Andrà a processo

Irene Pivetti rinviata a giudizio: "Ecco la mia verità"

Parla l’ex presidente della Camera ora direttore del ristorante di via Tazzoli, a Monza

Irene Pivetti rinviata a giudizio: "Ecco la mia verità"
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Si dice pronta - anzi, impaziente - di presentarsi davanti ai giudici per dire la sua verità, "visto che finora non mi è stata data la possibilità di farlo".
L’ex presidente della Camera Irene Pivetti, ormai di casa a San Fruttuoso, Monza, dove da settembre gestisce il ristorante del centro sociale di via Tazzoli, è stata rinviata a giudizio, insieme ad altre cinque persone, tra le quali l’ex pilota di rally Leo Isolani, con l’accusa di evasione fiscale e autoriciclaggio per una serie di operazioni commerciali con la Cina, tra cui spicca la compravendita di tre Ferrari Granturismo che sarebbero servite, secondo quanto ipotizzato dal pm, per riciclare i proventi di illeciti fiscali.

Irene Pivetti rinviata a giudizio

Il dibattimento prenderà il via il prossimo 13 giugno davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano. E lei, tutt’altro che intimorita all’idea di presentarsi alla sbarra, ha rivelato la propria smania nell’esporre ai giudici la sua versione dei fatti.
"Sono contenta che finalmente termini questa assurda fase dell’istruttoria durante la quale l’indagato non può dire niente e che finalmente si entrerà nel merito - ha detto senza esitazione alcuna Pivetti - Tutto quanto è stato scritto nei fascicoli verrà esaminato, fatto a fettine sottili. Per quanto mi riguarda sono decisamente tranquilla. So di essermi comportata nella maniera corretta, di avere assolto a tutti i miei obblighi e di avere pagato tutte le tasse, quindi diciamo che il tempo gioca non a favore mio, ma della verità".

Certo per lei sono lontani i tempi in cui era la terza carica dello Stato, la più giovane a ricoprire il ruolo nella storia della Repubblica.
"Mi chiamano ancora presidente, ma questo succedeva trent’anni fa. Ormai la politica è roba passata. Ora sono Irene Pivetti e basta", ha tenuto a precisare Pivetti che, ogni giorno arriva a Monza di primo mattino.

"Arrivo da Milano coi mezzi pubblici"

"Per i primi due mesi ho vissuto qui, in una stanza del pensionato - ha precisato - Una questione di comodità. Ora invece faccio la pendolare da Milano. Abito in zona San Siro e, non avendo un’auto, prendo i mezzi pubblici. Ci metto una vita, ma almeno in metropolitana posso leggere".
A San Fruttuoso, enfatizza, "mi trovo benissimo. Non sono poche le persone che credono che sia qui per messa in prova ai servizi sociali. La verità è che sono qui per lavoro. Questa è la mia vita da quando mi hanno portato via tutto. Negli ultimi vent’anni ho investito tutto nella mia impresa e ora condivido la sorte di moltissimi imprenditori che, colpiti dalla pandemia, non sono più riusciti a risollevarsi. La cosa che non mi perdono? Non aver tutelato i miei figli anche a livello economico".

Il maxi sequestro e il processo

Personaggio chiacchierato e discusso, Pivetti è passata con disinvoltura da Montecitorio ai salotti tv, tornando agli onori delle cronache proprio durante il Covid, quando la Guardia di Finanza aveva sequestrato mezzo milione di mascherine importate dalla Cina dalla sua azienda Only Logistic. Poi, sotto la lente delle Fiamme Gialle, sono finiti altri scambi con la Cina culminati col maxi sequestro da 3,5 milioni di euro e con la recente decisione del gip di rinviarla a giudizio.

"Una serie di azioni delle Procure hanno distrutto tutto quello che avevo - ha rimarcato - Ma ho uno spirito scout. Non soffro di malinconia, di nostalgia per il passato. Guardo avanti e ora il mio futuro è con la cooperativa sociale per la quale lavoro (la Mac, Manifatture arte & cuoio) in questo ristorante che non è una mensa sociale come sostengono in molti. Certo, la nostra è la classica cucina della nonna, lasagne e crostate, ma i clienti non mancano e così siamo riusciti ad assumere altro personale. Siamo una ventina ora e teniamo aperto sette giorni su sette dalla mattina presto fino a mezzanotte".

"Il mio futuro? E' nel sociale"

I recenti guai con la giustizia non le impediscono di pensare in grande. "Siamo impegnati anche in altri appalti - ha ammesso - Ne abbiamo appena vinto uno per la gestione del bar del cral dell’ospedale San Paolo. Speriamo di risollevarlo come stiamo facendo qui a San Fruttuoso. Sono convinta che sarà il Terzo settore a salvare l’Italia. Perché se aspettiamo la politica....".

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