Nuova operazione

Intervento chirurgico numero trentotto per Matteo «il guerriero»

Il 20 gennaio, all’ospedale di Carate, il 39enne testimonial della sicurezza sul lavoro si sottoporrà all’ennesima operazione.

Intervento chirurgico numero trentotto per Matteo «il guerriero»
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Il 20 gennaio Matteo Mondini darà un bacio alla moglie Alice e ai figli Nicolò e Tommaso e entrerà all'ospedale di Carate per sottoporsi al trentottesimo intervento chirurgico. Infiltrazioni e terapie non bastano più. Troppo forte il dolore al moncone per resistere.

Intervento chirurgico numero trentotto per Matteo «il guerriero»

«Ho provato diverse procedure conservative per evitare l’intervento, ma purtroppo è l’unica soluzione possibile per contrastare questi maledetti neuromi che si sono riformati nel moncone - spiega il 39enne - Adoro giocare sul letto con i bambini e ora non posso più farlo: devo persino stare attento che non mi sfiorino. Non riesco nemmeno più a dormire di notte». Mondini è rimasto folgorato sul lavoro, in un negozio di Monza, nel 2010, e sette anni dopo ha dovuto subire l'amputazione del braccio. Ha vinto il processo, ma non ha mai visto i soldi del risarcimento.

Il prossimo sarà il terzo intervento dopo la perdita del braccio. Il primo in Brianza. «Ho trovato due angeli custodi all'ospedale di Carate: Angela Sciascia e Anna Brandolini - spiega - Mi affido a loro e a Gesù per tornare a sorridere. Quando nel 2020 il Covid ha ucciso il dottor Fabio Rubino, il medico del Niguarda che mi aveva seguito fin dall'inizio, sono rimasto spiazzato. Ma Angela, che avevo conosciuto tramite lui, mi ha preso in cura: è stato come se Fabio, dal Cielo, mi avesse affidato a lei. Quando lei, anestesista, è stata trasferita a Carate, l'ho seguita. La dottoressa Brandolini, giovane chirurgo ortopedico specializzata in Chirurgia della mano, ha accettato la sfida e mi opererà».
Mercoledì Mondini si è sottoposto a tutti gli esami pre-operazione e, salvo problematiche collegate alla pandemia, come detto, il 20 gennaio si sottoporrà al 38esimo intervento chirurgico.

La speranza è tornare presto a sensibilizzare i lavoratori

La sua speranza è di poter tornare presto a portare la cultura della sicurezza in giro per l'Italia, raccontando la sua esperienza personale e sensibilizzando i lavoratori e gli imprenditori sull'importanza del rispetto delle indicazioni di sicurezza nei posti di lavoro. «Affronterò tutto con coraggio e determinazione e ritornerò più forte di prima - promette - Mi prenderò i giorni di riposo per lo stretto necessario. Non c'è tempo da perdere, ho una missione troppo importante da portare avanti: dall'inizio dell'anno in Italia sono già quattro i lavoratori che hanno perso la vita e questa strage va fermata». «Si lavora per vivere, non per morire»: Mondini ci crede talmente tanto che se l’è tatuato sul petto. «Spero sempre che a nessuno capiti quello che è successo a me - commenta - Come dico sempre quando porto la mia testimonianza in giro con il mio Safetytour, ci vuole un attimo a farsi del male e non basta una vita intera a guarire. Io ne sono la prova: il mio calvario dura da quasi dodici anni.

L'incidente

Era il 29 ottobre 2010 quando Mondini rimase folgorato da una scarica di 220 volt a causa dell’assenza del salvavita nel negozio in cui era al lavoro, quando faceva il fabbro. A inizio anno ha lanciato l’ennesimo appello alle istituzioni: al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha detto: «C'è bisogno di maggiore attenzione e fondi per la promozione della cultura della sicurezza sui posti di lavoro».

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