Invalida dopo l’intervento e senza risarcimento
Giusi Mennea, a nove anni dall’operazione alle vertebre eseguita al Policlinico di Monza, è ancora in attesa di un indennizzo
Un delicatissimo intervento alla colonna vertebrale eseguito al Policlinico dopo il quale è rimasta «invalida totale e con permanente inabilità lavorativa». E da allora è passato quasi un decennio per avere anche solo la speranza di ottenere il giusto risarcimento.
Invalida dopo l’intervento e senza risarcimento
Giusi Mennea ha 58 anni, abita col marito a Mezzago e da oltre nove anni è impossibilitata a camminare se non con l’ausilio delle stampelle. Questo, quando deve fare pochi passi. Quando invece deve percorrere qualche metro in più, non può fare altro che utilizzare la sedia a rotelle.
Una condizione sopraggiunta dopo un’operazione alle vertebre eseguita nel 2013 che le avrebbe cambiato la vita per sempre.
«Venni operata una prima volta al Policlinico di Monza nel 2010 - ha ricostruito Mennea - Fu un’operazione ben riuscita, alla quale prese parte anche il chirurgo che mi avrebbe poi operata tre anni dopo. All’epoca era un tirocinante, ma il buon risultato di quel primo intervento mi incoraggiò a fidarmi sia del professionista stesso che della struttura di via Amati».
E infatti, quando nel 2013 Mennea si dovette sottoporre a un’operazione di somatectomia per la sostituzione della vertebra c5, ebbe pochi dubbi. Decise di affidarsi nuovamente al Policlinico.
Il secondo intervento
L’intervento venne eseguito - previo controlli ed esami del caso come la risonanza - il 16 dicembre.
Diagnosi di accettazione: spondilolistesi cervicale. Orario di ingresso in sala operatoria: 7.30. Orario di uscita: 13.
Dopo cinque ore e mezza sotto i ferri, Mennea fu riportata nella sua stanza. «Notai subito qualcosa di strano - ha spiegato - Il braccio sinistro si muoveva da solo. Feci notare il fatto sia all’infermiera che, più tardi, ai medici. Mi portarono a fare una risonanza magnetica che rivelò la presenza di un ematoma di un centimetro che dalla precedente risonanza non risultava. Non mi operarono una seconda volta per il riassorbimento, ma decisero di procedere somministrandomi cortisone via endovena. Qualcosa non funzionò e i nervi periferici morirono. Uno studio Rmn cervicale effettuatomi il 23 dicembre evidenziò inoltre, come si legge nel referto rilasciatomi dal responsabile dell’unità operativa di Neurochirurgia, “una lesione midollare in sede di intervento”. Il risultato è che da allora ho perso la sensibilità dal petto in giù».
Riabilitazione inutile
Quattro mesi di riabilitazione non sortirono l’effetto sperato. «Ad aprile 2014 firmai per uscire. Entrai a dicembre 2013 con le mie gambe. Ne sono uscita su una sedia a rotelle. La mia vita è cambiata completamente, stravolta in maniera irreversibile».
Da allora Mennea, che era impiegata come addetta alla sorveglianza sugli scuolabus, non ha più potuto lavorare. Non solo non riesce a camminare - se non con piccoli passi «striscianti e per brevissimi tratti» - ma non riesce nemmeno a scrivere o a reggere in mano gli oggetti. Nella quotidianità - che affronta con grande forza e coraggio - è assistita dal marito.
L'Inps l'ha riconosciuta invalida
Nessuna possibilità di tornare al lavoro. L’Inps l’ha riconosciuta «invalida con totale e permanente inabilità lavorativa al 100 per cento e con impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore».
Al danno fisico e psicologico, si è aggiunto lo sconforto nel non essere riuscita ancora a ottenere un risarcimento. L’esito del lavoro del precedente legale cui si era affidata aveva portato a un nulla di fatto.
La speranza di un risarcimento
Una svolta, tuttavia, potrebbe arrivare a breve.
L’avvocato Adriana Romanazzi, che attualmente rappresenta Mennea, avendo accettato l’incarico nel 2020, ha fatto in modo di intavolare una mediazione con il Policlinico.
Il legale ha sottolineato come «dalla struttura sanitaria non avessero informato la signora Mennea dei rischi cui andava incontro. La mia assistita aveva un problema alla colonna vertebrale piuttosto importante. Di qui la necessità di operarla. Solo che dall’intervento è uscita con una serie di gravi problematiche in primis alle gambe. Da allora non deambula più se non con l’ausilio di tutori. In passato, quando era rappresentata da un’altra legale, c’era stata la possibilità di mediare, ma non è stata colta. Nel 2020, quando sono subentrata, ho subito proposto la mediazione, ma il Policlinico non ha accettato l’invito. Mentre col secondo invito che ho recentemente avanzato, la struttura ha accettato di avviare la mediazione».
Per quanto riguarda il risarcimento, l’avvocato, oltre al danno permanente, ha aggiunto anche il danno biologico e quello esistenziale. «Ho perso anni di lavoro e dunque di contributi - ha concluso Giusi Mennea - La mia vita è stata stravolta. Dopo quasi dieci anni chiedo finalmente di avere giustizia».