Cesano Maderno

Il lavoro c’è ma i lavoratori mancano: gelateria rinuncia all’apertura serale

Silvia e Giulia Borgonovo non trovano collaboratori da inserire nello staff.

Il lavoro c’è ma i lavoratori mancano: gelateria rinuncia all’apertura serale
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Il lavoro c’è, ma i lavoratori mancano, e così la caffetteria-gelateria artigianale «dal Borgo», avviata dieci anni fa in via Duca d’Aosta a Cesano Maderno dalle sorelle Silvia e Giulia Borgonovo, avvisa i clienti affezionati che «non siamo ancora in grado, purtroppo, di dare certezze sull’apertura serale». «Lo sappiamo, è assurdo doverci ridimensionare perché non troviamo forza lavoro, ma è così», spiegano le due cesanesi.

Il lavoro c’è ma i lavoratori mancano: gelateria rinuncia all’apertura serale

Le sorelle Borgonovo da mesi sono alla disperata ricerca di collaboratori. Anche loro, come tantissimi altri colleghi del settore, sono alle prese con il problema ormai cronico di mancanza di personale con cui completare l’organico.

«Mai come quest’anno riscontriamo serie difficoltà nel trovare persone idonee da inserire nel nostro staff», spiega Silvia, 36 anni. «Siamo contente che tantissimi ci scelgono ogni giorno, i nostri clienti ci danno la forza per andare avanti, ma purtroppo non siamo ancora in numero adeguato per riuscire a garantire un servizio completo fino alle 23, come consuetudine d’estate», aggiunge Giulia, 31 anni. Da qui la decisione di continuare a chiudere l’attività, aperta sette giorni su sette, alle 20. «Stiamo valutando se introdurre la chiusura settimanale per poter stare aperti anche la sera», continua Giulia.

Un settore in affanno per tanti motivi

Il settore della ristorazione (e con esso molti altri) è in affanno da Nord a Sud. Le cause sono molteplici. Prova ad elencarle Silvia Borgonovo: «Premesso che i nostri quattro dipendenti sono tutti assunti, tre a tempo indeterminato, e che gli stipendi sono quelli del contratto nazionale dell’artigianato, una delle ragioni è sicuramente legata al Covid: abituati a stare a casa a non fare niente, tanti si sono lasciati andare. E chi, durante la pandemia, ha perso il lavoro, si accontenta della disoccupazione. Poi c’è il reddito di cittadinanza che, senza entrare in questioni politiche, forse andava studiato con una diversa modalità perché così com’è è un disincentivo al lavoro».

La terza ragione, secondo l’esperienza delle due imprenditrici, sta nella «nuova generazione di svogliati»: «Ci siamo anche sentite dire che per meno di un tot non sarebbero venuti a lavorare - spiega Silvia - Ai colloqui c’è chi avanza pretese come se ci stesse facendo un favore». Per sopperire alla mancanza di personale le sorelle Borgonovo arrivano anche a fare turni di quindici ore, «lavorando senza sosta e rinunciando a tanto - dice Silvia - Ci ripetiamo in continuazione che un altro anno così non lo possiamo fare». «Ci servirebbero altri due lavoratori per coprire i turni estivi, che vanno avanti fino a mezzanotte, ma facciamo colloqui da febbraio e non riusciamo a trovare nessuno: il 30 per cento non si presenta, altri iniziano la prova ma poi non vogliono lavorare la sera o il sabato e la domenica e se ne vanno da un giorno all’altro - conclude - Eppure se fossimo a organico completo tutti lavoreremmo meno e saremmo più liberi».

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