel suo salone da parrucchiere, in corso Libertà a Carate Brianza. Poco distante, impegnato in un taglio, c’è il suo secondogenito, Jean, oggi 26enne. Ne aveva solo 3 quando un giorno, improvvisamente, si è sentito male.

«Stavamo assistendo a una gara di ballo, ha iniziato a lamentarsi, è sbiancato, la fronte scottava». Domenico e la moglie ebbero la prontezza di portarlo subito al pronto soccorso. «Pensavamo ad una forte influenza, mai avremmo immaginato di sentirci dire dai medici che le condizioni di nostro figlio erano disperate».
Jean aveva la meningite. «Ci è caduto il mondo addosso».

Le indimenticabili parole di don Rino

La famiglia Garruto ancora oggi vive a Briosco. Vent’anni fa Domenico ci lavorava anche, nel salone di via Trivulzio, nel centro di Capriano. Credente ma non praticante, è lì che aveva conosciuto don Rino, tagliandogli i capelli.
«Io e mia moglie non sapevamo cosa fare; Jean era stato intubato, ricoverato in Rianimazione. Ogni sera i dottori ci preparavano al peggio. Abbiamo così deciso di andare da don Rino che ci disse di tornare con una maglietta di Jean. L’abbiamo fatto, l’ultima che aveva indossato».
Il prete l’ha toccata, poi ha alzato lo sguardo verso i genitori e con l’immancabile dialetto ha pronunciato due parole che Domenico ha ancora nelle orecchie «Moeur no (non muore, ndr)». «Da quel momento ci è stato sempre accanto, come il resto della comunità. Ci ha anche indirizzato ad un laico al Sacro Monte di Varese». Grazie al lavoro straordinario dei medici e, forse, dall’aiuto da Lassù, dopo circa una settimana è successo quello di cui don Rino era sempre stato sicuro: il bimbo è migliorato improvvisamente e a una velocità tale che «solo dopo pochi giorni scorrazzava allegramente per il reparto».

Un legame indissolubile

Un’esperienza terribile e meravigliosa che ha legato in modo indissolubile il parrucchiere e l’ex parroco.
«Proprio in quel periodo avevo venduto il negozio di Capriano e avevo quindi più tempo a disposizione. Così mi sono buttato nell’oratorio e poi nella cantoria: ambienti che prima non avevo mai frequentato ma che mi hanno regalato tre anni bellissimi».
Fino alla scomparsa di don Rino.

Due iniziative in ricordo di don Rino

L'anno prossimo ricorrerà il ventesimo anniversario della scomparsa di don Rino Buraglio e le autorità civili e religiose brioschesi si stanno già muovendo.
Il vicesindaco Massimiliano Bello ha lanciato l'idea, condivisa dall’intero Esecutivo, di intitolargli la sede delle Penne nere di Capriano.
La seconda iniziativa è invece partita dall'attuale parroco don Riccardo Castelli. Si tratta di una raccolta fondi mirata alla costruzione di un pozzo nel villaggio di Muze, in Tanzania. Nella nazione africana, in particolare nella diocesi di Kigoma, sorge già la scuola di Gesù in memoria di don Rino.  Il costo del progetto è di 10 mila euro: chi volesse contribuire può far pervenire la sua offerta a don Riccardo Castelli con la causale «Un pozzo per Muze».

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