Il Monza Marathon Team alla maratona di New York per sostenere il Comitato Maria Letizia Verga
Luca Burato, runner residente a New York, e Michele Genghini, papà di una bambina guarita dalla leucemia e a sua volta runner del Monza Marathon Team, hanno avviato a New York un progetto che unisce sport e solidarietà
Un incontro a New York, una scintilla di passione per lo sport e la solidarietà, e un progetto che ora unisce l’Italia e gli Stati Uniti per sostenere il Comitato Maria Letizia Verga di Monza. Tutto è cominciato qualche mese fa quando Luca Burato, giovane runner italiano residente a New York e grande sportivo, ha incontrato Michele Genghini, papà di una bambina che dieci anni fa ha sconfitto la leucemia e figura di riferimento nel Monza Marathon Team, anche lui spesso nella città nordamericana per lavoro.
Dalla loro iniziativa è nato un gruppo speciale di sportivi che il 3 novembre scorso ha corso la maratona di New York, unito non solo dalla passione per la corsa ma anche dalla volontà di sostenere a distanza i pazienti del Comitato Maria Letizia Verga.
Il Monza Marathon Team alla maratona di New York per sostenere il Comitato Maria Letizia Verga
Il progetto, ideato da Burato, è stato supportato con entusiasmo dal Monza Marathon Team, guidato dal presidente Andrea Galbiati, insieme agli amici e sostenitori del Comitato Verga. La sfida degli atleti che aderiscono al gruppo non è solo correre le maratone autunnali – New York, Valencia e Firenze – ma farlo con un obiettivo solidale: la loro raccolta fondi a sostegno del progetto sport therapy del Comitato Maria Letizia Verga ha raccolto circa 8.000 euro. Nella maratona di domenica scorsa e nelle prossime, gli atleti del Monza Marathon Team correranno indossando magliette speciali, su cui sono stampati i nomi di tutti i donatori.
Il progetto Sport Therapy
Il progetto Sport Therapy è attivo presso il Centro Maria Letizia Verga e prevede allenamenti in palestra, all’aperto, nelle camere di degenza e nei reparti di ematologia. Ogni ciclo di allenamento dura 11 settimane e può iniziare sin dalla diagnosi di tumore, proseguendo anche oltre la fine delle terapie per trattare eventuali esiti funzionali. L’impatto dell’allenamento viene monitorato scientificamente.
Si rivolge ai CAYA (Children, Adolescents, and Young Adults) dagli 8 mesi ai 21 anni, affetti da emopatie maligne o sottoposti a trapianto di midollo. Gli atleti-pazienti partecipano su base volontaria e, dopo un'accurata valutazione medico-sportiva, ricevono un piano di allenamento personalizzato, adatto anche ai più fragili. L'équipe coinvolge oncologi pediatrici, medici dello sport, scienziati motori e altri specialisti, garantendo una supervisione continua.
Il progetto mostra che l’allenamento di precisione è sicuro, mantiene o migliora l’efficienza dei sistemi respiratorio, cardiovascolare e muscolo-scheletrico in chi si allena con regolarità, sostenendo il sistema immunitario nella lotta contro il tumore in sinergia con i farmaci e trattamenti oncologi. Ci sono benefici anche a livello mentale, rinforzando la socializzazione dei piccoli pazienti e la qualità della vita in ospedale.
(nella foto di copertina Luca Pancirolli e Michele Genghini ritratti domenica scorsa, durante la maratona di New York)