Iva Zanicchi si "confessa" davanti ai suoi lesmesi
La cantante, vincitrice di ben tre edizioni del Festival di Sanremo, ha partecipato ad una serata con il giornalista Mediaset Mario Giordano organizzata all'oratorio San Giuseppe di Lesmo
Una serata amarcord, intrisa di ricordi e aneddoti, risate per le immancabili barzellette e anche momenti di tristezza, improntata sul suo rapporto con la fede ma non solo. Iva Zanicchi si confessa davanti ai suoi concittadini lesmesi. Una serata decisamente frizzante quella andata in scena ieri sera, giovedì 12 giugno, all'oratorio San Giuseppe di Lesmo e organizzata dalla comunità pastorale Santa Maria.
A fare gli onori di casa don Mauro
Sul palco con "l'aquila di Logonchio" c'era il giornalista Mediaset Mario Giordano mentre a fare gli onori di casa c'era il parroco don Mauro Viganò. Prima dell'inizio della serata è intervenuto anche il vicepresidente della Bcc Brianza Laghi Dario Tremolada, partner dell'evento e istituto di credito che ha sostenuto le spese per la riqualificazione della cucina dell'oratorio.
In prima fila c'era anche il sindaco di Lesmo Sara Dossola e la collega di Camparada Marialuisa Cogliati. Accanto a loro anche il consigliere regionale di Forza Italia Jacopo Dozio e i consiglieri comunali di Forza Italia Carlo Colombo e Federica Bonfanti.
Zanicchi, ricordiamo, lo scorso mese di febbraio ha ricevuto il premio alla carriera durante la terza serata del Festival di Sanremo 2025. Un riconoscimento che celebra la sua lunga e prestigiosa carriera nella musica italiana: infatti è l'unica donna ad aver vinto il Festival di Sanremo ben tre volte, nel 1967, nel 1969 e nel 1974.
"Andrò in Russia a cantare con Albano"
Tanti gli argomenti e le domande sui più svariati temi: dal suo rapporto con Dio alla sua discesa in campo tra le fila di Forza Italia, dai suoi successi musicali ottenuti a Sanremo alla conduzione del programma tv "Ok il prezzo è giusto".
E poi ancora il suo prossimo concerto che si terrà in Russia, a San Pietroburgo fino alla forte presa di posizione su quanto avvenuto in Emilia Romagna durante la seconda Guerra Mondiale. Ha strappato applausi e risate anche l'aneddoto raccontato dalla Zanicchi riguardante l'inizio della sua carriera.
"Mia madre chiese il permesso al prete per andare in città a cantare"
"Avevo 19 anni e volevo andare in città, a Reggio Emilia, ospite di mio zio, a studiare canto - ha raccontato Zanicchi - Purtroppo, in quel periodo, chi voleva portare avanti questa professione era considerata una poco di buono, per non dire altro. Mia mamma ci stava male perchè aveva iniziato a sentire che la gente del paese sparlava dietro alla nostra famiglia. Allora mamma andò da don Erio Cilloni, l'anziano parroco di Ligonchio, per spiegargli la situazione. Don Erio, durante la predica della messa delle 11, ad un certo punto, davanti ai fedeli, dal pulpito disse: Iva la figlia di Zeffiro andrà a Reggio Emilia a studiare canto e musica dallo zio. Non voglio sentire maldicenze".
La Resistenza... a Ligonchio
"Lì la Resistenza ha avuto un grande valore - ha esordito Zanicchi - ma c'era un bastardo detto 'il Lupo' che non era un partigiano, non era né rosso, né blu, né giallo. Era uno uscito dalle galere di Modena e con altri delinquenti come lui e ne ha combinate di cotte e di crude. Sono stati uccisi anche tanti preti. Sono passati 70 anni, in Emilia si deve avere il coraggio di dire queste cose", ha urlato l'ex parlamentare europea di Forza Italia.
Ma cosa accadde davvero a Ligonchio nel 1944?
"Avevo 4 anni, con molti del mio paese venni messa al muro: mentre i tedeschi si ritiravano, loro erano sopra al monte e spararono sul plotone che si ritirava, per poi darsela a gambe e lasciare il paese in mano alle belve tedesche. Per fortuna - ha spiegato la Zanicchi - non ci fucilarono, ma potevano uccidere qualcuno". Colpa del "Lupo", un partigiano che per la cantante era solo "un delinquente che terrorizzava la popolazione. E questo non toglie nulla alla Resistenza, però purtroppo in Emilia non si può dire".
Mio fratello morto a causa del Covid
"Credo che la speranza sia il valore più grande del messaggio cristiano: non dobbiamo mai perderla. Persino nei momenti più difficili, c’è sempre una possibilità di rinascita - ha continuato Zanicchi - Io, per esempio, ho perso mio fratello a causa del Covid. È stato straziante perché, essendoci la pandemia, non abbiamo potuto vederlo né dargli il nostro ultimo saluto. Mai come in questa occasione mi sono resa conto di quanto il rito sia importantissimo: l’Estrema unzione, la veglia, la vestizione, il funerale... fino a quel momento agghiacciante della chiusura della cassa sono tutte cose che servono per metabolizzare il dolore. Purtroppo non abbiamo potuto vivere tutto questo con mio fratello e ora la sofferenza è più difficile da elaborare".
Le Ave Marie della nonna
Una fede che per Iva Zanicchi affonda le radici nell’infanzia.
"Sono cresciuta in una famiglia molto religiosa. In particolare le mie nonne erano tanto devote. Pensi che, a casa mia, non si recitava il rosario solo nel mese di maggio ma tutte le sere. E anche noi bambini! Certo, scalpitavamo un po’, perché avevamo fretta di andare fuori a giocare e non eravamo proprio attentissimi… Il fatto è che non finiva mai: terminato il rosario, mia nonna ci diceva: “Aspettate, diciamo anche un’Ave Maria per questa persona che non sta bene, oppure recitiamo l'Ave maria per la Maria che ha la mucca che non fa più il latte”. Poi però se ne diceva un’altra per quell’altra persona che soffriva, un’altra ancora per quell’uomo in crisi e poi l’immancabile "Ave Maria a chi acchiappa acchiappa che significa: chi la prende, la prende. Praticamente dicevamo un’Ave per chiunque avesse bisogno, anche se non lo conoscevamo e non ci veniva né parente né amico. Questa cosa mi è rimasta impressa, ancora adesso".
“Ho frequentato meno la chiesa…”
Iva ammette anche che nella vita a un certo punto si era un po’ allontanata dalla Chiesa.
"Diciamo che c’è stato un momento di flessione, ma mai di perdita della fede», tiene però a puntualizzare. Non ho mai trascurato la preghiera anche se, a un certo punto, ho frequentato meno la chiesa. Se da un lato infatti la musica ti avvicina alla spiritualità, di cui è una potentissima espressione, l’ambiente dello spettacolo può, diciamo così, distrarre. E va beh, ho sbagliato".