Lo studio

Importanti novità sul progetto ResQ sulle farnie del Parco delle Groane

I lavori sono durati tre anni e hanno dato esisti davvero importanti identificando le farnie maggiormente resistenti dalle quali ottenere semi più adatti per i rimboschimenti

Importanti novità sul progetto ResQ sulle farnie del Parco delle Groane
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Ha coinvolto anche il Parco delle Groane e della Brughiera Briantea, insieme con il Parco Lombardo della Valle del Ticino, il progetto sul deperimento delle querce nei boschi di pianura. Il progetto di ricerca ResQ finanziato anche da Regione Lombardia ha visto la partecipazione di docenti e ricercatori delle Università di Pavia, dell’Università della Basilicata e del CNR di Firenze.

Importanti novità sul progetto ResQ sulle farnie del Parco delle Groane

I lavori sono durati tre anni e hanno dato esisti davvero importanti identificando le farnie maggiormente resistenti dalle quali ottenere semi più adatti per i rimboschimenti. Queste farnie sono state trovate anche nel Parco delle Groane. Il progetto prosegue anche nei prossimi mesi ma intanto l'Università di Pavia ha diffuso le prime risultanze dello studio.

In particolare il gruppo di ricerca multidisciplinare di ResQ ha individuato le farnie che presentano combinazioni di geni potenzialmente legate a forme di resistenza al deperimento, un primo nucleo di alberi con cui sarà possibile arricchire le raccolte semi finalizzate a interventi di rimboschimento.

I ricercatori si sono concentrati innanzirtutto sulle cause del deperimento della farnia, specie emblematica dei boschi di pianura che caratterizza gli ecosistemi forestali del bacino padano-veneto, per cercare di trovare soluzioni efficaci per arginarlo. La ricerca ha concentrato le sue indagini in cinque siti di studio in due importanti parchi lombardi (Parco Lombardo della Valle del Ticino e Parco delle Groane), e ha indagato 125 coppie di individui sani e deperienti, vicini e in condizioni ecologiche apparentemente simili, registrando tantissime caratteristiche degli alberi e dell’ambiente che li circonda.

Cosa è stato scoperto?

Le piante deperienti non sono caratterizzate da parametri microambientali differenti rispetto alle piante sane (non sono circondate da una vegetazione diversa, non subiscono maggiore competizione, non si trovano in situazioni di maggiore stress idrico, non sono in condizioni di diversa profondità del suolo), e sembra che né i patogeni fungini né l’efficienza nell’uso dell’acqua di ciascuna pianta siano fattori chiave per resistere al deperimento.

farnia morta
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farnia morta

AccrescimentoFarnie
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Accrescimento Farnie

groane
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Situazione nel Parco delle Groane

ghianda quercia
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ghianda quercia

Segnali deperimento
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Segnali deperimento

Al contrario, notevoli differenze si riscontrano nel ritmo di accrescimento; infatti, le piante sane presentano una crescita annuale in diametro molto maggiore rispetto a quelle deperienti, una differenza che si è manifestata molto prima che fossero visibili i sintomi caratteristici della deperienza (parziale defogliazione, ingiallimento della chioma, rami epicormici). Pertanto l’osservazione del ritmo di accrescimento permette di fare una diagnosi precoce del livello di deperimento di ogni pianta.

Ma c’è di più: esplorando il genoma di ogni pianta indagata in ResQ, abbiamo appreso che numerosi geni sono legati a vari livelli alla capacità di resistere al deperimento. Questa scoperta apre nuovi scenari per la comprensione del fenomeno e indica strategie innovative per contrastarlo efficacemente  tramite la raccolta di semi e la messa a dimora di individui resistenti.

Come applicare queste scoperte?

Ora i ricercatori conoscono decine di piante da cui, già dalla prossima stagione, potranno raccogliere semi con caratteristiche genetiche che potrebbero rivelarsi importanti per la resistenza al deperimento.

Qui il link per l’elenco e la mappa delle piante da cui sarebbe opportuno raccogliere semi

Inoltre potranno conoscere in modo speditivo quali piante siano ‘veramente’ sane in un bosco di farnia in cui avanza il deperimento. Queste piante potranno essere scelte in via preferenziale per allargare la raccolta dei semi. Anche le altre informazioni fenotipiche collezionate nel progetto, come l’efficienza nell’uso dell’acqua, sebbene se non direttamente legate al deperimento, potranno rivelarsi molto utili per ampliare il plateau di piante da seme con caratteristiche interessanti, come per esempio una migliore capacità di gestione dell’acqua, risorsa cruciale nel clima del futuro.

Lo studio continua

Ma ResQ è solo il punto di partenza: il lungo percorso di studi e indagini potrebbe portare a massimizzare le possibilità dei boschi di farnia di persistere in un ambiente fortemente antropizzato e minacciato dai cambiamenti climatici, come la pianura Padana.

A tal proposito, mentre sono in preparazione le pubblicazioni scientifiche che sottoporranno alla valutazione della comunità scientifica internazionale i risultati principali di ResQ, il gruppo di ricerca è coinvolto nel nuovo progetto PRIN 2022 “ResItFor”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Ministero dell’Università e della Ricerca e coordinato da Giovanni G. Vendramin dell’Istituto di Bioscienze e BioRisorse del CNR. Ciò consentirà di estendere lo studio del deperimento delle querce in altre aree geografiche d’Italia e a numeri maggiori di piante per valutare la possibilità di generalizzare i  risultati ottenuti, e renderli più solidi ed applicabili ad ampio raggio.

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