Inaugurata l'Endopank, la panchina che fa luce sull'endometriosi
Posizionata in via Indipendenza, è dotata di un qr code che fornisce informazioni su questa patologia cronica e invalidante.

Una panchina gialla che fa luce sull'endometriosi, una malattia cronica e invalidante che solo in Italia colpisce circa tre milioni di donne. E' stata inaugurata oggi, mercoledì 21 maggio 2025, in via Indipendenza a Meda, nei pressi del sottopassaggio pedonale.
Inaugurata la panchina che sensibilizza sull'endometriosi
Un'iniziativa promossa dall'associazione La voce di una è la voce di tutte odv, fondata proprio per sensibilizzare su questa patologia che purtroppo ancora troppo spesso viene diagnosticata in ritardo, e accolta positivamente dal Comune, che da un paio di mesi ha posizionato l'Endopank (dall'unione di una parte della parola "endometriosi" e dal termine "panchina" in inglese) in questo punto di passaggio, in attesa del momento dell'inaugurazione ufficiale.
"Un faro sull'endometriosi"
"Anche a Meda è stata posizionata una panchina che sarà un faro sull'endometriosi - ha esordito il sindaco Luca Santambrogio, presente insieme al vicesindaco Stefania Tagliabue e all'assessore Andrea Boga - Ammetto che è una malattia che non conoscevo e che va assolutamente approfondita, perché rappresenta un problema serio per molte donne. Sono contento che anche Meda accenda i riflettori su questa patologia attraverso una panchina che per ora abbiamo posizionato qui, ma che intendiamo spostare quando sarà concluso l'intervento di riqualificazione dell'area della stazione e di piazza del Lavoratore".






"Una panchina per tutte le donne che hanno aspettato anni per avere una diagnosi"
Dopo la svelatura dell'Endopank, la parola è passata a Ivana Spano dell'associazione La voce di una è la voce di tutte, che ha parlato della sua esperienza e sottolineato l'importanza di parlare di questa malattia, che purtroppo spesso viene scoperta dopo molti anni:
"Questa non è una semplice panchina, è una panchina che dice che l’endometriosi esiste e non può più essere ignorata. E' una malattia molto difficile da individuare perché molti ginecologi non la riconoscono. Almeno una donna su 10 è malata di endometriosi, ma il ritardo diagnostico va dai 7 ai 9 anni. Nel mio caso, ad esempio, la diagnosi è arrivata dopo 17 anni. E spesso il dolore che si prova viene minimizzato, banalizzato, invece è forte e persistente e non passa con una pastiglia".
L'importanza della diagnosi precoce
Purtroppo si tratta anche di una malattia cronica, da cui non si guarisce, e per la quale non ci sono cure:
"Ci si avvale della terapia ormonale e di interventi che servono a ripulire il corpo dalle aderenze che si formano in diverse parti, ma nei casi più gravi si può arrivare addirittura all'isterectomia, ovvero la rimozione di utero e ovaie - ha proseguito Spano - Per questo è importante una diagnosi precoce, per intervenire prima che la situazione si aggravi. Bisogna rivolgersi agli specialisti, a ginecologi esperti in endometriosi, per arrivare il prima possibile a una diagnosi. Questa panchina è dedicata a tutte quelle donne che ci hanno impiegato anni a dare un nome al proprio dolore".
Il ruolo dell'associazione
Proprio per dare supporto alle donne che già soffrono di endometriosi, ma anche per dare informazioni sulla malattia, è stata fondata l'associazione La voce di una è la voce di tutte, che attualmente conta oltre 80 tutor sul territorio nazionale, a disposizione di chi vuole approfondire la tematica e chiedere chiarimenti: è attivo infatti un numero giallo (800 189 411), dal lunedì al venerdì, dalle 17 alle 19, a cui le operatrici rispondono gratuitamente a chi ha bisogno di informazioni o di un sostegno, anche dal punto di vista emotivo.
Il qr code sulla panchina gialla
Sullo schienale della panchina gialla è riportato un qr code, inquadrando il quale si accede a un video divulgativo in cui un ginecologo spiega in cosa consiste la malattia, ma sono anche presenti i riferimenti dell'associazione, per chiunque volesse approfondire la tematica.
La testimonianza di Nadia Lobosco di Desio
All'evento ha partecipato anche Nadia Lobosco di Desio, tutor dell'associazione, che ha condiviso la sua esperienza:
"Per me oggi si realizza un sogno: è importante che si parli di questa malattia ed è importante fare prevenzione e informazione alle famiglie, ai genitori delle ragazze, e intercettare i campanelli d'allarme. Nel mio caso il ritardo diagnostico è stato di 20 anni, sono stata sottoposta a quattro interventi e mi sto ancora riprendendo. Non è importante solo l'aspetto fisico, ma anche quello psicologico, perché ci sono degli aspetti su cui la donna affetta da questa malattia deve lavorare. Ringrazio il sindaco per la disponibilità".
Al termine della cerimonia al primo cittadino è stato donato un girasole in segno di riconoscenza.