Il vimercatese pioniere della radio che fu allievo di Guglielmo Marconi
La storia di Antonio Redaelli, che costruì i primi modelli a mano, raccontata nei giorni del centenario
Quando la radio era agli albori in Italia, costruiva i primi pezzi a mano per i vimercatesi, avendone appreso i segreti nientemeno che da Guglielmo Marconi, di cui fu allievo.
Lui è Antonio Redaelli, vero e proprio pioniere. In occasione del centenario della radio in Italia (ottobre del 1924), a raccontarci questa bella storia sono Nerina e Piergiorgio Redaelli, figli di Antonio classe 1906, scomparso nel 1968. Un’ attività svolta tra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, grazie all’esperienza prima a fianco di Guglielmo Marconi (l’inventore della radio), e poi al laboratorio in via Carducci, dove l’artigiano costruiva a mano le prime radio per i vimercatesi, che all’epoca altro non avevano per tenersi informati e ascoltare musica.
Il vimercatese pioniere della radio che fu allievo di Guglielmo Marconi
Vimercatese doc, Antonio Redaelli aveva un fratello, Agostino, e una sorella, Orsolina. Negli anni Trenta del Novecento si recò a Bologna, dove ebbe l’occasione e l’onore di essere allievo di Guglielmo Marconi, l’inventore della telegrafia senza fili, la tecnologia alla base della radio. Qui Antonio imparò tutti i trucchi del mestiere: apprese come costruire i componenti, come assembleare il dispositivo, come connettere i fili e come garantire il corretto funzionamento della radio.
Una volta tornato a casa, conobbe e convolò a nozze con Ines Stefanoni, una giovane donna di Sondrio che insegnava cucito e ricamo. Insieme ebbero due figli, Piergiorgio, nato nel 1939, e Nerina, nel 1942.
La bottega
Dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale nelle vesti di aviatore, Antonio poté finalmente dare vita al suo progetto: una bottega dove costruire radio. Il laboratorio aprì al pubblico in via Carducci 9, vicino alla casa di famiglia. Qui l’artigiano costruiva, vendeva e riparava la prime radio per i vimercatesi.
«Si trattava di radio molto grosse, in legno. Si aprivano a metà e dentro c’erano la radio e un piccolo bar, con liquori e bicchieri. Costruiva tutto lui, ogni singolo pezzo. Erano veramente molto belle - ci racconta Nerina, la figlia - Al tempo le radio erano ancora una grossa novità. Mi ricordo che le portavamo in piazza per farle vedere ai compaesani. Rimanevano tutti meravigliati», aggiunge.
Spesso ad aiutare il padre c’era il primogenito, Piergiorgio. «Mi ricordo che lo aiutavo ad assemblare i pezzi della radio a mano. Ero piccolo, quindi facevo quello che riuscivo - ricorda - Inoltre il venerdì mattina ci recavamo tutti quanti al mercato per vendere le radio in piazza».
Questi momenti passati insieme al padre fecero nascere anche nel ragazzo la passione per l’elettronica, tanto che negli anni Sessanta Piergiorgio fu il primo diplomato perito elettronico in tutta Vimercate. Durante la sua vita, però, l’esperto lavorò principalmente con i televisori, allontanandosi quindi dalla radio.
Nel 1968, a poco più di 60 anni, Antonio Redaelli morì precocemente a causa di una malattia. «Tutti conoscevano mio papà e tutti gli volevano bene. Era davvero un uomo eccezionale» conclude Nerina.