In città il sepolcro dimenticato di un eroe garibaldino
Nel cimitero del capoluogo riposa Giacomo Battaglia, morto in uno scontro a san Fermo con gli austriaci e sepolto in città dove la famiglia viveva in via San Simpliciano

In una tomba di famiglia situata al centro del cimitero di Carate, a fianco della cappella Cusani Confalonieri, riposa accanto ai suoi genitori, Giacomo Battaglia, eroe garibaldino caduto in giovane età nel 1859 in uno scontro con gli austriaci a San Fermo.
In città il sepolcro dimenticato di un eroe garibaldino
Il «sepolcro» - pure annoverato anche nelle pagine del «Mudic», il Museo diffuso di Carate Brianza voluto dall’Amministrazione comunale per valorizzare il patrimonio artistico culturale del territorio - versa però da tempo in uno stato di abbandono.
Ce l’ha fatto notare un nostro lettore caratese che ha chiesto di rimanere anonimo. E’ l’unico che, ogni anno, si ricorda di fare un po’ di pulizia e di posare simbolicamente una coccarda tricolore qualche giorno prima della Festa della Liberazione.
Ma chi era Giacomo Battaglia? Era il figlio maggiore del nobile milanese Giacinto, uomo di lettere ed editore, domiciliato a Milano con la famiglia ma per gran parte dell’anno residente proprio a Carate Brianza nella villa di campagna situata ancora in via San Simpliciano.
Giacomo era nato nel 1831 e, seguendo le orme del padre, aveva intrapreso gli studi classici e aveva collaborato fin da subito al settimanale «Il Crepuscolo» diretto da Carlo Tenca. Intorno al giornale si era creato un circolo libertario al quale avevano aderito altri illustri letterati milanesi come Cesare Correnti, Carlo Cattaneo e Carlo De Cristoforis.
Giacomo Battaglia aveva partecipato giovanissimo alle Cinque Giornate di Milano e, a soli 23 anni, scrisse una pregevole tragedia dedicata a Gerolamo Olgiato, gentiluomo repubblicano, che nel lontano 1476 aveva organizzato una congiura contro Galeazzo Maria Sforza nella quale perì.
Per ovvie ragioni di carattere patriottico, la censura austriaca ne impedì la pubblicazione e la rappresentazione teatrale che invece trovò ospitalità e fortuna a Torino. Questo amore per la libertà lo portò ad arruolarsi con i Cacciatori delle Alpi nonostante la sua forte miopia.
Fu caporale nelle file comandate dal suo maestro Carlo De Cristoforis ed entrambi vennero colpiti a morte all’inizio della battaglia alla periferia di Como. Una pallottola gli perforò la fronte.
Le sue spoglie furono recuperate poi dal campo di battaglia e traslate a Carate Brianza dove la famiglia alloggiava allora. Trent’anni fa, nella foto scattata da Silvio Redaelli, lo storiografo Germano Nobili riuscì ancora a decifrare le parole scolpite nell’epigrafe che così recita:
«Giacomo cara promessa alla Patria per nobiltà d’animo d’impegno e forti studi impugnate le armi pel riscatto italiano cadde estinto a San Fermo il 27 maggio 1859 ricevendo nel feretro la medaglia dei Prodi».
Carate non può dimenticare il suo sacrificio
L’auspicio è che - come ha fatto nel 2022 il Gruppo Alpini per la tomba abbandonata del generale Gianfranco Venturi - si faccia qualcosa per questo eroe locale al quale in città è già stata dedicata una via nel rione Loghetto che attraversa quello che fu il feudo dei suoi nobili antenati. Carate Brianza non può dimenticare il suo sacrificio e dovrebbe prendersi carico di una sistemazione più onorevole della tomba.