Villasanta

Il Comune «incassa» la villetta sequestrata alla criminalità organizzata... dodici anni fa

Confiscata nel 2012, l’abitazione di via Modigliani verrà acquisita al patrimonio indisponibile dell’ente

Il Comune «incassa» la villetta sequestrata alla criminalità organizzata... dodici anni fa
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Ci sono voluti più di dodici anni, ma alla fine la villetta confiscata alla criminalità organizzata in via Modigliani ha trovato un nuovo proprietario.

Il Comune «incassa» la villetta sequestrata alla criminalità organizzata... dodici anni fa

E si tratta proprio del Comune di Villasanta, che nella serata di lunedì 23 dicembre in occasione della seduta del Consiglio comunale, ha ufficializzato l’acquisizione (a titolo gratuito) dell’abitazione dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione di beni confiscati alla mafia.

Per comprendere al meglio la questione occorre necessariamente fare un passo indietro. La villetta, come detto, si trova al civico 19 di via Modigliani. Nel 2012 era infatti tra i beni passati alla proprietà del demanio in seguito ad una maxi operazione della Guardia di Finanza di Catania volta a smantellare alcune attività riconducibili all'organizzazione criminale «Cosa Nostra».

Ricordiamo che nell’inchiesta delle Fiamme Gialle finirono l’allora proprietaria Katia La Placa, figlia del boss (deceduto) Vincenzo La Placa, e la madre Maria Antonietta Dell’Edera (che formalmente risiedeva in città): gli inquirenti avevano accertato strette frequentazioni tra l’azienda di famiglia attiva nella movimentazione di terra da cantiere e i coniugi Tony Ciavarello e Maria Concetta Riina, niente meno che figlia del «Capo dei capi» di Cosa Nostra, Totò Riina. In realtà pare che il clan mafioso a Villasanta abbia compiuto solo un investimento immobiliare e che l’abitazione non sia mai stata effettivamente vissuta.

La villetta, tuttavia, venne confiscata e primariamente messa a disposizione di enti pubblici (Forze dell’ordine comprese) eventualmente interessati all’acquisizione. In tal senso, tra il 2016 e il 2017, anche l’allora Amministrazione del sindaco Luca Ornago era stata interpellata a riguardo: non solo era stata chiesta la certificazione di conformità urbanistica della villetta e la regolarità urbanistica, ma anche la disponibilità a «incassarla». Risposta affermativa, confermata a più riprese, fino alla scorsa estate, quando dopo sette anni di silenzi, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione di beni confiscati alla mafia era tornata a chiedere al nuovo Esecutivo, questa volta a guida Lorenzo Galli, la volontà di entrare in possesso dell’abitazione. In questo caso però l’assenso è stato fondamentale, perché a distanza di oltre un decennio dovremmo essere giunti all’epilogo della vicenda.

«Abbiamo avuto un incontro in via telematica a settembre, dopo il quale ci sono stati concessi alcuni giorni per vedere in che condizioni versava la villetta e fornire una risposta - ha spiegato il sindaco - In seguito al sopralluogo abbiamo accettato di cogliere l’opportunità e acquisire l’immobile, che dunque entrerà a far parte del patrimonio indisponibile dell’ente».

Indisponibile è la parola chiave

La villetta, secondo la normativa, non potrà essere messa a reddito da parte del Comune. Ciò vuol dire che non potrà essere messa in vendita e nemmeno in affitto. La destinazione d’uso non è ancora stata definita, ovviamente, ma l’immobile potrà essere messo a disposizione della collettività ospitando servizi di interesse pubblico o sociale.

«Anni fa, quando se ne era iniziato a parlare, era stato pensato qualche progetto di carattere sociale legato principalmente alla sfera del “Dopo di noi”, ma è passato troppo tempo da allora e le dinamiche oggi sono cambiate - prosegue Galli - Ora vedremo: qualche idea sul tavolo c’è, ma è ancora prematuro prendere una decisione in merito. L’abitazione è ”ferma” ormai da più di un decennio, quindi ci saranno necessariamente dei lavori da fare. Interventi che logicamente saranno effettuati anche in base alla decisione che prenderemo».

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