Carate Brianza

La battaglia con la leucemia raccontata in un libro diario

Intervista a Oscar Guerrini, 66 anni, imprenditore in pensione e istruttore di karate

La battaglia con la leucemia raccontata in un libro diario
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Dice di sentirsi «pronto»: «Sì, la morte non mi spaventa più da molto tempo, mi spaventa però la sofferenza... Non sono in grado di dire se è incoscienza o, se più semplicemente, non ho ancora provato una sofferenza molto forte. Quello che conta adesso è non aver più paura...».
Oscar Guerrini, 66 anni, pensionato dopo una vita di lavoro iniziata da centralinista quando era ragazzino e terminata nel 2018 come titolare di un’azienda di robotica con sede a Briosco, parla della malattia a pochi giorni dal trapianto di midollo osseo che riceverà dai due figli. La diagnosi scoperta lo scorso ottobre è quella di leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue che si sviluppa nel midollo osseo, nel sistema linfatico e in altri tessuti. Lo stesso che, nel dicembre del 2022, si era portato via Sinisha Mihailovic, ex calciatore serbo di Lazio e Inter e allenatore del Bologna.

La battaglia con la leucemia raccontata in un libro diario

Il racconto di quei difficili giorni trascorsi, da quando è entrato in ospedale al Niguarda di Milano (12 ottobre 2023) alle dimissioni (domenica 24 marzo), lo ha messo nero su bianco, in un diario che - dice - «ho scritto solo per me».

«Mi è servito per assorbire la notizia della leucemia e, poco dopo, la notizia di un possibile tumore maligno nel rene...», spiega Guerrini, nato e cresciuto a Cinisello Balsamo, nel Milanese, ma da quasi trent’anni residente a Carate Brianza dove ha preso casa con la moglie Annalisa Lavizzari, docente di Scienze naturali in un liceo a Cantù, e dove ha cresciuto i due figli Niccolò e Mattia.

«Non sono certamente uno scrittore, ho iniziato a scrivere come se dovessi scrivere un diario quotidiano, senza curarmi della forma, dei pensieri e della parte medica - spiega Guerrini - Per questo scrivere quotidianamente, anche poche righe, mi ha fatto spostare i pensieri dalla "spada appesa sopra la testa" alla ricerca di una memoria quotidiana, anche delle piccole cose. Ho provato più di una volta a mettermi dall'altra parte, dalla parte di chi sta bene, e non credo che capirei mai cosa si prova. Non è cattiveria, sono sensazioni troppo forti da immaginare...».

La leucemia si è manifestata all’improvviso. Senza nessun particolare preavviso. In pensione da poco più di cinque anni, la passione per la montagna e le camminate e per il karate che praticava e che ha iniziato a insegnare per diletto ai piccoli di una scuola di Cinisello.

I primi sintomi e la diagnosi

«Tutto d’un tratto ho iniziato a sentirmi debole, fiacco, spossato. Non avevo quasi più le forze... Così quando mi sono deciso a rivolgermi al mio medico mi sono sottoposto a degli esami del sangue. Prima ancora che ritirassi l’esito dal laboratorio è arrivata una telefonata che mi annunciava che i miei globuli bianchi erano cresciuti in quantità infinita e che dovevo immediatamente rivolgermi a un Pronto soccorso», racconta al giornale.
In poco tempo al Niguarda, dove lavora come infermiere il secondogenito, per Guerrini arriva la conferma: leucemia mieloide acuta dovuta alla mutazione di un gene.

Il ricovero e le chemioterapie

Il ricovero nel reparto di Ematologia intensiva è l’anticamera del primo e immediato ciclo di chemioterapia. Al quale ne seguiranno altri, insieme a un intervento chirurgico per rimuovere parzialmente un rene colpito da un tumore «risvegliatosi» per i ripetuti trattamenti farmacologici per curare la leucemia mieloide. Lo scorso febbraio poi un problema alla vista, che lo costringe a farsi di nuovo ricoverare dopo un breve periodo a casa.

«Il primo stato d’animo è stata la cattiveria. Perché è successo proprio a me? Non sono credente e non ho la fede ad aiutarmi... Non riuscirei mai del resto a vivere una malattia come una prova, una prova di cosa? Non ho mai torto un capello a nessuno. Con un po’ di razionalità sono riuscito a mettere però da parte la cattiveria iniziale. Mi sono giustificato dicendomi che lo schiaffone ricevuto è stato forte e che qualche giorno per riprendersi ci voleva. In realtà non è proprio così. In quei momenti dove di colpo il futuro ti viene a mancare prevale l’aspetto animale, la voglia di farsi giustizia da sé. Ma è rimasto fortunatamente congelato tutto in un attimo, durato qualche giorno, ma poi svanito. Mi rendo conto - prosegue - che non è uguale per tutti e non tutti riescono a superare l’impatto iniziale, ma per continuare a vivere è indispensabile riuscire a infilare i sentimenti negativi dentro un cassetto, chiuderlo e non pensarci più».

Una sorta di «vita sospesa», in attesa succeda qualcosa di bello, che tutto finisca per il meglio: «Per me la vita è quella che stai vivendo. E’ così che affronto la malattia. Non devi aspettare o sperare che cambi, la devi accettare e provare a infilare tutto quello che ti disturba in un cassetto», racconta ancora.

Il futuro? La consapevolezza di dover combattere ancora

«Sono un grande appassionato di film e in questo particolare momento della mia vita mi sono fatto mia una frase di Rocky Balboa: “Non è importante come colpisci, l'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti... così sei un vincente!”. Se, come spero, andrà tutto bene a breve rientrerò in ospedale per il trapianto di midollo che riceverò dai miei due figli. E quella sarà tutta un’altra storia...».

Nelle pagine del diario diventato un libro, Guerrini ha provato a raccontare la malattia a modo suo. Dedicandolo a tutti quelli che combattono contro la leucemia:

«E’ un po’ quello che cercavo di spiegare ai miei allievi del karate: puoi allenarti allo sfinimento, ma finché non combatti davvero, con la vita in gioco, non saprai mai se sei pronto o meno. Io, ora, mi sento pronto. La morte non mi spaventa più da molto tempo, mi spaventava però la sofferenza. Non so dire se è incoscienza, quello che conta adesso è non avere più paura e combattere, giorno dopo giorno...».

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