Triuggio

Il sacrestano è andato in pensione

Il pittore Antonio D’Alessandro ha curato per 28 anni la chiesa di Sant’Antonio compresi i lavori di restauro.

Il sacrestano è andato in pensione
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Si è sempre preso cura della chiesa di Ponte (località di Triuggio) per 28 anni, dal giorno del suo arrivo nella località triuggese. Ma per Antonio D’Alessandro, pittore di fama internazionale e sacrestano, è arrivato il momento di riconsegnare alla parrocchia le chiavi della sua amata chiesa dedicata a Sant’Antonio da Padova.

Sacrestano in pensione

"Per varie ragioni e motivi di salute non posso più impegnarmi" ci spiega il sacrestano Antonio, 84 anni, che nell’agosto del 2021 ha perso anche l’adorata moglie Gianna, suo braccio destro nella gestione della chiesa. Il pittore D’Alessandro è arrivato a Ponte nel 1995 quando la località era soprannominata «la piccola Parigi» perché c’era di tutto. Una zona che già conosceva, veniva a dipingere durante gli studi. Era destino che tornasse. Durante gli anni del suo servizio ha conosciuto diversi parroci, da don Stanislao Brivio fino all’attuale parroco, don Damiano Selle. "Appena arrivato mi sono subito preso a cuore la chiesa che era chiusa da alcuni anni - spiega Antonio - Ricordo un venerdì santo ho preso dei legni per farne una croce che ho posizionato davanti alla chiesa. Vicino ho messo un cero: nell’arco di due ore c’erano una trentina di ceri, segno che avevo risvegliato qualcosa. La storia della chiesa mi è stata raccontata da Giuliana. Poi, tramite dei nostri parenti, Padri Verbiti, siamo stati a Roma, per chiedere di poter riaprire la chiesa. Dopo due mesi mi chiama l’allora parroco, don Stanislao, dicendomi che la Curia aveva dato l’ok alla riapertura".

Triuggio Il sacrestano Antonio D'Alessandro davanti alla chiesa di Ponte di Triuggio
Il sacrestano Antonio D'Alessandro davanti alla chiesa di Ponte di Triuggio

Ha curato la chiesa di Ponte

"Da allora mi sono state affidate le chiavi e la cura della chiesa, anche se appena arrivato in paese, all’inizio ero un po’ titubante. Quando sono entrato la prima volta in chiesa ho trovato un disastro: pareti invase dall’umidità che aveva danneggiato un po’ tutto, anche la splendida Via Crucis realizzata dallo scultore Ermanno Pittigliani. Anche la statua della Madonna di Lourdes non si riconosceva più. Così ci siamo subito attivati: abbiamo formato un gruppo di circa venti persone e abbiamo organizzato mercatini e iniziative varie (celebre la Befana sul Lambro, ndr) per raccogliere i contributi necessari al restauro della chiesa. Abbiamo incaricato un architetto della Curia, Claudio Latocca, e abbiamo iniziato i lavori per bloccare il degrado. Poi c’era da ristrutturare anche la facciata: così ho contattato una mia amica architetto, che ha preparato il progetto e seguito i lavori a titolo gratuito. I rosoni e le formelle li abbiamo dipinti tutti io e mia moglie, rimanendo per giorni sul ponteggio, così come abbiamo smontato e lucidato tutti i lampadari e i pendenti. Per sistemare il campanile ho messo in palio un mio quadro". La chiesa di Sant’Antonio fu edificata nel 1942 su volontà di Giuseppina Viganò: «Fu costruita sotto i bombardamenti - spiega il sacrestano - Non ce ne sono molte dedicate a Sant’Antonio. Quando venivano le comitive a visitarla ho sempre fatto da cicerone. Conosco tutto di questa chiesa, per questo rimarrò sempre legato e a disposizione di chi avrà bisogno".

Il servizio completo è pubblicato sul Giornale di Carate in edicola da martedì 31 gennaio 2023.

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