Il caso

"Jordan vive", la mobilitazione degli amici per ricordare il trapper morto in carcere

Gli amici lanciano una serie di iniziative per ricordare il 27enne di Bernareggio: intanto nei giorni scorsi è stata eseguita l'autopsia sul corpo del giovane

"Jordan vive", la mobilitazione degli amici per ricordare il trapper morto in carcere
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Il ricordo di Jordan Tinti, il trapper morto in carcere nelle scorse settimane, continua a vivere nella sua Bernareggio e nei luoghi che hanno segnato la sua gioventù. In questi giorni non sono passati inosservati gli striscioni, i murales e le scritte che gli amici hanno realizzato e affisso in diversi punti del paese e della Brianza.

Scritte e striscioni in ricordo di Jordan

"Jordan vive", oppure "Jordan leggenda", o ancora bandiere con il numero 23, quello di Michael Jordan, l’icona del basket americano a cui il giovane trapper si è ispirato per il proprio nome d’arte: Jordan Jeffrey Baby. Tutti messaggi apparsi al parchetto di via Kennedy, lungo la pista ciclabile di via Risorgimento e persino sul cavalcavia della Strada provinciale in direzione di Usmate Velate. Simboli e omaggi per tenere viva la memoria di un ragazzo che, nel bene e nel male, ha sempre fatto parlare di sé.

L'autopsia

Nei giorni scorsi è stata inoltre eseguita l'autopsia sul corpo di Jordan, disposta dalla Procura di Pavia su richiesta della famiglia e dell'avvocato Federico Edoardo Pisani. Per conoscere la verità sulle cause del cesso, però, occorrerà attendere ancora almeno due mesi:

"Al momento non sono emerse particolari evidenze - dice il legale - C’è molto da approfondire, potremmo avere le prime risposte tra sessanta giorni. Tutte le piste sono ancora aperte: sia che si tratti di un gesto volontario o di atto causato da terzi, emergerebbero comunque delle responsabilità da accertare"

La raccolta fondi

Intanto in queste ore da parte degli amici è stata anche lanciata una raccolta fondi che possa aiutare la famiglia a sostenere le spese legali, funerarie e commemorative, ma anche per supportare le associazioni impegnate a difesa dei diritti dei detenuti:

"Il nostro obiettivo è avere giustizia, arrivare, in sede processuale, ad accertare la verità su quanto accaduto e soprattutto le responsabilità del caso, dal momento che tutti sapevano che Jordan era malato, che aveva subito gravi abusi e che aveva provato a togliersi la vita. Il carcere non può e non deve essere una condanna a morte in un paese civile. Con questa raccolta vogliamo fare tutto ciò che è necessario e possibile per fare sì che la sua morte non sia stata inutile ma che risvegli le coscienze e che possa essere l'ultima. Vogliamo aiutare la famiglia di Jordan a sostenere le future spese legali, funerarie e commemorative perché intendiamo mantenere in vita il ricordo del nostro amico, attraverso eventi, progetti musicali e iniziative costruttive che possano fornire ai giovani spazi di libertà, di aggregazione e di espressione più veri e ampi dei social network e soprattutto più colorati e luminosi del buio e della solitudine della depressione e della tossicodipendenza. Grazie infinite a chi capirà e vorrà sostenerci; seguiranno aggiornamenti costanti e specifici sulla destinazione del ricavato, che ci piacerebbe usare anche per supportare associazioni impegnate nella battaglia per i diritti dei detenuti"

I funerali

Al momento non è ancora stata fissata una data per i funerali, in attesa che la famiglia ottenga il nullaosta per il dissequestro della salma. E' possibile comunque che nei prossimi giorni si tenga una celebrazione laica direttamente nel cimitero di Bernareggio.

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