La storia

Il professore che insegna ai ragazzi ad amare

Al Mapelli il docente Cannavacciuolo ha affrontato temi spesso tabù come suicidio, omosessualità e sesso coi suoi studenti

Il professore che insegna ai ragazzi ad amare
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Il suicidio, l’omosessualità, l’amore e la pornografia. Temi spesso tabù che invece i ragazzi dell’istituto Mapelli a Monza hanno affrontato a scuola grazie a un professore d’eccezione, uno che si siede in mezzo ai ragazzi per parlare con loro di affettività e le cui lezioni restano nel cuore.

Il professore che parla ai ragazzi

Chi ha visto la serie Tv «Il Professore» con Alessandro Gassmann sa cosa significa una figura che ascolta davvero i ragazzi, aiutandoli ad affrontare le loro paure e le difficoltà e un po’ ci rivedrà il docente di religione dell’istituto di via Parmenide Francesco Cannavacciuolo (non fosse anche per il fatto che come il personaggio televisivo anche lui ha una laurea in Filosofia oltre che in Teologia).
«Quest’anno ho proposto al collegio docenti di approvare un progetto sull’affettività. Negli ultimi tempi, abbiamo assistito con dolore e preoccupazione a una serie di eventi drammatici che hanno scosso profondamente il nostro paese e la nostra società nel suo complesso - ha spiegato l’insegnante - Tra suicidi, femminicidi e altre forme di violenza, ci siamo resi conto che l'affettività, il rispetto e l'empatia sono valori fondamentali che devono essere promossi e difesi con ancora maggiore vigore».

Gli incontri nelle classi

Per questo motivo, l’istituto ha deciso di intraprendere un progetto sulla sensibilizzazione e prevenzione della violenza, focalizzato sull'educazione all'affettività che ha coinvolto tutti gli oltre mille studenti di ogni indirizzo.

Gli stessi ragazzi nel raccontare l’esperienza non nascondono lo stupore: «Abbiamo letto un libro e poi visionato un film sul suicidio e questo ci ha colpito molto. Sono temi che leggiamo sui giornali, ma che poi non affrontiamo davvero e parlare a scuola di questo, come di sessualità e omosessualità è stato importante», spiegano Daniele Locati e Giada Ferrari di quinta.

Aggiunge il prof Cannavacciuolo: «Ci siamo accorti che ci sono molte fragilità tra i ragazzi e la scuola deve intervenire anche su questo aspetto, sostenendo in tal senso le famiglie e aiutando i ragazzi a gestire anche il fallimento perché fa parte delle difficoltà della vita».

Il progetto prevede oltre alle proiezione cinematografiche sul sudicio e sulla diversità sessuale, alcune conferenze, come quella dell’8 marzo sul tema del femminicidio, mentre l’8 gennaio i ragazzi hanno ascoltato don Alberto Ravagnani parlare di amore e sessualità.

La panchina rossa per l'8 marzo

Il prossimo passo sarà, proprio l’8 marzo, inaugurare una «Panchina Rossa» all'ingresso della nostra scuola, come simbolo tangibile dell’impegno nel ricordare le vittime di violenza e nel promuovere un ambiente di rispetto reciproco e solidarietà. Gli studenti verranno anche coinvolti in un concorso in cui dovranno rappresentare il femminicidio con immagini, usando pc e intelligenza artificiale e i lavori migliori saranno premiati.

«Abbiamo scelto di dedicare questa panchina utilizzando una citazione del Papa che riteniamo particolarmente significativa e ispiratrice e lo abbiamo già comunicato al Vaticano. La frase è: "Amare è rispettare l'altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un'anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori"», ha aggiunto Cannavacciuolo.

E se ai ragazzi si chiede cosa pensano di questo progetto, sono unanimi nell’apprezzarlo: «Il prof nelle sue lezioni riesce sempre a farci vedere un nuovo e diverso punto di vista», chiosa Edoardo e tutti annuiscono.

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