Il cambio di rotta di «Impresa Sangalli». Alla guida ora c’è l’ex pm anti corruzione
Dopo quarant’anni di magistratura, Alfredo Robledo ha preso le redini dell’azienda ristrutturandola: «Orgoglioso di avere rivinto l’appalto di Monza».
Quarant’anni di magistratura e di inchieste anti corruzione, poi la svolta. Alfredo Robledo, ex pm e giudice, è stato nominato presidente della Sangalli a gennaio del 2019, segnando quel cambio di passo che i monzesi auspicavano da tempo, dopo che l’inchiesta Clean City aveva fatto emergere un sistema corruttivo che aveva coinvolto tanto i membri della famiglia, quanto alcuni dipendenti del Comune. Trasparenza e valorizzazione delle risorse umane, sono ora il leitmotiv.
Il cambio di rotta di «Impresa Sangalli». Alla guida ora c’è l’ex pm anti corruzione
"Ho fatto il magistrato per quarant’anni - ha spiegato il presidente Robledo, felicemente sposato con l’avvocato Corinna Di Marino dalla quale ha avuto due figli - Sono stato sia giudice che pubblico ministero, con una netta prevalenza di quest’ultimo ruolo". Pubblica amministrazione e ambiente, gli ambiti nei quali ha operato maggiormente. E la cui esperienza è stata fondamentale per prendere le redini di un’azienda che si occupa di igiene urbana, che conta oltre 1.200 dipendenti e con appalti in cinque regioni (Lombardia, Lazio, Puglia, Friuli e Marche).
Le inchieste e l’addio alla magistratura
Dall’inchiesta sui diritti tv che aveva visto sul banco degli imputati Silvio Berlusconi (che poi per questo è stato condannato), passando per le indagini sul petrolio iracheno venduto sottobanco nonostante l’embargo nell’ambito del programma Oil for Food, fino all’inchiesta sui fondi della Lega, e a quella (che poi gli sarebbe stata tolta) legata agli appalti Expo. Senza dimenticare le condanne per peculato a tutta una serie di consiglieri regionali.
Una lunga carriera alla quale ha deciso di mettere fine tre anni prima della pensione.
«Non mi riconoscevo più il quel tipo di magistratura fatta di clientelismo, lotte tra fazioni e correnti e di silenzio assordante attorno a tutte le storture che si erano create all’interno del Csm», ha commentato.
L’arrivo alla guida della Sangalli
Chiusa l’esperienza tra le aule di tribunale, per Robledo si è aperta la possibilità di guidare l’azienda monzese. Scelto proprio per il suo passato di magistrato anti-corruzione, ha preso le redini della Sangalli ristrutturandola radicalmente, a partire dalle nomine dell’organismo di vigilanza, ma anche garantendo l’indipendenza del consiglio e rivedendo il core business dell’azienda con la valorizzazione delle professionalità interne.
«Dopo l’addio alla magistratura, nella quale per inciso non ho più alcuna fiducia, avrei potuto fare l’avvocato, ma ho deciso di mettermi in gioco. Per me guidare un’impresa era una sfida. E mi ci sono buttato». Una sfida anche agli occhi dei monzesi che dal post-Sangalli si aspettavano grandi cambiamenti sia nella gestione dell’impresa stessa, che nei servizi offerti.
"Non ho mai giudicato le persone, ma i fatti e i reati - ha sottolineato l’ex pm - La famiglia Sangalli ha commesso degli illeciti, ma i membri coinvolti sono stati giudicati da un Tribunale e hanno pagato fino all’ultima lira. Avrebbero potuto fare scelte diverse, decidere, ad esempio di chiudere l’azienda che, è bene ricordarlo, dà lavoro a 1.200 persone".
Orgoglioso di aver vinto nuovamente l’appalto sia a Monza che ad Andria, in Puglia, («le due città che erano rimaste coinvolte nell’inchiesta Clean City»), oltre che in città importanti come Varese e Sesto, guarda ora anche a Milano, dove proprio quest’anno ha fatto ricorso contro l’assegnazione del servizio di igiene urbana ad Amsa, vincendo. «E agli uffici di Palazzo Marino non è rimasto altro da fare se non rimettersi al lavoro e mettere a punto un nuovo bando», ha concluso.