Rubrica SOStenibilità

Il modo in cui la guerra ci parla di sostenibilità

La guerra mette in evidenza come servano molte condizioni affinché la pace si avveri, serve superare la povertà e la fame, creare condizioni di vita migliori per tante persone, ma anche sostenere lo sviluppo di governi democratici

Il modo in cui la guerra ci parla di sostenibilità
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Niente è più distante dalla sostenibilità della guerra. E’ la peggiore delle vicende umane, quella che ci spaventa di più e di fronte alla quale sembriamo fermi all’età della clava.
Attualmente, sono decine e decine le crisi armate in corso, tra le più difficili possiamo ricordare, oltre a Ucraina e Israele a noi molto vicine, quelle in Nagorno Karabakh, in Yemen, Libia, Siria, Sudan, Congo, Sahel, Myanmar. Non si contano le situazioni che destano grande preoccupazione internazionale per il potenziale rischio di innesco di una guerra, come ad esempio China – Taiwan.

Il modo in cui la guerra ci parla di sostenibilità

Perché ci sono ancora tante guerre? Tante le possibili risposte, ad esempio le ambizioni politiche e la sete di potere, l’accaparramento delle risorse naturali (petrolio, acqua, minerali, ecc), l’interesse economico dell’industria bellica, i fanatismi religiosi o etnici che spesso sfruttano a loro vantaggio situazioni di povertà estrema. Queste guerre uccidono innocenti, distruggono proprietà e infrastrutture, minano il commercio e le industrie; provocano migrazioni forzate e la comparsa di rifugiati: nel 2023, 110 milioni di persone sono state costrette a sfollare, 1,6 milioni in più rispetto alla fine del 2022. Imponenti anche i danni ambientali: acqua contaminata, aria impestata dagli scarichi dei veicoli militari e altre sostanze chimiche, foreste abbattute e bruciate, parchi nazionali occupati, terreni agricoli pieni di mine e contaminati da metalli pesanti.

Le condizioni necessarie per la pace

In che modo, dunque, la guerra ci parla di sostenibilità? Perché mette in evidenza come servano molte condizioni affinché la pace si avveri, serve superare la povertà e la fame, creare condizioni di vita migliori per tante persone, ma anche sostenere lo sviluppo di governi democratici, forti e giusti laddove non ci sono; serve portare a tutti la salute e l’istruzione, ma anche sostenere l’innovazione e il lavoro; serve creare comunità più forti e solidali, e la contempo guidare lo sviluppo di un’industria e di modelli di produzione che rispettano i diritti e l’ambiente.

Il documento del 2015

Queste condizioni perché si avveri la pace sono state espresse nei 17 punti di un documento molto importante, stilato nel 2015 e firmato da 193 delle Nazioni Unite, una sorta di di guida che si chiama «Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile». Nel preambolo del documento si leggono queste parole: «Quest’Agenda è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa persegue il rafforzamento della pace universale in una maggiore libertà. Riconosciamo che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile». La pace non è un sogno irrealizzabile, può essere raggiunta se cittadini e governi lavorano nella strada dello sviluppo sostenibile.

Donatella Cambosu
direttrice di The Good in Town
Per domande, dubbi, suggerimenti, scrivimi: dona@thegoodintown.it

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