Tre nuovi murales realizzati a sue spese per rendere Monza, la sua città, più bella e più colorata.
Lo street artist Joepalla, che negli ultimi tre anni ha già firmato undici opere sui muri cittadini, ha lasciato un’altra impronta del suo percorso creativo e civile, senza chiedere nulla in cambio se non la possibilità di regalare arte al quotidiano.
Il grido per la Palestina
Uno dei lavori più intensi dell’estate è comparso su un muro in zona Sobborghi, lungo cinque metri per tre. Un’opera nata da un pensiero maturato durante un viaggio in Egitto, quando, in mezzo a un temporale sul mare, l’artista monzese Umberto Voci ha riflettuto sulla guerra che devasta la Palestina. «Ho voluto contrapporre i lampi di guerra israeliani all’ardore del popolo palestinese che resiste, rappresentato da un cuore nei colori della bandiera – spiega – È un messaggio di pace, davanti alle immagini del massacro del popolo palestinese che stringono i cuori di tutti noi». Nella cornice, un dettaglio che sorprende: il termine Yahweh in aramaico, a richiamare la Bibbia e, insieme, l’assurdità di una guerra giustificata ancora con motivi religiosi.
Il muro della Protezione civile («vicino a dove, nel grigiore, i pendolari aspettano il treno», rivela l’artista) spesso imbrattato, è stato trasformato in un’opera che oggi incontra il favore dei passanti e persino dei proprietari dello stabile, che hanno dato un inaspettato “avvallo” all’iniziativa. «Purtroppo devo lavorare senza permessi – racconta – ma la gente apprezza, mi sostiene, mi incita a continuare. E questo vale più di qualsiasi burocrazia».
La lotta con la burocrazia
Un secondo murales è sorto tra via Bergamo ed Enrico da Monza, dove JoePalla ha coperto la scritta «Monza antifa» con un nuovo disegno, restituendo dignità a un angolo spesso deturpato. «Mi dispiace che i ragazzini devono ridursi a fare scarabocchi con le bombolette, quando le possibilità dei simboli e dei colori sono infiniti – spiega – Mi piacerebbe che l’Amministrazione potesse dare la possibilità anche agli artisti giovani di esprimersi, evitando che lo debbano fare di notte in tutta fretta, perché poi il risultato non è arte. Io ho cinquant’anni, ho esperienza e spirito di iniziativa, ma mi piacerebbe non essere l’unico».
Il suo percorso
Intanto nel terzo capolavoro estivo, realizzato in via Einstein, l’artista celebra se stesso con un autoritratto simbolico nella carta dell’Appeso, ribaltata in chiave positiva, con il suo volto a testa in giù e due betulle alle spalle a rappresentare il passato. Qui, accanto ai simboli del femminile e del maschile, campeggia la scritta «Bella», la parola che l’artista ha scelto come grido di battaglia. «Cinque anni fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente a questo progetto Joe Palla – racconta – I colori rappresentano la mia parte femminile, e ognuno di noi porta dentro di sé una dualità. Non credo nelle sigle, siamo esseri umani e ognuno deve essere libero di vivere il proprio orientamento».
Prossimi obiettivi, invece, i quartieri di Triante e San Giuseppe, finora meno toccati dal suo percorso. E per il 2026 annuncia una mostra che racconterà il viaggio artistico di questi anni. Intanto i muri di Monza parlano già da soli, tra simboli, messaggi e il desiderio di bellezza condivisa.