In fuga dalle bombe, a Monza la prima ballerina di Kiev
Yevhunia Korshunova terrà uno stage di danza per le ètoiles monzesi domenica 3 aprile
Oleksii Potomkin, primo ballerino dell’Opera di Kiev ha dovuto lasciare in un cassetto le punte per indossare gli anfibi e restare a combattere in Ucraina. Ma la moglie Yevhunia Korshunova, giovanissima ballerina solista nella medesima compagnia, è riuscita a trovare la salvezza in Italia assieme al loro bimbo di quattro anni e alla madre che fortunatamente per anni aveva lavorato nel Bel Paese e aveva ancora appoggi.
La prima ballerina di Kiev a Monza
Arriverà a Monza tra pochi giorni e ad attenderla troverà l’entusiasmo delle giovani ètoiles monzesi che potranno lavorare con lei per una settimana tra pliés e arabesques. Giunta a Trento il 10 marzo, dopo un viaggio della speranza, in treno, per 12 ore in piedi su un tragitto che di solito si percorre in sei, per sei giorni la ballerina ucraina ha vissuto a Kiev in un bunker, poi al quarto tentativo è riuscita a lasciare il suo paese. Lasciandosi alle spalle le bombe, ma anche tutta la sua vita. «Oggi seguo le notizie alla Tv e comunico con mio marito tramite Internet. Quando mi manda le sue foto, ha gli occhi molto tristi, mi manca molto e spero di vederlo presto», ha raccontato Yevhunia alla monzese Laura Fiora che si è offerta di ospitarla e di darle un’opportunità. Responsabile della scuola di danza monzese «Studio Danza» di via Fogazzaro 6, Fiora - non appena è venuta a conoscenza nell’ambiente della vicenda della ballerina - ha cercato nel suo piccolo di fare qualcosa.
Lo stage di danza
«Ho deciso di ospitarla da me in modo temporaneo e di darle una piccola opportunità organizzando una settimana di lavoro con le mie ballerine e poi un secondo momento, domenica 3 aprile, aperto a tutti con due livelli: intermedio dalle 10 alle 11.30 e avanzato dalle 11.45 alle 13.15. Lo stage di danza classica avrà un costo di 15 euro e chiunque potrà iscriversi». Un primo passo (di danza), nella speranza che escano opportunità lavorative al livello della ballerina ucraina. «Parliamo di una grandissima professionista, che ha anche insegnato danza in patria, e spero di riuscire ad aiutarla a trovare un lavoro al suo livello, magari a Milano. Lei non parla italiano, ma comunichiamo con i traduttori, ormai con la tecnologia si fa tutto. Mi sono presa a cuore la sua storia e voglio aiutarla». E davanti a un messaggio di solidarietà bellissimo e una storia a lieto fine, ce n’è purtroppo un’altra molto più drammatica che riguarda sempre l’Ucraina e il nostro territorio. Ancora in nella Repubblica Popolare di Donetsk, nel cuore della guerra e dei bombardamenti, si trova un bambino brianzolo di cinque anni che era tornato in Ucraina con la mamma nel 2017.