Impronta Digitale: basta con i vecchi materiali da impronta: comodità e precisione degli scanner intraorali
La tecnica digitale consente di acquisire l’impronta con uno strumento maneggevole, leggermente più grande di uno spazzolino da denti

Uno dei maggiori progressi tecnologici in odontoiatria riguarda il modo in cui rileviamo le impronte dentali.
L’avvento del digitale ha trasformato completamente il settore: la possibilità di convertire oggetti fisici in modelli virtuali ha permesso un salto qualitativo straordinario nelle procedure cliniche e odontotecniche.
Le tecniche di scansione nascono nel 1957 con i primi scanner bidimensionali, capaci di digitalizzare immagini e testi. Con il tempo, la tecnologia si è evoluta fino a permettere la scansione tridimensionale, aprendo nuove frontiere, anche in ambito odontoiatrico.
Inizialmente impiegati nei laboratori odontotecnici per digitalizzare i modelli in gesso, gli scanner hanno progressivamente conquistato anche la pratica clinica quotidiana.
I primi scanner intraorali compaiono intorno al 1990: si trattava di macchine in grado di effettuare scansioni limitate, utili solo per lavorazioni su uno o pochi denti contigui. Con il nuovo millennio, tuttavia, la tecnologia ha fatto passi da gigante, migliorando sia in termini di precisione che di versatilità.
Oggi, questa metodica è diventata un’alternativa affidabile alle impronte tradizionali, anche nei casi più complessi.
Nel nostro studio (Studio del dottor Paolo Arosio) utilizziamo scanner intraorali da oltre 15 anni, e in questo tempo sono diventati lo strumento di riferimento, sostituendo quasi completamente le tecniche analogiche (figura 1).

Fino a pochi anni fa, il rilevamento dell’impronta avveniva mediante l’uso di materiali (come alginati o siliconi) posizionati nella bocca del paziente con appositi cucchiai. Questa procedura, per quanto consolidata, risultava spesso scomoda e mal tollerata, soprattutto per i pazienti più sensibili alle zone posteriori del cavo orale o con riflesso del vomito accentuato.
La tecnica digitale, invece, consente di acquisire l’impronta con uno strumento maneggevole, leggermente più grande di uno spazzolino da denti. Questo scanner esegue una sequenza di microfotografie che, combinate tra loro, ricostruiscono un modello tridimensionale estremamente preciso della bocca. Uno dei principali vantaggi è la possibilità di interrompere e riprendere l’acquisizione in qualsiasi momento, senza perdere dati: un beneficio enorme in termini di comfort per il paziente. L’immagine ottenuta riproduce fedelmente colori, forme e tessuti molli, fornendo così un’impronta dettagliata e immediatamente utilizzabile. Inoltre, questa rappresentazione visiva può essere utilizzata anche per comunicare meglio con il paziente: è possibile mostrare zone della bocca normalmente difficili da visualizzare e discutere insieme il piano di trattamento, anche grazie all’identificazione condivisa di eventuali problematiche (figure 2 e 3).

Figura 2 - Fotografia intraorale

Figura 3 - Scansione intraorale
L’impronta digitale integra anche informazioni sul colore, acquisite tramite uno spettrofotometro interno allo scanner.
Altro vantaggio è che il risultato dell’impronta è immediatamente verificabile e, se necessario, facilmente correggibile senza dover ripetere l’intera procedura, basta cancellare la zona che si vuole scansionare nuovamente e velocemente integrare solo quella piccola parte di impronta. Inoltre, associando alla scansione una fotografia del viso del paziente, è possibile creare uno smile design, ovvero una simulazione digitale dell’aspetto finale della riabilitazione protesica. Questo permette al paziente di visualizzare il risultato estetico prima ancora di iniziare il trattamento (figure 4 e 5).

Figura 4 - Fotografia sorriso

Figura 5 - Smile design
La funzione principale della scansione intraorale rimane comunque quella di sostituire i materiali tradizionali nelle lavorazioni protesiche e ortodontiche. La precisione raggiunta oggi è del tutto comparabile, se non superiore, ai migliori materiali da impronta (figure 6 e 7).

Figura 6 - Scansione per il laboratorio

Figura 7 - Progettazione del laboratorio per la protesi
Il file generato può essere inviato direttamente al laboratorio odontotecnico, dove il progetto viene realizzato digitalmente e trasformato in protesi grazie a macchine fresatrici ad alta precisione. I materiali utilizzati sono numerosi, dalle resine composite alla zirconia, garantendo estetica, resistenza e biocompatibilità.
Un ulteriore vantaggio del flusso digitale è la tracciabilità e conservazione dei dati: trattandosi di file informatici, le impronte possono essere archiviate e riutilizzate anche a distanza di tempo, senza degrado.
Infine, non va trascurato l’aspetto ecologico: eliminando l’uso di materiali da impronta e riducendo gli sprechi, questa tecnologia rende lo studio odontoiatrico più sostenibile e attento all’ambiente.
Per informazioni
Lo studio del dottor Paolo Arosio e di Beatrice Arosio Osteopata è a Vimercate, in via Don Lualdi 4/C - Tel. 039.6085229 - 320.2676512