Vimercate

Il Consiglio comunale in carcere in visita ai detenuti

Esponenti di maggioranza e opposizione alla Casa circondariale di Monza con gli attivisti di "Nessuno tocchi Caino".

Il Consiglio comunale in carcere in visita ai detenuti
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In carcere, per toccare letteralmente con mano la realtà e la quotidianità di chi è costretto a vivere dietro le sbarre, senza dimenticare anche chi in carcere ci lavora quasi sempre in condizioni molto complicate.

Il Consiglio comunale di Vimercate in carcere

Questo il senso della visita, più unica che rara, effettuata ieri, mercoledì 26 giugno, dal Consiglio comunale di Vimercate alla Casa circondariale di Monza.

Con "Nessuno Tocchi Caino"

Iniziativa resa possibile grazie all'interessamento dell'ex amministratore cittadino ed ex parlamentare Roberto Rampi in collaborazione con l'associazione "Nessuno Tocchi Caino".

Presenti quasi tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, guidati dal presidente del Consiglio Davide Nicolussi, e buona parte dei componenti della Giunta, sindaco Francesco Cereda in primis.

Con loro alcuni esponenti di "Nessuno Tocchi Caino" guidati dal segretario Sergio D'Elia, Raffaele Marassi del Consiglio degli Avvocati di Monza e l'architetto Cesare Burdese, esperto in strutture carcerarie.

 

Una visita, come detto, toccante e alquanto significativa, come ribadito dai protagonisti in occasione di una conferenza di restituzione dell'esperienza, tenutasi poi nel pomeriggio a Palazzo Trotti.

Il presidente del Consiglio: "Potremmo essere noi dall'altra parte"

"Abbiamo toccato le mani e abbiamo parlato con diversi carcerati, persone come noi - ha esordito il presidente Nicolussi - Abbiamo preso coscienza anche del fatto che un giorno, per qualsiasi motivo, potremmo essere noi dall'altra parte. E abbiamo anche potuto riflettere, e qui sta il senso vero della visita da parte del Consiglio comunale, su cosa possiamo fare noi per garantire un futuro a chi esce dal carcere".

Le riflessioni dei consiglieri

"E' stata un'esperienza molto forte - ha aggiunto la consigliera Susi Rovai - Il contatto fisico con queste persone, le loro storie, le loro famiglie, le foto dei loro figli, cambia completamente la prospettiva a prescindere dal motivo per cui sono lì. Abbiamo preso coscienza anche di cosa voglia dire vivere 24 ore su 24 in pochissimi metri quadrati. E abbiamo incontrato anche nostri concittadini, giovani ragazzi di Vimercate".

"E' stata un'esperienza molto formativa anche rispetto al concetto di colpa e di espiazione della stessa - ha confermato il collega Matteo Trassini - Ricordando sempre che in carcere, e in particolare in quello di Monza, ci sono anche tante persone che non sono condannate, ma in attesa di giudizio".

"La visita di oggi ha rafforzato la mia convinzione che la politica si debba occuparsi soprattutto di questo, delle persone - ha aggiunto Daniele Dossi -  E che lo debba fare proponendo soluzioni".

Dal canto suo Sergio D’Elia, di "Nessuno Tocchi Caino", ha definito più unica che rara la visita di un intero Consiglio comunale in un carcere.

"Un impegno bipartisan - ha detto - che testimonia la volontà di conoscere un’altra realtà che vive nella difficoltà di sovraffollamento, di gestione e di costruzione di un modello che rieduchi i detenuti".

Numeri da brividi

D’Elia si è poi soffermato sui numeri della Casa circondariale di Monza che descrivono impietosamente una situazione al limite, se non oltre, il collasso.

"A Monza ci sono 699  detenuti effettivi a fronte di una capienza di 411, con un indice di affollamento pari quindi al 170% della capienza massima prevista - ha sottolineato - Di questi 699, più di un terzo sono reclusi in attesa di giudizio, cioè cittadini che si trovano in carcere in attesa che il processo termini con una sentenza che stabilisca se si è colpevoli o innocenti".

Numeri che raccontano anche come la vocazione di Casa circondariale della struttura di Monza (ossia casa di reclusione che dovrebbe essere riservata alle sole persone in attesa di giudizio) sia del tutto snaturata.

Tanti giovanissimi e persone con problemi psichiatrici e di dipendenze

D’Elia ha poi sottolineato come il 20% dei detenuti abbiano un’età inferiore ai 25 anni, percentuale che negli ultimi anni è in continua crescita. Nel suo intervento ha affrontato anche il tema dello stato di salute dei detenuti: 332 sono persone con problemi psichiatrici o dipendenti da sostanze stupefacenti, persone che non dovrebbero scontare la pena in un carcere sovraffollato ma nelle comunità di recupero.

Le difficoltà del personale

L’ultimo dato è quello relativo al personale che lavora per permettere alla struttura di funzionare: con un organico previsto di 296 operatori ad oggi sono 277 le persone operative a Monza. Numero già sottostimato se rapportato alla capienza massima di 411. Del tutto insufficiente se parametrato alla realtà dei 699 reclusi.

"Servono sconti di pena"

"Nessuno Tocchi Caino -  ha concluso D’Elia, è impegnata a portare al Governo una modifica alla legge che cambierebbe le condizioni di premialità e gli sconti di pena per i detenuti".

In sostanza un tentativo di svuotare le carceri, mettendo in libertà coloro che sono ormai vicini alla fine della pena e garantendo quindi condizioni di vivibilità accettabili per chi resta dietro le sbarre.
 

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